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Ultraviolet: bound by passion (3)

Creato il 07 settembre 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
mi dispiace molto di aver dovuto ritardare di una settimana la pubblicazione ma da questo mese ricominciano gli impegni e non potrò dedicarmi così assiduamente come quest'estate al blog. Comunque questa sera ho ricontrollato il capitolo 3 velocemente. Spero che questo nuovo episodio vi possa piacere e colgo l'occasione per ringraziare tutte le lettrici che mi danno il loro sostegno.
ULTRAVIOLET: BOUND BY PASSION (3)CAPITOLO 3
L'amore può superare il pregiudizio tra 2 razze? Un angelo e una vampira lo scopriranno insieme.
Alcune volte, il pregiudizio offusca le nostre capacità di giudizio. Siamo così convinti della nostra posizione da non renderci conto di stare sbagliando. Nel mio caso, questa mancanza di obbiettività ha quasi rischiato di farmi uccidere. Gabriel non riusciva ad accettare il mio cambiamento. Non riusciva a credere che anche una vampira, che per secoli si era abbandonata alla sua natura, possa davvero essersi redenta, almeno in parte, dai suoi peccati. Il mio passato non mi avrebbe certo mai abbandonata. Sarebbe rimasto indelebile nei miei ricordi, dipinti col sangue, come monito per il futuro. Per non rischiare di perdere la mia umanità di nuovo. Per non commettere gli stessi sbagli che mi avevano portato in un baratro di follia.
“Non so perché lo stia facendo. Ancora non mi capacito del perché ti stia aiutando dato che il mio compito è ucciderti. Mi sono bevuto il cervello, per caso?”
“No, ti sei solo ravveduto finalmente! Hai capito quello che gli altri angeli faticano a credere perché sono completi imbecilli senza un briciolo di intelligenza! Mi dovrò ricredere sul tuo conto. Cosa ne dici?” dissi disinvolta avvicinandomi pericolosamente al suo corpo. Era come un richiamo, troppo forte per essere ignorato. La sua forza mi attraeva, il suo viso mi ammaliava, la sua voce mi calmava.
“Sciocchina! Non penserai davvero che ora ti lasci così senza che nulla fosse successo, vero? In cambio dovrai fare qualcosa per me. Credevo fosse chiaro! E poi vedremo se sarò soddisfatto del tuo operato.” Ribatté deciso.
Ritiro la mia affermazione precedente. E’ un cretino colossale. Chissà cosa mi chiederà adesso. Sicuramente si approfitterà largamente di questa situazione in cui io paradossalmente mi trovo nei panni della vittima.
“Sei proprio un coglione!” risposi andandomene.
Vado a vestirmi. Non si sa mai, potrebbe saltarmi addosso in un impeto di passione indesiderata. Meglio essere previdenti e vestirsi da suora. Un bel golfino bianco e una lunga gonna fino alle caviglie. Dite che si possano trovare nel mio guardaroba?
“E ora dove pensi di andare? Non ti azzardare ad andartene prima che io abbia finito!”
Quanta pazienza deve avere una donna per sopportare certi atteggiamenti tipicamente maschili.
Mi chiedo come abbia fatto a sopportarli finora.
Bisogna sempre e solo starli ad ascoltare quando invece sono così noiosi e non fanno altro che ripetersi. Quando capiranno che è meglio che se ne stiano zitti? Forse mai.
Proprio quello che stavo pensando.
Mentre mi infilavo una T-shirt nera e un paio di calzoncini - si, ok, non proprio con il golfino della nonna e la gonna lunga, ma comunque qualcosa di non troppo provocante - Gabriel entrò nella mia stanza senza bussare.
Si vede che i suoi compari angelici non gli hanno insegnato le buone maniere. Prima o poi dovrò porci rimedio. Ci tengo alla mia privacy.
Se ne stava li impalato sulla porta senza dire nulla. Una statua scolpita nel marmo con un espressione estatica mentre ammirava le mie curve perfette e il mio corpo da dea.
Sono molto modesta, lo so.
Non si decideva a dir nulla così mi girai di colpo per affrontarlo ma non c’era più. Era scomparso.
Dove diavolo è finito ora? Pensai.
Adesso devo stare a vedere anche lo show di Copperfield. Guarda: scompaio e ricompaio, non è divertente?
“Sorpresa!” una voce mi raggiunse da dietro le spalle.
Proprio come pensavo.
Non ebbi nemmeno il tempo di girarmi per puntargli contro il mio sguardo accusatore che mi si oscurò la vista. Qualcosa mi aveva colpita. Poi fu solo il buio che mi risucchiò nell’oblio profondo dell’incoscienza.
Vaffanculo, pensai.
La pioggia cadeva incessantemente. Un muro d’acqua che si abbatteva nel terreno. Un dolce suono ipnotico che mi ridestò dall’incoscienza in cui mi ero lasciata cullare.
Aprii pigramente gli occhi.
Non mi trovavo più nel mio appartamento. Ero adagiata su un favoloso letto a baldacchino coperta solamente da un leggero lenzuolo di seta nera. Liscio a contatto con la mia pelle nuda.
Nuda? Oh cazzo! Dove diavolo sono? Perché non ho indosso i miei vestiti? Mi sono lasciata fregare come una scema! Ora si sarà montato la testa!
Con questi pensieri, che mi affollavano il cervello ancora obnubilato dallo stato d’incoscenza, cercai di alzarmi e di abbandonare il caldo tepore delle lenzuola.
Mi guardai attorno e spalancai gli occhi.
Mi trovavo in un meraviglioso attico fornito di una vista spettacolare sulla città. Grandi palazzi e infiniti grattaceli che si stagliavano come padroni nel cielo ammantato di nero. Nessuna stella copriva quel manto. Nessuna luce arrivava alle ampie finestre, se non quelle delle ampie insegne al neon che adornavano, come corone regali, il tetto degli edifici più imponenti. La luna era nascosta. Non faceva timidamente capolino dalle nuvole scure come mi sarei aspettata. Era una notte buia.
La stanza era arredata con gusto impeccabile, mobili antichi e tappeti morbidi la decoravano.
Era come se fossi immersa in un sogno ad occhi aperti. In quel momento, non avrei voluto svegliarmi. Era tutto perfetto. La calma, il silenzio… la solitudine. Nessuno che voleva uccidermi. Nessuno che sconvolgeva irrimediabilmente i miei pensieri e i miei sensi.
Quel momento di pace assoluta fu bruscamente interrotto dallo sbattere improvviso della porta. Una figura scusa e imponente oscurava la vista sull’altra stanza. Lo riconobbi immediatamente. Le tenebre non erano un ostacolo per me e nonostante l’oscurità riuscivo a vedere le sue sembianze perfettamente. Mi inebriai della sua vista. Gabriel con uno sguardo risoluto e senza traccia di malizia sembrava apparentemente non far caso alla mia espressione allarmata e alla mia nudità.
Quale cambiamento dallo scorso incontro dove palesemente non riusciva a resistermi.
Mi riscossi dallo stupore che mi aveva colta. Non mi aspettavo quell’entrata improvvisa. Cercai con lo sguardo i miei vestiti. Lui sembrò comprendere i miei pensieri perché disse: “Puoi trovare dei vestiti puliti nel bagno alla tua destra, dietro quella porta.”
Senza degnarlo di una risposta mi diressi lentamente nella stanza adiacente. Ero ancora incazzata nera perchè mi aveva colpita senza motivo. Non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi sgattaiolare fuori. Avevo la mia dignità.
****
Gabriel la vide uscire dalla stanza impettita, apparentemente senza disagio.
Poteva ammirare facilmente il suo corpo snello e longilineo. La purezza della sua pelle candida era attraente e perfetta, interrotta solamente da un tatuaggio nero che risaliva sensuale per tutta la schiena fino alla spalla destra, in un intrico di linee e curve ammalianti e tentatrici. Ad ogni suo movimento, pareva animarsi di vita propria e l'effetto era al contempo attraente e pericoloso.
Nelle sue fantasie più recondite sognava di accarezzare con la lingua quelle linee, lambirle delicatamente la spalla, la curva tenera del collo e per concludere baciandola appassionatamente sulle labbra, provocandole brividi di desiderio.
Per lui non era facile controllarsi.
Eleonor risvegliava in lui desideri repressi fin dalla sua creazione. Passioni mai conosciute. Sensazioni che mai avevano avvito il suo cuore in una morsa ferrea, fino a confondere il piacere con il dolore, in un connubio meravigliosamente sensuale che risvegliava i sensi.
Non riusciva ancora a capire cosa poteva destare in lui tutto quello sconvolgimento. Non solo fisico ma che toccava le corde più profonde della sua anima.
Era la prima volta che si era abbandonato alla passione per una donna. La prima volta che le sue mani sfioravano consapevolmente la pelle femminile in un tocco erotico e non fraterno. La prima volta che sperimentava un'eccitazione carnale.
Aveva percepito, fin dal primo istante, quel filo invisibile che li legava e che li aveva fatti incontrare. Aveva compreso nell’attimo fuggevole in cui aveva posato lo sguardo sulla sua figura che lei era una donna speciale. La donna che aspettava da tanto ma che non osava reclamare come sua. Non poteva.
Il contrasto tra ragione e sentimento imperversava come una tempesta dentro di lui. Come avrebbe potuto ucciderla sapendo quello che ella ridestava il lui?
Essendo un angelo non si era mai abbandonato alla passione carnale. Il suo atteggiamento smentiva questa verità ma dentro di sé covava il desiderio proibito di assaporare sulla sua pelle quei momenti intimi e dividerli con la persona amata.
Ma la sua natura non glielo permetteva.
Attraverso i ricordi degli altri, dei vampiri che aveva ucciso, riusciva a comprendere quanto di quella bellezza condivisa da due corpi e da due anime doveva rinunciare. Ma non poteva cambiare quello che era. Lui era un cacciatore e tale sarebbe rimasto. Votato alle forze del bene ma condannato a portare morte senza mai potersi abbandonare alle gioie della vita.
Sentì il tonfo sordo di una porta che sbatteva e tornò di colpo alla realtà. Il suo viso però non rispecchiava il tumulto interiore. Era una maschera imperscrutabile.
Eleonor lo guardava. Cercava di sondare quello sguardo freddo, distante. Senza successo. Nulla traspariva dai suoi occhi verdi come una distesa d’erba d’estate.
Quell’istante di immobilità era cristallizzato nel tempo. Entrambi non respiravano. Il tempo sembrava dilatato. Perso in un’istante d’eternità che non sarebbe più tornato. Non avrebbero provato le stesse sensazioni. Non avrebbero più avuto gli stessi pensieri e gli stessi timori. La diffidenza non avrebbe più offuscato il loro rapporto come adesso. Quel momento non l’avrebbero più vissuto.
Ma entrambi avevano davanti secoli prima di spegnersi, o forse era quello che, ingenuamente, credevano.
****
“Perché sono qui?” dissi addentando un panino farcito con tutto quello che avevo trovato nel frigorifero della cucina. Ero affamata. Non mangiavo da più di un giorno.
Sappiate che una dieta equilibrata è importante. Mica potevo bere solo sangue.
A differenza delle credenze popolari i vampiri amavano mangiare e ne avevano bisogno per sostenersi. Altrimenti sarebbero diventati delle mummie viventi.
E vi assicuro, non è un bello spettacolo.
“Il mio intento fino a nuovo ordine sarà sempre quello di ucciderti. Ho solo deciso di concederti il beneficio del dubbio prima di porre fine alla tua esistenza. E poi nel frattempo potremmo approfondire la nostra conoscenza. Di certo a nessuno dei due dispiacerebbe.” Rispose mentre un sorriso sarcastico gli increspava le labbra. Il primo di quella giornata.
Adesso fa anche la parte del buon samaritano. Pensa un po’. E non poteva di certo mancare il malcelato accenno al sesso.
“Mmmh” mugugnai mentre ancora stavo masticando la mia cena.
Non volevo rispondere. Tanto non sarebbe servito a nulla.
E comunque, cos’avrei potuto dire? Ok allora godiamoci gli ultimi giorni rotolarci tra le lenzuola? Neanche per sogno. Non avrei ceduto così facilmente. Nonostante le apparenze il mio desiderio più intimo era l’amore. Quello che avevo perduto diventando una vampira. Il sesso mi aiutava a non pensarci, a cercare conforto tra le braccia di sconosciuti che mai avrebbero potuto far breccia nel mio cuore di pietra, freddo come il ghiaccio.
“Bene, se hai finito, dovremmo andare a ripulire un posto non molto lontano da qui. Vorrei sbrigarmi perché mancano solo 4 ore all’alba e non vorrei perderti prima che mi possa divertire sufficientemente”.
Cominciava a irritarmi seriamente. Per ora, però, meglio accontentarlo. Non sempre chi accondiscende è debole.

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