Un secolo fa, in occasione del Natale del 1912, la nazionale italiana di calcio si regalò una prestigiosa amichevole contro i maestri danubiani dell’Austria guidata da quell’Hugo Meisl che l’avrebbe fatta diventare, negli anni’20 e ’30 il famoso Wunderteam.
La nazionale italiana, come si sa, esordì a Milano nel 1910 giocando la sua prima partita. Ma già agli inizi del secolo era abitudine disputare incontri tra una rappresentativa italiana e una di altri paesi. Non che fossero vere e proprie “rappresentative italiane”: per fare un esempio, nell’aprile del 1900 a Torino si giocò una partita tra Italia e Svizzera, dove la squadra – per così dire – “italiana” era composta in larghissima parte da stranieri che giocavano nelle squadre genovesi e torinesi e perciò erano stranieri “residenti” in Italia. Ciò non deve stupire più di tanto, in verità. Infatti al football dei pionieri era piuttosto sconosciuto il concetto di nazionale, concetto invece ben radicato nel mondo ginnastico, ed è infatti da quest’ultimo che si andò diffondendo ed irrobustendo la pratica di confronti internazionali tra squadre assemblate attorno al sentimento di appartenenza nazionale.
Il 1912 fu un anno davvero importante per la nostra nazionale. Fu infatti in quell’anno che il football italiano fece il suo esordio alle Olimpiadi di Stoccolma, con una rappresentativa assemblata e guidata da un giovane Vittorio Pozzo. Una parentesi, quella di Pozzo alla guida della nazionale: gli fu dato l’incarico alla vigilia del torneo e venne sollevato alla conclusione dello stesso, quando la guida tecnica tornò nelle mani di una commissione formata da ex capitani e da arbitri, come era stato sin dal 1910. il metodo di selezione era piuttosto bizzarro, se visto con gli occhi di oggi: non si facevano allenamenti (perchè – si sosteneva – i migliori giocatori non hanno bisogno di allenarsi insieme per imparare cosa fare in campo) ma soltanto partite di allenamento tra due squadre miste, Probabili contro Possibili.
Anche per preparare l’importante partita contro l’Austria si adottò questo sistema, con l’accorgimento – dettato dalla caratura internazionale dell’avversario – di far disputare ben tre incontri di allenamento in tre città diverse. Già il 27 novembre la Commissione prese atto delle dichiarazioni di malattia di Cevenini e Berardo, deliberando di sostituirli con Bontadini e Rizzi.
Il primo match di allenamento si disputò a Vercelli il 1° dicembre tra la nazionale dei possibili e una mista composta da stranieri che giocavano in Italia e altri giocatori italiani, incontro che vide la netta affermazione dei primi per 3 – 0. Le pessime condizioni del campo non permisero di capire appieno le potenzialità della squadra nazionale: in generale le cronache dell’epoca riferirono una buona prestazione della prima linea italiana che in maniera pressoché costante impegnò la retroguardia avversaria.
Una settimana dopo, domenica 8 dicembre, sul campo del Genoa Cricket la nazionale italiana maramaldeggiò contro la squadra degli stranieri vincendo per 5 – 1, anche se i giudizi furono piuttosto tiepidi:
“(…) il risultato numerico non dice sul vero valore dei nostri undici, perché, se la difesa si rivelò assai forte, l’attacco non soddisfece i nostri appassionati.
Nei nazionali mancava quella coesione e quel giuoco di combinazione che avremmo voluto constatare nel secondo match di allenamento”
La domenica successiva, a Milano venne giocato il terzo ed ultimo incontro amichevole:
“Con la partita di oggi è terminato l’allenamento della nostra squadra nazionale. (…) La partita di oggi presentava uno speciale interesse al pubblico milanese, desideroso di constatare quali speranze si potessero nutrire nel prossimo incontro internazionale. Certo, l’impressione lasciata dal nostro undici alle tremila e più persone che oggi assistevano alla partita, non sarà stata delle più favorevoli.
Il pubblico non è rimasto gran che soddisfatto, e lo dimostrò con lo scarso entusiasmo con cui ha seguito l’incontro.”
Terminato così il periodo di allenamento della nazionale, pochi giorni prima della partita contro l’Austria il quotidiano di Torino La Stampa dedicò un articolo alla presentazione degli avversari:
“(…) Il gioco del calcio in Austria è molto sviluppato ed i giuocatori austriaci sono di uguale classe degli ungheresi. Le squadre austriache hanno potuto trionfare diverse volte su tutte le più rinomate squadre del continente ed anche su eccellenti squadre inglesi professioniste, come Sunderland (Lega Inglese), Oldham Athletic, e su squadre dilettanti inglesi quali Shepers Bush, Arrey Wanderers, Nott Magdala, inoltre i campioni d’Olanda dello Sparta di Rotterdam (…)
Ad accompagnare la squadra nazionale austriaca vi saranno il delegato internazionale della Federazione austriaca, signor Hugo Meisl, ed il vice-presidente della Federazione viennese, consigliere superiore signor Heinrich Reschauer. Entrambi sono ottimamente conosciuti nel continente e sono felicissimi di venire in Italia per iniziare le migliori relazioni sportive tra i due paesi.”
Finalmente il 22 dicembre, a Genova, sotto un gelido diluvio, si disputò la prestigiosa amichevole. Dalle cronache dell’epoca si scopre che il pubblico fu scarso e che mancò del tutto “la nota femminile” e che “le ampie tribune erano popolate appena per metà”. Le condizioni del campo, al limite della praticabilità, resero poco appetibile lo spettacolo offerto dalle due squadre. Fu comunque possibile constatare ed affermare che il terreno pesante costituì un vantaggio per l’Italia, sicuramente inferiore sia a livello individuale che collettivo rispetto agli avversari. Nello specifico, questa l’analisi tecnica dell’inviato de La Stampa:
“Noi possediamo un undici ottimo in tutta la difesa, che avrebbe potuto bilanciare con quella avversaria ma la linea d’attacco fu assolutamente inferiore a quella austriaca. Può darsi che il terreno pesante abbia tolto tutta quanta l’efficacia che si poteva sperare dalla formazione dei nostri cinque avanti, e a questo proposito non crediamo opportuno di pronunciarci. Ma confrontando singolarmente i nostri cinque ford ward coi loro diretti avversari vediamo che solo un uomo era degno di stare a loro confronto e questo era il Rampini. Anche il Bontadini ha figurato in modo encomiabile mentre gli altri, pure non mancando d’impegno e di grande volontà, si videro sempre e inesorabilmente paralizzati dall’energica difesa austriaca.”
Il corrispondente prosegue poi nella sua lunga analisi citando per encomio e generosità Ara e Leone, e segnala la giornata infelice del portiere Campelli:
“E’ perciò che sui tre goals fatti dagli austriaci due gli sono imputabili per indecisione nel tentarne l’arresto”
Elogi, invece, per la squadra austriaca, che è apparsa ben messa in campo, ordinata, equilibrata e che non sbagliò in pratica nulla:
“Essa ha saputo esplicare un gioco continuo incessante che ben si adattava alle condizioni della giornata perchè mentre i nostri tardarono a comprendere la convenienza del giuoco alto, abbandonando l’azione dei passaggi rasi a terra, gli austriaci svolgendo un’azione superiore per abilità portarono anche il giuoco alto e riuscirono così ad avere un maggiore rendimento nella loro azione”
Insomma, la partita si risolse con una netta sconfitta per 1 – 3.
Questo il tabellino:
ITALIA: Campelli; Binaschi, De Vecchi; Ara, Fossati, Leone; Milano II, Bontadini, Sardi, Rampini, Corna;
Allenatore: Meazza Umberto
AUSTRIA: Müller; Kiessling, Tekusch F.; Brandstaetter, Braunsteiner, Tekusch K.; Bauer, Kohn, Kuthan, Schmieger, Schmiedt;
Allenatore: Meisl
ARBITRO: Barette (Belgio)
Marcatori: Sardi 9°, Schmieger 19°, Kuthan 54°, Kohn 79°
Spettatori: 3.000 circa