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Un lancio, nel vuoto.

Creato il 14 dicembre 2011 da Presidenziali @Presidenziali
Un lancio, nel vuoto.Il primo lungometraggio del regista Pippo Mezzapesa Il paese delle spose infelici, è tratto dall'omonimo romanzo di Mario Desiati. Presentato al Festival Internazionale del Cinema di Roma, il film narra le vicende di un gruppo di ragazzini di un paesino pugliese nei primi anni '90 (la Puglia è esplicitamente quella di Giancarlo Cito, per intenderci). Zazà e Veleno, i due protagonisti del film, vivono la loro adolescenza tra il campo di calcetto e le fabbriche, tra i casermoni popolari e il mercato, tra la droga e i politici mediatici, tra la povertà e l’unico grande sogno di riscossa: il calcio. Un giorno, i due giovani amici conoscono Annalisa e rimangono stregati da questa ragazza più grande, che entra nelle loro fantasie inizialmente come simbolo di un inarrivabile desiderio, qualcosa che non può essere toccato ma solo ammirato, come la madonna di cui prende il posto, sostituendone l'immagine affisa nello spogliatoio del campetto. Proprio la conoscenza con Annalisa rappresenterà per i due giovani, lo snodo cruciale del loro percorso di formazione. Il paese delle spose infelici è – mi si permetta il gioco di parole – un film “infelice”. Quasi quanto la locandina, che è da licenziamento in tronco del grafico che l’ha partorita. Ciò che lascia basiti di questo film, è che per un momento sembra proprio sfiorarla, la vittoria. Per un attimo, si ha l’illusione che riesca davvero a ricreare quella Puglia lì, con quei ragazzi di borgata lì. E per un po’ ci si crede: colpa o merito della prima mezzora in cui si consumano quasi tutte le idee (non troppe) della sceneggiatura. Ma dopo una partenza scoppiettante, il modo drastico e inevitabile con cui il film si ammoscia minuto dopo minuto rende ancora più indigeribile la sconfitta.La regia di Mezzapesa è sostanzialmente fredda e troppo laccata, si avverte la presenza della macchina da presa a ogni fotogramma e poi, non se ne può più di vedere inutili carrellate e dolly a go go, e quei rallenty-nel-2011(!), diomiodio, basta.Inoltre, troppe le crasi, le inutili svirgolettate, le ridondanze. Archi tonitruanti a coprire le voragini di sceneggiatura e interminabili primi piani che neanche in tv.La banda veltronian-pariolina si è arrampicata sugli specchi per difenderlo: duplice imbarazzo. Il paese delle spose infelici è la “classica” storia di atrocità casalinghe, di sessualità implose, di smargiassate consumate in periferie desolanti. Potenzialmente, un pugno nello stomaco, fra i Dardenne ed il Cadinot più tosto. Nei fatti, un esercizio di stile, fine a se stesso. Gli attori così pasoliniani, tutti bravissimi e terribilmente convincenti, sono la più bella sorpresa del film: non fosse stato per loro, sarei uscita dalla sala ululando alla luna, rimpiangendo la sorniona sobrietà di Zinanà e Come a Cassano i due cortometraggi deliziosamente perfetti, con cui Mezzapesa ha esordito dietro la macchina da presa. 
Voto 5
 Voto redazione:--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Ang: 6   Apeless: 6    


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