Ieri sera hanno passato in TV "Le fate ignoranti", film che per varie ragioni mi rimane indimenticabile, e mentre lo guardavo ho inevitabilmente ricostruito le vicissitudini del mio lungo cammino di coming out personale. Sedetevi comodi che ora ve lo racconto:
Anni 5: m'innamoro della mia vicina di casa. Non ho idea di come facessi a sapere che alcuni amano persone dello stesso sesso, ma la mia dichiarazione d'amore suonava più o meno così: "ci sono ragazze che amano ragazze e ragazzi che amano ragazzi. Io amo te. Mi dai un bacio?" Reazione: deve averlo raccontato a casa, perché dopo averci fatto trascorrere i nostri primi 5 anni insieme, di colpo mi fu vietato vederla, e ci misi dieci anni a capire il perché!
Anni 12: in camera mia con altre vicine di casa. Giocavamo a farci i massaggi a vicenda, non so loro, ma per quanto mi riguarda fu una cosa infantile e totalmente asessuata. Entra mio padre che richiude la porta come se avesse visto il demonio. Riapre la porta e dice "Si, è ora che vadano, poi vieni da me!" Urca... congedo
le amiche e mi reco già tremante da mio padre, il quale inizia una ramanzina da incubo su come io gli faccia schifo (ha usato esattamente questo termine!) e su come si vergogna ad avere una figlia come me. Mio padre certo non era nuovo ad affermazioni colorite buttate lì così, ma il problema è che non avevo idea di a cosa si riferisse!! Me lo spiegò mia madre, qualche ora dopo, quando venne in camera a consolarmi tra le lacrime. Ovviamente continua a non capire il senso.
Anni 16: collegio "puor jeune filles". (he he, lo so che ridete!) Divento molto amica della prof d'inglese, molto amica. D'altronde, aveva solo 10 anni più di me... Passiamo insieme tutto il tempo libero, io addirittura dormo più volte da lei dicendo al collegio ed ai mie che dormivo da Misa a
Zurigo (la quale ovviamente mi teneva il gioco!). L'unica cosa che accadde furono delle "lezioni di bacio", con la scusante che se sapevo baciare bene avrei avuto più ragazzi. ovviamente non ho mai preso in considerazione di essere lesbica. Non certo dopo l'uscita che ebbe mio padre.
Anni 24: m'innamoro follemente di una compagna di stanza, e quando questa tornò nel suo paese, iniziai finalmente a fare due conti. Avevo avuto molti ragazzi, tra cui una storia di convivenza durata 4 anni, ma il corpo di un uomo non mi ha mai intrigata. L'ho sempre trovato... indifferente! Ne provo a parlare con delle amiche, ma le risposte sono alquanto deludenti: sarà una fase... non capirai bene... io non credo sia così... non è il caso di parlarne (questa è la mia preferita!)...
Anni 26: Sbando un poco per un mio Prof delle serali, un tipo tutta testa, intellettuale, misterioso. Riesco ad uscire con lui, anche se mi lascia perplessa sotto molti punti di vista: il suo bacio consisteva in un timido appoggio di labbra sulle mie, non gli piaceva il mio seno ma anzi, diceva che gli incuteva timore (ho un bel seno, ma non certo una misura abnorme, una semplice 4°). Mi porta in vacanza a Torre del Lago (Tosacana), che per quanto ne sapevo ai tempi era un luogo con il mare e molti campeggi. Il primo giorno non mi accorsi di nulla, poi lentamente, e vi assicuro molto lentamente, iniziai ad accorgermi che la gente in spiaggia non era gente "comune". Erano tutte persone... eccentriche? Quando mi presi la briga di guardarmi intorno veramente, mi accorsi che la spiaggia era affollata di Trans. Certo, ora ripensare a quegli episodi mi fa sorridere, ma io ero davvero molto naïve!!! In quei giorni mi parlò del film "Le fate ignoranti", chiedendo se l'avevo visto e dicendo che era da non perdere. Interrompemmo il nostro campeggio il giorno in cui mi confessò di stare con un ragazzo da 10 anni! Lo mandai a cagare! Non perché stava con un ragazzo, ma perché con un ragazzo non avrei mai potuto competere! Andai a vedere "Le fate", e non ebbi più domande da porre al Prof. E per la prima volta, non mi sentii imbarazzata davanti a certi argomenti, ma iniziai ad esserne attratta.
Anni 27 (eh, avevo detto che è stato un LUNGO percorso): m'iscrivo all'università. Il primo giorno alla prima ora mi si siede di fianco la ragazza che di lì a 6 anni diverrà mia moglie. Eh, il destino! Mi riempie di domande, orari, lezioni, Prof... non sapeva assolutamente nulla! Mi chiese il n° di cellulare, ma siccome sono molto socievole, le diedi la mia mail (quella anonima ovviamente). La rividi ogni tanto, non veniva spesso, e verso fine anno anch'io iniziai ad andarci meno. Era un bel viaggio da Lugano a
Milano in treno tutti i giorni. Al secondo anno inizio a cercare Di, mi rendevo conto di averla volutamente allontanata durante il primo anno, ma senza una ragione specifica. Sapevo già che stava con una donna, me l'aveva detto dopo pochi incontri. Quando la rividi restai folgorata! Ricordo ancora perfettamente il suo aspetto di quel giorno, i capelli biondissimi, corti e ricci, abbronzatissima dall'estate, e quegli occhi di un colore assolutamente particolare. Salto i particolari, ma mi chiese di rimanere la notte per seguire la sua tipa che si vedeva con la ex e di cui non si fidava per niente. Mi venne il panico! Entrare nel mondo gay??? E se poi avessero pensato che lo ero anch'io? [v. "la gente"]. Non trovando una scusa plausibile per negare l'invito (Di mi ricorda sempre che le dissi di non avere con me lo spazzolino... ero proprio messa male!) decisi infine di accettare. Andammo ad attendere che la sua ragazza uscisse dal lavoro, salisse nella macchina dell'ex (che le aveva portato dei fiori!) e le seguimmo tutta la sera. Ricordo che faceva un freddo canaglia, e che Di mi mandava sempre in perlustrazione davanti al bar per vedere cosa stessero facendo. In cuor mio speravo di vederle baciarsi e di poterlo riferire, volevo che si mollassero!
Durante l'appostamento Di mi lesse alcuni passaggi de "Il salto di Saffo", libro
sublime che entra a pieno titolo nella mia Top 10 del Coming Out. Oramai pensavo a Di giorno e notte, soprattutto di notte! Loro no si baciarono, ma al ritorno a casa potei comunque consolarla, qualche abbraccio, qualche carezza, finché ci perdemmo in chiacchiere ed io scoprii la sua infinita dolcezza e mi persi totalmente. Mi chiese di entrare nel suo letto dove rimanemmo abbracciate per una vita, non trovando io il coraggio di fare nulla (non avrei neppure saputo cosa fare!). Verso le 4.00 il mio cuore oramai fuori controllo ordinò alle mie labbra di sfiorarle il collo, l'orecchio, ed infine le labbra. Cadde il silenzio. Uno di quei silenzi in cui neppure il cuore batte, imbarazzato persino di esistere. D'un tratto Di ruppe il silenzio domandandomi (altra frase rimasta celebre tra noi) "ma tu, da me, cosa vuoi?" Se prima era il gelo, ora era l'ibernazione. Accennai un timidissimo "non lo so" sussurrato a fior di labbra, cosa che credo la fece rendere conto di avermi messo in difficoltà poiché mi abbracciò forte. Poi tornai nel mio letto per dormire le poche ore rimaste (dormire?).
La storia andò avanti, io le confessai (prima che a me stessa), di essermi innamorata di lei, e dopo qualche settimana ero la sua ragazza.
Ma il mio Coming Out non finì lì. Quell'evento lo fece iniziare. Rimuovere i proprio desideri, la propria natura per così tanti anni non mi rese facile sbarazzarmi dei Tabù e lasciarmi andare. Ricordo che, anche se con lei mi sentivo la persona più normale del mondo, agli occhi del mondo mi sentivo sbagliata. Il primo film che vedemmo insieme fu "A mia madre piacciono le donne", una divertente commedia che vidi poco, perché intenta a nascondermi agli occhi delle altre persone in sala, per paura di essere presa per lesbica. Visto quanto mi accettavo? Siccome però questi interludi a tema omosessuale mi aiutavano a sentirmi meno sbagliata, Di fece in modo di farmi vedere altri film, tra cui ricordo "Kissing Jessica Stein", che in qualche modo mi fece sentire meno "inesperta" e "Reinas".
Ma il "grande salto" me lo fece fare sicuramente "The L-Word". Divenni una fanatica della serie (e, ammetto, lo sono ancora). Erano Donne, erano Belle, ed erano Lesbiche! Erano Normali (se è normale trovare così tante belle lesbiche insieme...). L'appuntamento su Jimmy era imprescindibile, perché durante quei 50 minuti io mi sentivo una persona normale, al posto giusto, che viveva in modo giusto. E questo mi permise, con il tempo, di estendere questo senso di normalità al resto della mia vita. Di dirlo alla mia famiglia, agli amici (ad alcuni l'avevo già detto, ma sempre con la paura dell'accettazione). Non fu facile, e non fu facile superare le parole di mio padre che mi diceva che gli facevo schifo. I primi tempi ero sommersa da pensieri omofobi, che contrastavo buttandomi nella cinematografia ad ambientazione LGBT e nella letteratura del settore.
I libri che ricordo, tra i tanti che lessi nel primo anno, e che mi colpirono nel profondo furono "Il pozzo della solitudine" di D. Hall; "La giungla dei fruttirubini" di R.M. Brown; "Gay: diritti e pregiudizi" Di Gastaldi e D'Agostino [blog di Gastaldi] e "Middlesex" di J. Eugenides. Questi primi libri mi fecero finalmente capire che tra me e qualsiasi etero non c'era alcuna differenza. Ero prima di tutto una persona, poi venivano le mie preferenze sessuali. Questi libri mi aprirono le porte della normalità, a dispetto di chi affermava che essere omosessuali è contro natura.
Io non mi sento contro natura. Io mi sento Si. Ed amo le donne. Si, parecchio, e non per questo mi sento diversa dagli altri.
Insomma, non è facile adattarsi a far parte di "minoranze", ed ognuno ha il suo percorso. Io sono molto felice di aver incontrato Di, che mi ha permesso di fare il mio.