Il
re Mohammed VI ha annunciato ieri sera
importanti riforme democratiche tra le quali
nuovi poteri al Primo Ministro e “
l’ampliamento delle libertà individuali”, nel primo discorso tenuto alla nazione
dopo le manifestazioni del 20 febbraio. “
Abbiamo deciso in intraprendere una riforma costituzionale globale”, ha dichiarato il sovrano, sottolineando il suo apporto fermo per dare una
forte spinta alle dinamiche riformatrici in corso. “
Siamo sorpresi. Sua Maestà è stato molto forte, ha risposto positivamente alle richieste dei partiti e dei giovani”, ha dichiarato
Abdelilah Bekirane, il segretario generale del partito
Giustizia e Sviluppo (PDJ, opposizione parlamentare). “
Il PDJ è soddisfatto. Questa evoluzione rassomiglia più ad una rivoluzione e le parti in causa sono chiamate a lavorare seriamente per concretizzare il contenuto di questo discorso”, ha aggiunto M. Bekirane. Va ricordato che questa riforma costituzionale annunciata dal re
sarà sottomessa ad un referendum popolare la cui data non è ancora stata fissata. Nel suo discorso, Mohammed VI ha enumerato
sette assi delle sue riforme democratiche,
tra cui il riconoscimento per la prima volta nella storia del reame della componenete berbera amazigh, e ancora il rafforzamento dello
statuto del Primo Ministro e la volontà di erigere
una giustizia con poteri indipendenti.
L’articolo 65 dell’attuale costituzione marocchina precisa che il Primo Ministro, nominato dal re, assume la responsabilità del coordinamento della attività ministeriali. Il Primo Ministro sarà nominato, secondo la prossima costituzione, in seno del partito politico che vincerà le elezioni
della Camera del Parlamento marocchino e
non più designato dal sovrano, precisa il discorso reale. Come capo di un potere effettivo, il Primo Ministro
sarà pienamente responsabile del governo,
dell’amministrazione pubblica e della messa in vigore del programma ministeriale. Questa è una
forte rottura con il passato, un
passaggio epocale, e risponde alle richieste di un buon numero di marocchini che non hanno mai smesso di rivendicare delle riforme istituzionali e politiche. Questa discorso poi
rompe di fatto con la monarchia esecutiva.
Non instaura una monarchia parlamentare ma prevede una
monarchia equilibrata con una
divisione del potere tra il re e il Parlamento. “Il consolidamento dello Stato del Diritto (…), l’ampliamento dei campi delle libertà individuali e collettive (…) oltre al rafforzamento dei Diritti dell’Uomo in tutte le loro dimensioni, figurano nella prossima riforma costituzionale. Quest’ultima si vuole iscrivere nel quadro di una “
riforma costituzionale globale”, il processo di regionalizzazione nel reame, con in testa
le province del Sahara marocchino. Il re ha ugualmente annunciato la formazione di una
Commissione ad hoc per la revisione della Costituzione, la cui presidenza sarà affidata ad una noto costituzionalista marocchino,
Abdeltif Menouni. Quest’ultimo presenterà, a giugno, le proposte delle riforme della Costituzione, ha precisato il sovrano. Dopo l’uscita della prima Costituzione marocchinanel 1962, più volte rivista, l’ultima in ordine di tempo è del 1996.
Questo appello alla Nazione, e bene ricordarlo, è il primo dopo le manifestazione del 20 febbraio scorso, volute da un gruppo di giovani via Facebook, che richiedevano delle riforme politiche profonde. La parola adesso passa a loro, alle Associazioni dei Diritti dell’Uomo, ai sindacati, a tutte le opposizioni in campo, per capire se questo discorso
è stato ai loro occhi soddisfacente o mancante di qualche tassello, giudicato da loro punto di vista
fondamentale.