Ok, sei stata un mese senza fare la spesa, ma perché scriverci su un post? Perché ho dedotto un paio di cose chilopesisticamente utili che potrebbero servire.
Antefatti. 1. Non è stato un esperimento volontario. Solo dopo tre settimane di ’stasera non ho tempo, oggi non ho voglia, oggi ho qualcosa di più interessante da fare, domani parto’ mi sono accorta che eran passate tre settimane e ho pensato ‘vediamo se arrivo ad un mese’.
2. Non essendo stato un esperimento volontario, prima di cominciare non avevo fatto nessuna spesa ciclopica da guerra nucleare imminente, perciò che ho imparato è stato doppiamente utile: come si vive senza fare la spesa per un mese partendo dalla dispensa di una persona molto distratta che vive da sola.
3. Non avevo nulla di surgelato in freezer: il freezer della mia attuale casa è occupato per metà da un monolito di ghiaccio e per l’altra metà dalle pizze surgelate delle mie coinquiline. Di mio c’è un cubo di prezzemolo.
4. Non sono stata un mese senza comprare cibo tout court: ho mangiato fuori di quando in quando, a pranzo ho alternato schiscetta e pranzi fuori, in mezzo ci son stati anche quattro giorni a Barcellona, insomma non ho rischiato lo scorbuto.
Cose che ho imparato da questo mese: finiamo spesso, pure le persone attente, per comprare più di quello che siamo in grado di consumare. Di conseguenza finiamo per buttare via zucchine muffe, formaggi sospetti e sottovuoto scaduti. Questo mese, invece, ho cucinato per prime le verdure fresche e le ho surgelate, schiscettate, conservate e variamente utilizzate nell’arco dei trenta giorni successivi. Alla fine non sono arrivata a conclusioni molto lontane da tascabile nel suo mese senza frigo: penso che anziché fare una spesa alla settimana e arrancare carica comprerò in pausa pranzo o appena uscita due o tre cose leggere da portare da consumare in serata o nei giorni successivi.
Seconda cosa che ho imparato: la dispensa, anche di una persona sola, è piena di cose più o meno buffe comprate sull’onda dell’entusiasmo. Come la uso la farina di castagne? Come le cucino le alghe nori? Più sono buffe, più è facile che rimangano lì a vegetare sullo scaffale, scavalcate da cibi più familiari, fino a quando le cose buffe non finiscono per scadere e venire buttate. Finite le opzioni familiari, si iniziano a cucinare anche le cose buffe. I miei maltagliati di farina di castagne erano buonissimi, il basmati al latte di cocco curry e limone non vedo l’ora di rifarlo, e le alghe nori sono le mie migliori amiche.
Terza cosa che ho imparato: le mele sono eterne. I limoni sono eterni. I l cereali secchi sono tuoi amici.
Quarta cosa che ho imparato: è lapalissiano, ma ho imparato che si può vivere un mese mangiando in maniera equilibrata, mangiando cose buone e senza rischiare l’avitaminosi come i marinai del cinquecento anche senza fare la spesa tutti i giorni e nemmeno una volta la settimana. Provare è servito a cancellare anche l’ultima traccia di sindrome della dispensa vuota di materna eredità. So che si sopravvive e manco troppo male.
In un mese non ho buttato niente, ho mangiato in modo molto vario, e mi è pure avanzato qualcosa, tant’è che volendo potrei andare avanti un’altra settimana. Però sono golosa e ho visto delle bellissime ciliegie.
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(nella foto: le provviste rimaste)