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Un libro sulla rabbia, per i bambini. E le bambine

Da Jessi
Che rabbia! Mireille d'Allancé

Che rabbia! Mireille d’Allancé

Nel libro si racconta del piccolo Roberto che, tornato a casa dopo una brutta giornata, incontra i rimproveri del papà, tutto impegnato nelle faccende domestiche e quindi un po’ distratto nei suoi confronti.  Roberto non riesce ad esprimere le sue frustrazioni e i suoi sentimenti, che – repressi – non fanno che crescere. Il bambino viene così assalito dalla sua stessa rabbia, che gli esce dalla bocca come un urlo, per materializzarsi in un gigantesco mostro rosso che inizia a distruggere tutto, come per vendetta. Roberto non si riconosce in queste azioni distruttive e rimprovera il mostro che diventa sempre più piccolo tanto che alla fine Roberto può rinchiuderlo in una scatola, riprendere possesso delle sue cose e andare dal papà a mangiare un po’ di torta.

La prima volta che ho visto il libro ho trovato che il mostro fosse esagerato, ma da quando nostra figlia ha imparato a dire che è ‘allabbata’, con tanto di faccia atteggiata, braccia incrociate e fughe stizzite, ho potuto prendere meglio le misure e capire che il mostro è della taglia giusta!

La rabbia delle bambine

Volevo io  la macchinina!

Dal punto di vista linguistico e comunicativo, il libro può rappresentare un momento importante per discutere della rabbia con i bambini. E con le bambine. Le ricerche ci dicono che spesso questo sentimento viene come negato alle bambine. Senza che ce ne rendiamo conto, abitudini e aspettative cui la nostra cultura ci ha abituati ci condizionano così che tendiamo a incoraggiare i bambini che esprimono sentimenti di forza e di rabbia, mentre censuriamo le bambine. Questi gli esiti di alcune ricerche sul tema:

“nelle conversazioni in famiglia, le madri parlano di emozioni più frequentemente con le figlie che con i figli. In particolare, le madri rivolgono più turni conversazionali che si riferiscono a stati emotivi alle bambine rispetto ai bambini sia a 18 che a 24 mesi d’età. Questa preferenza nello stile comunicativo delle madri si riflette nel linguaggio dei bambini: già a 24 mesi le bambine parlano di emozioni con maggiore frequenza dei propri coetanei di sesso maschile”

In uno studio con bambini e bambine più grandi, di 33 mesi, non si sono viste differenze quantitative, ma qualitative:

“con le figlie le madri parlano soprattutto di emozioni positive mentre con i figli si riferiscono in egual misura ad emozioni positive  negative… In particolare, le madri parlano piuttosto frequentemente della rabbia dei propri figli, mentre non attribuiscono mai questa emozione alle figlie… Le bambine a loro volta imparano a parlare della propria esperienza emotiva in modo diverso dai bambini e si riferiscono alle emozioni positive più frequentemente dei coetanei maschi.”

Come si legge, questo stile comunicativo porta ad una differenza nelle espressioni sui sentimenti da parte di bambini e bambine. Mi chiedo se non sarebbe importante contribuire ad una maggiore equilibrio, accogliendo anche la rabbia e i sentimenti negativi delle bambine e educando i bambini anche ai sentimenti positivi. Voi cosa ne pensate? quali sono le vostre esperienze a scuola o a casa? Avete dei libri da consigliare che parliano di ‘buoni sentimenti’ per i bambini e di ‘rabbia’ per le bambine?

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Questo post partecipa, al Venerdì del libro, appuntamento nato da un’idea di Paola di Homemademma che sta anche organizzando una biblioteca virtuale raccogliendo su Anobii tutte le proposte, a questo link. Gli altri apppuntamento a cui ho partecipato li trovi qui.

Per approfondimenti

Le prime parole d’amore dei bambini

Fonte principale per il post:

Psicologia dello sviluppo del linguaggio (2001). Luigia Camaioni. Il Mulino.


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