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Un gay a palazzo Chigi e non accorgersene

Da Enmig

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foto: web

AAA presidente del consiglio gay cercasi.
Nella disperata ricerca di un valido avversario a B. c’è chi guarda a Nichi Vendola con speranza, chi storce il naso con disillusione.
Non senza buone ragioni si obietta ricordando il paese in cui viviamo: un’Italia troppo cattolica, bigotta e “moderata”, in sintesi fifona, per avere un presidente del consiglio dal passato comunista e dal dichiarato presente- udite, udite – omosessuale.
La fobia del mangiabambini al comando dovremmo già averla superata nel ’98, avendola affrontata senza troppi problemi quando Massimo D’Alema varcò le soglie di Palazzo Chigi.
Un capo del governo nato e pasciuto a pane e Marx: prima ragazzo prodigio del PCI e segretario della Federazione Giovanile Comunisti Italiani, poi dirigente e burattinaio dello stesso partito che cambiò molti nomi e molte idee dopo la caduta del muro di Berlino, ma non il suo (in)discutibile stratega: lui.
Invece desta ancora perplessità la prospettiva di un gaio alla guida del governo. Non tra i politici che si dichiarano aperti anche più di quello che sono, ma tra gli elettori che sono chiusi mentalmente anche più di quello che sembrano.
Ma allora “Un gay può diventare Presidente del Consiglio?”
In un’intervista alle Iene in onda questa sera, Enrico Lucci girerà la fatidica domanda al diretto interessato: Vendola.
Nichi risponderà sibillino: “Un gay è già stato Presidente del Consiglio”.
Chi?
“Non lo dirò neanche sotto tortura”.
Di che partito era?
“Democristiano”.
Bocca spalancata di stupore e sopracciglia aggrottate di diffidenza, rileggevo la notizia.
Io che della prima repubblica ho visto solo il grigiore delle facce nei documentari storici, ben lungi dal raccontare il gossip di allora, non ne sapevo niente. E mi sono incuriosito. Chi è?
Non so perché, mi è balzato subito alla mente il nome di Andreotti. Tutto sembrava per un attimo tornare. Orfano di padre quando aveva due anni, ricalcava il luogo comune tipico dell’omosessuale con padre assente. Inoltre la particolare predilezione al segreto che lo portò a divenire il conoscitore dei più inconfessabili misteri d’Italia, sarebbe nata e cresciuta a causa del suo terribile segreto: la peccaminosa sessualità contronatura, così deviante dai suoi dogmi di “papa nero”, celata duramente per un’intera lunghissima vita.
Già mi cominciava ad assumere tutt’altra valenza lo scottante bacio di Giulio con Totò Riina quando finalmente ho smesso di fantasticare e ho posato di nuovo i piedi per terra.
Andreotti è sposato e ha ben quattro figli. Fare l’amore con sua moglie (lo so è difficile immaginarlo) non gli dispiaceva evidentemente. E poi in un’intervista al messaggero fece omofobiche dichiarazioni: «Già, il mondo adesso è pieno di omosessuali, ma io continuo a preferire la tradizione, un uomo e una donna. E soltanto oggi, alla mia età, capisco perché mia madre da ragazzino non voleva mandarmi al cinema da solo. Temeva facessi brutti incontri, perfino in quel cinemetto dove andavo, in via dei Prefetti, dove oltre al film ti davano anche la merenda. Ma crediamo davvero che i nostri giovani attendano col fiato sospeso il matrimonio omosessuale?» No, non è lui.
Allora con un po’ di raziocinio mi sono messo ad indagare su internet. E manco a dirlo quando si parla di misteri salta fuori prima Giulio poi Francesco.
Il presidente emerito Cossiga in un’intervista alla Stampa non deluse la sua reputazione di Esternatore.
La Dc non era anti-gay?
“Assolutamente! Bisogna tener presente che la Dc faceva parte della società italiana erede di una porosissima morale, quella laica che era più rigida di quella cattolica. Quindi è falso accusare la Dc di oscurantismo. Ai miei tempi, nessuno avrebbe sbarrato la strada agli omosessuali, sarebbe stato scomposto e intollerabile. Era una questione di rispetto e di silenzio”.
Quindi i gay riuscivano a fare carriera nella Dc?
“Altroché. I gay nella Dc facevano una straordinaria carriera. Nessuno, ribadisco, si sarebbe permesso di farne un problema”.
Qualche nome, ad esempio Mariano Rumor o Toni Bisaglia?
“Niente nomi, come allora non mi permetto di sollevare veli ma posso affermare che parliamo di persone che hanno fatto tranquillamente la loro ascesa a livelli di poco inferiori al mio (presidente della repubblica ndr)
Quindi anche Presidenti del Consiglio?
“No Comment!”.
E quel no comment equivale al sì di Vendola.
Altri indizi ci arrivano da Cecchi Paone che in un’intervista a Klaus Davi addirittura raddoppia la posta :«Abbiamo avuto sicuramente due Presidenti del Consiglio che erano omosessuali e nessuno ha mai detto nulla. Uno è morto, l’altro è ancora vivo. Le iniziali del deceduto? MR». «Mariano Rumor?», ha chiesto Klaus. «MR», ha ripetuto Alessandro Cecchi Paone.
E’ dunque Mariano Rumor il nostro indiziato? Senz’altro è quello a cui si riferisce Cecchi Paone, perchè dall’unità d’Italia ad oggi l’unico presidente del consiglio con quelle iniziali.
Ma Cossiga in un’altra intervista, a Libero, negava categoricamente (forse per difenderlo?): “Assolutamente no. Era innamorato di un’attrice, figlia di un ufficiale di Vicenza. Gli impedirono di sposarla per quella morale da 1600 per cui un attrice non si può. Restò celibe”.
Di chi fidarsi? Cecchi Paone è sicuramente sincero ma parla per sentito dire. Cossiga poteva mentire, ma la sapeva senz’altro più lunga.
Lasciamo sul defunto Rumor il beneficio del dubbio, ma chi è quello vivo?
Ce lo rivelò tre anni fa, come fatto risaputo, Eugenio Scalfari nell’articolo sull’Espresso “Casini dica dico” in cui criticava l’incoerenza di certi politici cattolici: “Colombo ha rivelato al pubblico la sua omosessualità ed anche, sia pur per breve periodo, la sua condizione di consumatore di cocaina”
E’ dunque lui, l’antesignano di Vendola. Emilio Colombo, uno dei più giovani Costituenti e poi ministro dell’Agricoltura, del Commercio Estero, del Tesoro, del Bilancio e della programmazione economica, delle Finanze, degli Esteri e soprattutto, culmine della sfolgorante carriera,  Presidente del Consiglio dei ministri negli anni 1970 – 1972.
Ora è uno dei sei senatori a vita, nominato da Carlo Azeglio Ciampi nel 2003.
Svelato dunque l’arcano? Sembra di sì. Lo conferma giusto ieri anche il giornalista Mario Adinolfi (uno dei “minuscoli” candidati alle primarie del Pd vinte da Veltroni). Nella sua bacheca di Facebook scrive di aver subito da Colombo, “un approccio molto pesante da cui sfuggii non senza fatica”
Adinolfi su Facebook svela il mistero
Si dissipa un piccolo mistero della Prima Repubblica.
Di essa la Seconda Repubblica ha mantenuto molti difetti e ne ha aggiunti almeno altrettanti. Ma per fortuna uno nel trasloco è andato perduto: l’Ipocrisia.
Gli Italiani si tranquillizzino.
Vendola non sarà certo il primo frocio a capo del governo.
Sarà forse soltanto il primo ad avere le palle per ammetterlo.

 


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