Quella del 13 marzo 2013 è stata una giornata importante per la Chiesa Cattolica e non solo per il fatto che è stato eletto un Papa, ma soprattutto per l’uomo su cui è ricaduta tale scelta.
Jorge Mario Bergoglio, ovvero Papa Francesco, è una figura che riunisce in sé molte “prime volte”: è la prima volta (almeno in era moderna) che viene eletto un Papa pur essendo ancora in vita il suo predecessore; la prima volta che viene eletto un Papa proveniente dal Nuovo Mondo, nello specifico dall’America Latina; la prima volta che il Pontefice sceglie di chiamarsi con un nome che potrebbe sembrare banale ma che in realtà è carico di significati per il messaggio che trasmette, Francesco.
E poi, fattore non di poco conto, per la prima volta il Papa è un Gesuita. I Gesuiti, o più esattamente i membri della Compagnia di Gesù, sono un ordine religioso fondato nel 1534 da Ignazio de Loyola, con la volontà di portare il messaggio evangelico nel mondo, e in Terra Santa in particolare, e di porsi al servizio del Pontefice. Dopo una prima fase in cui conobbero una forte influenza, furono cacciati da molti Paesi e l’ordine fu sciolto nel 1773. In piena epoca rivoluzionaria, infatti, i Gesuiti venivano considerati troppo vicini all’autorità papale e quindi un ostacolo alla messa in opera di cambiamenti e riforme e un fattore di disturbo per le strategie geopolitiche del periodo. Tuttavia, l’ordine non scomparve mai del tutto e rimase attivo attraverso organizzazioni più o meno nascoste e segrete, prima di essere definitivamente ricostituito nel 1814.
A partire da quel momento, l’ordine recuperò gli scopi iniziali e li portò avanti con forza adattandoli al mutato contesto. Diventarono, così, particolarmente attivi nell’attività missionaria e nell’evangelizzazione anche in zone remote, quali l’India, la Cina e il Giappone. Inoltre, si attivarono molto nell’ambito educativo, creando scuole ed istituti: numerose sono le personalità educate dai Gesuiti e loro il metodo è incluso fra i modelli educativi storici insegnati, ancora oggi, nei licei socio-psico-pedagogici.
Inoltre, elemento importante per la situazione attuale, i Gesuiti si misero al servizio del Pontefice. Infatti, storicamente, oltre ai tre voti di povertà, castità e obbedienza comuni a tutti i religiosi, i Gesuiti si fanno carico di un quarto voto: la speciale obbedienza al Papa. Quest’ultimo, in forza di tale voto, può inviarli in ogni parte del mondo e affidare loro qualsiasi missione o incarico egli ritenga necessario o utile per il bene della Chiesa. Divennero, così, l’ordine che si fece portavoce del messaggio papale e i suoi più fedeli sostenitori e difensori.
L’elezione di un Papa Gesuita era giudicata da molti come poco probabile anche in virtù del peso della suprema autorità dell’ordine, definito come “il Papa nero”, per il colore della veste che porta e per il peso svolto nei secoli, in quanto considerata figura importantissima ma sempre nell’ombra in grado di influenzare profondamente le decisioni papali. Vista l’importanza di questo personaggio, gli altri Cardinali sono sempre stati restii ad attribuire la massima carica della Chiesa di Roma proprio ad un Gesuita. Attualmente, tuttavia, la situazione sembra profondamente cambiata e i mutati equilibri di potere, all’interno della Curia e fra le varie correnti, hanno aperto la strada all’elezione di un uomo semplice appartenente alla Compagnia.
In qualche modo, quindi, Bergoglio è il servitore che diventa guida, l’uomo abituato all’umiltà che può portare la sua esperienza di devozione e fedeltà al servizio di una causa più grande, per il bene dell’umanità. Anche il fatto di aver scelto di chiamarsi Francesco è una decisione che porta con sé un messaggio importante: rimanda a San Francesco d’Assisi, simbolo di semplicità e sobrietà che, per chiudere il cerchio, ispirò la vocazione dello stesso Ignazio de Loyola.
In un momento così delicato per la Chiesa cattolica, quindi, la scelta di un Pontefice Gesuita, che per tradizione e cultura è abituato a porsi al servizio degli ultimi e a mantenere un profilo basso, può rappresentare un importante segno della volontà di cambiamento e di un ritorno all’essenziale e alle radici del messaggio cristiano.