Da Radio Città del Capo a Radio Rai, da Coming Soon Televison a Grazia a Vogue … Federico Bernocchi scrive e parla di cinema, sui giornali, alla Radio, in Televisione e sul WEB. Ma soprattutto il cinema lo guarda e lo ama come quando era un preparatissimo studente al DAMS
Federico Bernocchi dopo anni di gloriosa militanza a Radio Città del Capo di Bologna con trasmissioni che hanno lasciato il segno come Su la testa, Wasabi e Secondavisione, ha fatto il grande salto verso mamma Rai per condurre dISPENSER su Radio 2. Oggi fa mille cose tra cui condurre la trasmissione Cloud su Coming Soon Television, lavorare per Wired, Rivista Studio e un blog a suo nome sul sito di Panorma, collaborare con Grazia e Vogue, scrivere per la rivista di cinema da combattimento i 400 calci e sul blog dei vecchi compagni di Seconda Visione.
1. Ora fai mille cose tra cui lavorare per Coming soon television. Il digitale terrestre sembra offrire nuovi possibilità al cinema. È così?
Immagino di sì. Coming Soon Television è sempre stata un’ottima risorsa per chi ama il cinema. Altro però non so dirti, nel senso che ho comprato un televisore (in realtà mi è stato pure regalato…) da due settimane. Al momento il televisore è a Milano, mentre io sono a Roma, per cui non so dirti se sul digitale terrestre ci sono trasmissioni dedicata al cinema. In realtà l’unica volta che ho passato un pomeriggio in compagnia del mio televisore, ho visto un programma incredibile su MTV, dove c’erano delle gang di ballerini che si sfidavano a colpi di coreografie di rara zarritudine. Il presentatore era uno che faceva Bayside School e c’era pure una giuria di esperti che commentavano tutte le varie mosse. Una cosa di un cattivo gusto incredibile. Non vedo l’ora di scoprire altre cose del genere.
2. Cos’è Cloud? Cosa fai per la trasmissione? Dove compri le tue magliette?
Federico Bernocchi e Michelle Carpente conducono Cloud su Coming Soon Television
Cloud è una trasmissione (Era, venerdi 29 giugno c’è stata l’ultima puntata della stagione, per la prossima non ci sono certezze) di cinema e intrattenimento. Fondamentalmente si tratta di un magazine; io e Michelle Carpente (la mia collega conduttrice, già attrice a teatro e al cinema) presentavamo quotidianamente, per due ore al giorno dal lunedì al venerdì, una serie di notizie legate al mondo del cinema e dello spettacolo, redatte dalle nostre autrici Aurelia Salvatori, Chiara Bonini, Elisa Salavdori e Giulia Pietrantoni. C’erano poi molte rubriche settimanali come Spotlight, curata da Carola Proto, in cui facevamo il punto della situazione su attori particolarmente famosi. B-Movie, curata da Antonio Bracco, in cui parlavamo di filmacci orribili come Komodo vs. Cobra o Pirahnaconda. C’era poi Attore di Carattere, redatta da Daniela Catelli, in cui parlavamo dei migliori caratteristi di Hollywood. Una volta a settimana ospitavamo anche un doppiatore italiano (tra cui: Carlo Valli, Emanuela Rossi, Roberto Pedicini, Roberto Chevalier e molti altri) per la rubrica Doppio in cui ripercorrevamo la carriera del doppiatore in questione. Ancora: Overbooking con Mauro Donzelli e Comics con Chiara Deho, dove si presentavano libri e fumetti in uscita. Avevamo anche due inviati: Adriano Ercolani a New York e Maria Letizia Mariavacca a Londra che ci informavano di settimana in settimana su cosa succedeva nelle loro città. Abbiamo avuto anche molti ospiti come gli attori Pierfrancesco Favino e Marco Giallini, i musicisti Theo Teardo e Claudio Simonetti o i registi Oren Peli e Roberto Faenza. Grazie al nostro Mauro Donzelli e agli altri inviati, abbiamo anche seguito il Festival di Cannes con tutti i suoi principali red carpet e Cinè – Le Giornate Professionali del Cinema di Riccione. Mandavamo in onda le interviste raccolte alle anteprime stampa dei film in uscita in Italia, presentavamo alcune uscite per l’Home Video e avevamo una parte di interazione con il pubblico. Oltre ovviamente a chiacchierare con loro tramite SMS, Facebook e Twitter ne sentivamo al telefono uno al giorno per lo spazio You Cloud, in cui lo spettatore presentava il trailer del suo film preferito e riceveva a casa qualche gadget. In più una volta a settimana c’era La Top La Tua, una Top Five ad argomento (esempio: miglior sequenza di danza, miglior sparatoria, miglior film sportivo) presentata sempre al telefono da uno spettatore. Più o meno ho detto tutto. Io conducevo. Vuol dire che presentavo tutte queste cose, infarcendo poi il tutto con un bel po’ di chiacchiere in simpatia. Ogni tanto ho contribuito alla ricerca delle notizie e al lavoro di redazione, ma principalmente il mio lavoro era di condurre e mettere insieme tutti i vari contributi. Argomento magliette: inizialmente mettevo solo le mie. Ho un’infinita collezione di t-shirt messa insieme in lunghi anni di concerti assurdi e acquisti azzardati. Poi sono stato sponsorizzato da due marche come Franklin & Marsahll e Adidas. Ah, e dal mio amico Al Bertino che ha fatto questa linea fighissima di maglie a tiratura limitata che si chiama Pat Pat (http://www.patpatshirt.com/catalog/tutti/) disegnate da tre dei componenti del gruppo dei Super Amici: Ratigher, LRNZ e il Dr. Pira.
3. Quando arrivasti a condurre Dispenser su Radio 2 la trasmissione era già molto solida ma tu hai contribuito ad arricchirla. Poi un bel dì l’hanno chiusa sostituendola con niente. Non era proprio possibile a Radio Rai continuare a proporre una trasmissione del genere? Le dinamiche in Rai sono così brutte come le si dipinge?
Fede mc Bernocchi e il compagno di dISPENSER Costantino della Gherardesca
Quando sono arrivato a dISPENSER, la trasmissione aveva ovviamente la forma che gli avevano dato Matteo Bordone e gli autori Matteo B. Bianchi, la GeeGee e Alberto Forni. Inizialmente un po’ ho sofferto, nel senso che ho faticato ad adeguarmi a una trasmissione che non era mia e che chi ascoltava non voleva che cambiasse. La radio che avevo fatto fino a quel momento era diametralmente opposta, come anche il modo in cui si lavorava. C’ho messo un bel po’ di tempo prima di abituarmi a quel format, ma spero poi – anche grazie all’innesto di Costantino della Gherardesca – di averla fatta un po’ mia. Sono incredibilmente fiero di aver condotto dISPENSER perché abbiamo fatto passare su una radio come la RAI una serie di contenuti secondo me molto innovativi e inediti per il resto della radiofonia italiana. Tentavamo di fare tutto quello che gli altri non facevano: parlare di argomenti che altri non affrontavano e mandare musica che altri non trasmettevano. Dopo dieci anni però la trasmissione era inevitabilmente invecchiata e il nuovo direttore che è arrivata ha deciso di sostituirci con Rai Tunes di Alessio Bertallot.
Per quanto riguarda le dinamiche interne della RAI ho pochissimo da dire. Il modo con cui (non) ci hanno detto che chiudevamo non è stato certo una delle cose più belle che mi siano mai capitate, ma è anche inutile stare qui a rosicare. Diciamo che, tranne rarissime occasioni, non ho mai potuto partecipare alle “dinamiche Rai”. Noi come redazione facevamo il nostro senza sapere nulla da parte dei piani alti e poi a un certo punto ci siamo trovati a casa. Peccato. Nonostante sia convinto che la trasmissione avesse un po’ esaurito il suo corso, e che quindi la sua chiusura fosse tutto sommato giustificata, sono sicuro che se avessimo parlato di più con i piani alti avremmo potuto cambiare, modificarci, crescere e magari saremmo ancora lì con qualcosa di diverso. Insomma, quando lavori in una struttura così grande, rischi di trovarti un po’ sperduto.
4. Ora faccio la spia: qui dici di aver portato la tua stessa madre sulla strada della perdizione introducendola al download illegale. Ma se anche le nostre mamme scaricano da internet non si rischia davvero di penalizzare il cinema? O questo non è un problema (visto che come dici molti film vengono distribuiti in Italia con mesi di ritardo)?
Mia mamma ha scaricato illegalmente praticamente solo Lost perché era totalmente drogata di quella serie. Non riusciva ad aspettare un anno o più per vedere le varie stagioni e quindi è caduta nel baratro del download illegale. Personalmente non sono per nulla contrario a questa pratica. Scarico praticamente solo quello che la distribuzione italiana ignora o ci fa vedere con un ritardo ingiustificabile e incomprensibile. Non mi sento di danneggiare l’industria cinematografica italiana che per la maggior parte dei casi, dal mio punto di vista, è incredibilmente brava a danneggiarsi da sola producendo tantissimi film inguardabili, doppiando malissimo film interessanti e, ripeto, facendoci vedere dopo anni film di cui si parla nel mondo intero. Per me il piacere di andare in sala a vedere un film è imbattibile, ma spesso anche a causa del mio lavoro e dei miei interessi sono praticamente costretto a scaricare quello che vedo.
5. Internet ha allargato l’insieme di persone che scrive di cinema o ne discute. Sui grandi quotidiani spesso si occupano di cinema giornalisti ‘generalisti’ che in realtà usano il cinema per parlare d’altro. Ma allora è vero che tutti possono occuparsi di cinema? che quando si tratta di film si può dire un po’ quello che ci pare?
Ovviamente sì. Dipende poi se il lettore ha voglia di leggerti. A me sinceramente infastidisce molto il fatto che in Italia il giornalismo cinematografico sia considerato un hobby e un lavoro potenzialmente fattibile da chiunque. La colpa però è di chi legge, che si sbatte pochissimo per cercare altro e allo stesso tempo degli editori che continuano a far scrivere giornalisti che evidentemente non hanno le competenze e i mezzi per trattare l’argomento. Le cose migliori si trovano sulle piccole riviste (veramente poche) e in rete. Sui canali ufficiali vince l’opinione mescolata all’esperienza personale (“sono stato a vedere questo film dopo che il mio gatto è morto per cui ero depresso e quindi il film mi ha fatto schifo”) o il gossip puro e semplice (“Brangelina hanno comprato un altro figlio! Ah, fun fact: sono due attori che fanno i film!”). Però questo è quello che chiedono la maggior parte degli editori e dei lettori. Ovviamente è un cane che si mangia la cosa, ma mi stupisce di più l’atteggiamento dei lettori: non sai quante volte alcuni miei amici mi hanno rimproverato di essere troppo specifico o di parlare di cose troppo serie. Come se l’assenza di gossip o cazzabubole in un pezzo di critica fosse una colpa o trasformasse il tutto in una cosa incredibilmente noiosa.
6. Prequel, sequel, remake, citazionismo vario … il cinema ha finito le idee o sono gli spettatori (il mercato) che vogliono questo?
Il piacere di vedere un film in sala è imbattibile
Anche in questo caso, un cane che si morde la coda. Quello che Hollywood ci propone, diventa quello che vogliono gli spettatori. Normale che sia così. In questo momento quello che sembra interessare di più Hollywood e il pubblico è l’aggiornamento di quelli che vengono considerati dei Classici. S’è deciso di aggiornare i film che hanno conquistato le generazioni precedenti per non rischiare e portare in sala un doppio pubblico. Noi che facciamo quelli che: “formidabili quegli anni” e i ragazzi più giovani che di quei film hanno solo una vaga idea. Solo che spesso nel processo di “aggiornamento” si perdono molte cose e il risultato è che i film diventano una versione scolorito e superficiale dell’originale. In più, vedi l’esempio The Amazing Spider-Man, con il tempo che passa dall’originale al remake/reboot sta diventando sempre più breve. L’altro giorno ho letto che c’è già l’idea di rifare tutto Twilight.
7. Ma adesso cosa c’è di nuovo che vale la pena andare a vedere? Qualcosa che per cui un giorno diremo: “quant’era bello il cinema degli anni 10″?
Ci sono un sacco di robe belle, per esempio i film di Nicolas Winding Refn
Ci sono secondo me autori “nuovi” molto interessanti come Nicolas Winding Refm, Jeff Nichols, Tomas Alfredson, Giorgos Lanthimos, Jacques Audiard, Gareth Evans, Hitoshi Matsumoto, Gaspar Noé e Bong Joon-ho (per tornare al discorso di prima sul download: tranne rarissimi casi, registi in Italia praticamente ignorati). C’è il cinema coreano che dopo un periodo di crisi ha ricominciato ad essere decisamente interessante. E poi ci sono dei blockbusteroni capaci di essere ben scritti o visivamente entusiasmanti come The Avangers, Fast Five o Transformers 3. Insomma, di cose interessanti ce ne sono molte.
8. Tu sei un fan del cinema di genere, dall’horror al poliziesco alla fantascienza … La critica dei grandi quotidiani e settimanali generalisti invece sembra ancora fossilizzata sul cinema d’autore. Avrebbe bisogno di una “svecchiata”? come mai la tradizione italiana del film di genere (horror, poliziotteschi, western, peplum) è stata abbandonata?
Il cinema di genere soffre di moltissimi pregiudizi. Solitamente chi scrive di film di genere su grandi testate non lo conosce o lo reputa in partenza qualcosa di “basso”. Con i 400 Calci abbiamo tentato di far vedere che è possibile scrivere di cinema di genere in modo competente e serio, senza per forza essere seriosi. È innegabile che ci siano film di genere molto brutti, ma è anche vero che è la forma di cinema più dinamica e innovativa che ci sia. Il genere è l’anima del cinema e in Italia l’abbiamo ingiustamente abbandonato per chiuderlo nella riserva televisiva, dove il poliziesco di Di Leo è diventato Carabinieri con Andrea Roncato. Ci sono pochissimi esempi di cinema di genere in Italia, ma sono per la stragrande maggioranza imbarazzanti. Questo perché i produttori non sono interessati a investire in nulla che non sia una commediola con qualche attore riconoscibile e perché allo stesso tempo i registi che ci provano non sono certo dei fenomeni. Ci sono ovviamente anche delle eccezioni, come Stefano Sollima,ma è il nostro cinema in questi ultimi anni è – per essere incredibilmente buoni – decisamente deludente.
Il DAMS fatto come si deve
9. Vai ancora al cinema tre volte alla settimana e vedi ancora concerti? Riesce ad essere ancora un divertimento anche se è diventata la tua professione a tempo pieno? C’è qualche genere di pressione quando devi parlare di un film in TV o su un settimanale?
Ci tento il più possibile! Sì, ancora mi diverto molto. Il cinema e la musica sono ancora le mie passioni e mi diverto come un pazzo a vedere, fare, scrivere, leggere e parlare. Limitazioni ne ho sinceramente avute poche. Certo, data la natura commerciale di Coming Soon Television non posso insultare come vorrei alcuni film, ma non devo per forza parlarne bene. È un buon compromesso e poi ci sono mille modi per far capire ciò che si pensa senza per forza di cose far saltare dei contratti pubblicitari al tuo editore (che mi dicono non è una delle cose più intelligenti del mondo). Sulla carta stampata mi è sempre stata data massima libertà.
10. Tu sei la dimostrazione che il DAMS Cinema non è solo una scuola di perdizione o sei l’eccezione che conferma la regola?
Questi studenti del DAMS non superano la media del 21
Risposta semplicissima. Il DAMS è una buona università. Se studi forte hai poi la possibilità di fare delle cose. Altrimenti no. C’è anche però da dire che il DAMS non è certo Ingegneria Aerospaziale per cui è anche più facile interessarsi ai bonghi o al diablo e cavarsela con una media del 21.
11. L’ultima temibile domanda: gli 11 film da portare sull’isola deserta.
Mi pentirò appena avrò scritto l’undicesimo, per cui scrivo a getto e non ricontrollo neanche.
- ”La Cosa” di John Carpenter, 1981
- “1997:Fuga da NY” di John Carpenter, 1984
- “Amarcord di Federico Fellini, 1974
- “L’Appartamento” di Billy Wilder, 1960
“L’appartamento” di Billy Wilder è nell’Undici titolare
- “Viale Del Tramonto” di Bolly Wilder, 1950
- “Ritorno al Futuro” di Robert Zemeckis, 1984
- “L’Uomo che Uccise Liberty Valance” di John Ford, 1962
- “Quei Bravi Ragazzi” di Martin Scorsese, 1990
- “Mad Max: Interceptor” di George Miller, 1979
- “The Goonies” di Richard Donner, 1985
- “Aliens” di James Cameron, 1986