"Gli assenti hanno sempre torto"
O forse non erano pronti per la "Rivoluzione" con l'alternativa di farsi 1200 km a vuoto tra andata e ritorno per non finire manco il corteo...E' importante la Memoria, dalla stessa bisogna trarre insegnamento sennò si finisce di ripetere sempre la stessa Storia e, con buona pace di quel tale ritornato in auge negli ultimi tempi, non sempre si ripete in maniera comica, anzi.Questa storia finisce (per il momento) un sabato sera a Roma fra i lacrimogeni e un sogno infranto di moltissimi manifestanti e parte da molto lontano nel tempo, nel luglio di dieci anni fa per l'esattezza, e discretamente lontano nello spazio, 500 km circa, a Genova per intenderci.
Genova 2001 fu un'esperienza incredibile per più di una generazione, erano decenni che non si parlava più di un Movimento orizzontale, nato e cresciuto dal basso, che cercava alternative ad una finanza mondiale che con la globalizzazione stritolava (allora) i Paesi più poveri a vantaggio di quelli ricchi, un moto di speranza e rabbia portarono centinaia e centinaia di migliaia di persone a riversarsi nel capoluogo ligure in occasione del G8.Un'organizzazione irresponsabile, dilettantesca, improvvisata e pittoresca fece si che moltissimi manifestanti andassero a fare carne da cannone fra le forze dell'ordine e i movimenti antagonisti più duri arrivati da tutta Europa, chi era informato (partiti, sindacati) si tirò indietro proprio all'ultimo, i manifestanti in buona fede e per l'appunto guidati da proclami di personalità quantomeno superficiali (per usare un eufemismo) andarono al macello e non poterono manifestare le proprie idee, le proprie speranze, le proprie istanze.Si parlò di infiltrati, di violenza di Stato pianificata, di forze dell'ordine disorganizzate quando non addirittura in malafede ed era tutto vero, ci sono processi a testimoniarlo, ma la verità è che la buona fede, le energie, la carne e le ossa dei manifestanti vennero mandate al massacro da generali sprovveduti, inetti, irresponsabili, ma sono fortemente convinto, non consci del disastro che la loro scellerata conduzione avrebbe generato.Dopo Genova 2001 nessuno, e sottolineo nessuno, avrebbe più potuto permettersi il lusso, di agire con leggerezza.Passano gli anni, al di là del Global Forum di Firenze nel 2003 nessun Movimento dal basso riesce più a imporsi in maniera capillare, partecipata e coinvolgente, la CGIL con il suo stupendo canto del cigno per l'articolo 18 e poco altro (Girotondi, movimenti studenteschi, No Tav), il prezzo pagato alle giornate genovesi è salatissimo.E arriviamo al 13 febbraio 2011, dieci anni dopo.
"Se non ora quando" riempie non solo piazza del Popolo in Roma, ma tutte le piazze italiane, la società civile tutta da segni di risveglio.E' come un effetto domino, in giugno arrivano i referendum e il risultato di tentissime persone che si sono messe in gioco da frutti che sino a pochi mesi prima sembravano impossibili: la gente ha lottato per il beni pubblici, di tutti, il referendum dice che lo sforzo è stato un successo ed il quorum è raggiunto. Il Paese è vivo, o meglio le persone tutte che credono di poter cambiare lo stato delle cose, c'è ancora energia e voglia di lottare.E qui, i soliti pirletta che riescono a sprecare le migliori energie, iniziano a capire che tutto ciò si può "capitalizzare", sull'onda lunga della vittoria ai referendum la gioiosa macchina da guerra dei movimenti tuttaltro che spontanei ma capitanati dai soliti personaggi in cerca d'autore, si mette in movimento.A luglio arriva il decennale del G8 2001, nonostante il "marchio" che porta in dote è un flop pazzesco e una pagina da archiviare il più in fretta possibile (cosa che è stata fatta dalle stesse organizzazioni che vi avevano aderito, da agosto in poi avete sentito qualcuno che la citava?), non solo non ci credono quelli che vengono da fuori Genova, ma i genovesi stessi (tranne gli organizzatori locali) disertano tutte le manifestazioni precedenti agli ultimi giorni, il corteo del sabato con 50.000 presenze è uno schiaffo e un'umiliazione alle centinaia di migliaia di persone che manifestarono dieci anni prima e alla Memoria collettiva di ciò che significarono quei giorni.Ma già a Genova iniziano movimenti strani, qualcuno che era contro la crisi si trasforma per l'alternativa e inizia a parlare di riunioni fondamentali da tenersi in settembre a Roma per organizzare una grande manifestazione in ottobre, successivamente si trasformerà (copiando dai movimenti spontanei, quelli si, spagnoli) in indignati.Ora, non bisognava avere amici nei servizi segreti o nella digos per venire a sapere come il sottoscritto, già in settembre, che a Roma in ottobre "qualcuno" avrebbe cercato un remake in grande di ciò che nella capitale avvenne (quello si spontaneamente) il 14 dicembre del 2010.
La cosa ha iniziato a puzzarmi però mi son detto: "Vabbè, non son più di primo pelo, ma se incazzati (n.d.r. e che palle sto aulico indignati) ci si definisce e incazzati lo si è visto le condizioni in cui versiamo, incazzati bisogna essere. Si potrebbe anche fare".Poi la cosa ha iniziato a prendere una piega che non mi è piaciuta: da un movimento di base politicizzazzato (nel senso bello del termine, non quello di partito per intenderci) e abituato alle piazze toste, dentro si è iniziato a far confluire le associazioni più disparate, partiti politici di sinistra, movimenti locali, lavoratori non sindacalizzati e chi più ne ha più ne metta, qualcosa non iniziava a quadrare. Da lì è nato il mio dissenso con chi stava mettendo in piedi tutta la baracca, le similitudini con Genova 2001 iniziavano a essere troppe: che c'entravano, per fare un esempio, militanti dell'Askatasuna con ultracinquantenni con bandiere della pace? No, così era una porcheria, non potevo e non volevo starci.E arriviamo a sabato 15 ottobre, dove è andata, logicamente, come doveva andare.
Sento parlare di infiltrati, di "100 idioti" (seee, credetevi che erano 100 e che erano idioti, quelli erano ben più sgamati e preparati di voi che con leggerezza tali li definite) che hanno rovinato una manifestazione spontanea (ma de che?), di effetto sorpresa (come no, credete per caso ancora che i regali di Natale li porta ancora il buon vecchio Babbo?) e di complotto della cattiva destra al potere.No, non ce l'ho con coloro che vi fa comodo chiamare black-block, violenti o come vi aggrada, loro cercano lo scontro e non credono nella sfilata pacifica, sono andati lì a fare quello che credevano giusto fare (anche se, a dire il vero, mi aspettavo qualcosa di più, o di peggio, a seconda dei punti di vista).No, non ce l'ho neppure con le forze dell'ordine, anche un bimbo lo sa che se si vuole giocare a guardie e ladri non è che i primi possono scomparire.No, non ce l'ho con i manifestanti che sono andati a Roma con le migliori intenzioni, anche se un appunto per la loro leggerezza nella scelta della manifestazione potrei farglielo, ma poi penso che non tutti sono abituati a frequentare cattivi guagliuni come il sottoscritto e che per molti in piazza è giusto sempre esserci per non "lasciar spazio a quegli altri", nel qual caso mi facciano il piacere di non stupirsi più di tanto per come è finita, non addossino colpe a partiti e organizzazioni assenti o agli sbirri che hanno fatto soltanto il loro lavoro e molto ma molto meno peggio di altre volte, a onor del vero.Io ce l'ho con chi questa manifestazione l'ha pianificata, promossa e preparata, perché delle due l'una: o sono emeriti coglioni che hanno giocato con qualcosa decisamente più grosso di loro (e molti di questi sarebbe ora che si togliessero dai coglioni una buona volta e la finissero di fare danni per dare un senso alla propria vita), oppure erano in malafede sapendo ciò che sarebbe successo a scapito delle sopraccitate buona fede, energie, carne e ossa dei manifestanti, e in questo caso sono da andare a prendere con i forconi.Perchè dopo Genova 2001 quello che è accaduto oggi non sarebbe mai e poi mai dovuto accadere, ma qualcuno ha fatto in modo che lo fosse.