Francobollo commemorativo delle Poste Italiane dedicato a Emilio Salgari
Doppio anniversario per gli appassionati di Emilio Salgari. Nel 2011 i 100 anni dalla tragica scomparsa sono stati ricordati con convegni, nuove edizioni dei romanzi, saggi critici e anche nel 2012 (150 anni dalla nascita) sono previsti altrettanti eventi dato che lo scrittore veronese ha nutrito, almeno fino agli anni ’60 del secolo scorso, l’immaginario di molte generazioni.
Salgari si firmava capitano e sosteneva di aver viaggiato in tutti i mari del mondo mentre in realtà non aveva concluso gli studi nautici ed era arrivato, giovane, solo fino a Brindisi su un piccolo mercantile. Forniva ai lettori un’enciclopedia di piante esotiche e animali straordinari ma non aveva mai visto una «spiaggia tutta ingombra di paletuvieri» né un lamantino. Un narratore di storie di fantasia che, pur affidandosi a sua volta a enciclopedie, giornali di viaggio e atlanti, riusciva, grazie al fascino dei suoi personaggi (come non ricordare Sandokan, Yanez, il Corsaro Nero, Minnehaha?) e alla forza delle descrizioni, ad appagare la voglia di avventura e conoscenza di lettori piccoli e grandi.
I suoi romanzi (un’ottantina) e racconti erano “contenitori” di mescolanze, intersezioni, “prestiti”, ma proprio per questo erano capaci di sedurre e trasportare il lettore in territori lontani dov’era possibile che un malese amasse una donna bianca e un portoghese un’indiana, con l’aggiunta che spesso i cattivi erano proprio i colonizzatori europei, dagli spagnoli agli inglesi.
Di Salgari si ricordano soprattutto i romanzi del ciclo indo – malese (da “Le tigri di Mompracem” al postumo “La rivincita di Yanez”), quelli del Far West (“Sulle frontiere del Far West”, “La scotennatrice”, “Le selve ardenti”) e quelli dei corsari (da “Il Corsaro Nero” a “Gli ultimi filibustieri”).
“Il Corsaro Nero”, forse il suo capolavoro, fu scritto e pubblicato a Genova nel 1898 con le illustrazioni di Pipein Gamba, scenografo e costumista del Teatro Carlo Felice. Lo scrittore, che aveva iniziato la sua fortunata – e per certi versi tragica – carriera a Verona nel 1883, nel 1892 si era trasferito a Torino e nel 1897 era approdato a Genova (nell’antico quartiere della Coscia, a Sampierdarena) per essere vicino ad Antonio Donath, librario ed editore con sede in via Luccoli. La città di mare, il suo porto, lo hanno aiutato, forse, a immaginare quelle storie che ancora ci appassionano.
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