Si è parlato di disquisizioni su usi e costumi: a dire il vero si tratterà di argomenti e personaggi piuttosto scostumati nella doppia accezione del termine. Sia per la licenziosità dei personaggi stessi che per altra evidente ragione. Sta di fatto che i nostri nuovi eroi spesso e volentieri (molto volentieri) agiscono nelle loro storie tele-cinematografiche barra letterarie come mamma li ha fatti.
In barba allo stereotipo della donna oggetto, signore e signori, schermi e cartaceo offrono un nuovo, esteticamente perfetto modello di eroe romantico-androide, che in questa occasione chiameremo il Christian-droid. Tale nome arbitrario nasce in onore delle caratteristiche del prototipo, anzi prototipi, ai quali farò riferimento nelle mie divagazioni: il Christian Troy delle 6 serie USA di Nip/Tuck (100 puntate, andate in onda tra il 2003 eil 2011, tutt’ora replicate su una rete televisiva italiana che non ricordo e che non mi interessa menzionare) e l’altro modello più recente, vale a dire il Christian Grey della trilogia erotica di E.L. James (al secolo Erika Leonard). Quest’ultimo è il protagonista delle 50 sfumature di rosso, grigio e nero, non ricordo anche qui in che ordine ma poco importa, che danno il titolo ai tre libri della scrittrice inglese, datati 2011 e usciti in Italia l’anno successivo. Dirò di più: mi punge vaghezza, come direbbe il poeta, di pensare che la signora Leonard si sia ispirata in qualche modo all’immagine del Christian antesignano, quella della serie televisiva, data la bellezza, la disinibizione del soggetto stesso e considerate le trame dei suoi bestseller. Peccato che in occasione di unaeventuale traduzione televisiva/cinematografica della serie la scelta per il ruolo di protagonista dubito possa ricadere su Julian McMahon (l’attore australiano che interpreta Troy nella serie televisiva): il Cole di Streghe, il dottor Doom della serie cinematografica I Fantastici Quattro. Classe 1968, mi sembra proprio fuori target: e ormai pure “fuori taglia”, da come appare nella piccola parte che ha avuto in Red. Anche i belli si devastano, se mi è concesso il pettegolezzo rivolto una tantum – vivaddio – da donna a uomo e non da donna a donna.
Perché ho parlato di prototipi e di una nuova tipologia di eroe romantico anzi, direi, diversamente-romantico? Perché saltano all’occhio le caratteristiche comuni a questi due personaggi, non limitate solo al nome. E suppongo si tratti di un fenomeno dilagante, della creazione di un nuovo tipo inteso come nuova maschera, nuovo personaggio.
Più vicino al marchese De Sade che all’eroe rocambolesco, il Christian-droid rappresentato dai due personaggi sopracitati è nell’ordine: bello (non interessante, attenzione!), di una bellezza statuaria, superaccessoriato di serie – pettorali, occhi stupendi, ciglia lunghe bla bla bla – alto, di elevata condizione sociale (Christian Troy è chirurgo plastico, Grey dirige la propria azienda), tra i trenta e i quaranta. E poi possiede macchine da sogno, appartamenti megagalattici, veste raffinatamente, frequenta locali alla moda, compra case rigorosamente a strapiombo sul mare. Ma la caratteristica principale, quella che ne fa un outsider, è l’iperattività sessuale. A dispetto delle grane sul lavoro. Troy passa da un intervento di liposuzione a uno di rifacimento dei connotati di un mafioso latitante, sparatorie comprese, ritrovandosi pure involontariamente coinvolto nel traffico di organi; a Grey, in uno dei tre tomi danno fuoco alla sede dell’azienda, viene pedinato, una sua ex gli gira per casa armata (tanto per citarne qualcuna) e nonostante tutto eccoli lì: sempre impegnati in soddisfacenti e variegate acrobazie erotiche. Il primo a dire il vero non sposa la monogamia (scusate il gioco di parole), il secondo ha un recentissimo passato di “dominatore sadomaso” per poi diventare la controfigura del marito geloso appiccicoso alla Tiberio Murgia (grande caratterista del genere commedia all’italiana) con la sua Anastasia. Pur continuando indefesso, ma monogamo, “l’esercizio delle sue funzioni”, quel che è giusto è giusto, bisogna dargliene atto.
Ho scritto “in barba” alla figura della donna oggetto perché in realtà, nonostante il pullulare di figure femminili belle e disinvolte, in entrambi i casi è il Christian-droid a essere ammirato, concupito e descritto in tutta la sua beltà in entrambi i casi, non fatevi ingannare dall’apparenza. Ciò che altresì salta all’occhio di lui (l’un per l’altro) come ulteriore comun denominatore è che per quanto sia audace, spinto e arrogante è stato dotato dai suoi creatori (sempre gli uni per gli altri) di una infanzia infelice, fatta di abusi, di mancanza di figure parentali stabili. E questo non può che rendercelo più simpatico, e riesce a non farcelo odiare, anche quando – sempre direi – si comporta sopra le righe.
Bello senz’anima ma solo per qualche puntata o qualche decina di pagine: poi viene fuori il dramma familiare e scatta l’empatia, le perversioni e le deviazioni passano in secondo piano ed ecco che è nata la figura più volte citata del nuovo eroe erotico (post)romantico. È comunque un bell’oggetto, decorativo, quindi teniamocelo là: oggi prototipo, a breve forse protagonista di cine-figaccioni che espianteranno la saga dei cine-panettoni e sostituiranno il modello maschile delicato eingenuo dei protagonisti dei “musicarelli”.