Magazine Diario personale
Scavando nelle canzoni che conservavo, mi sono ritrovato un successo, forse l'unico, della band inglese Procol Harum (probabilmente mai sentita, ma l'appuntamento del sabato ha proprio questo scopo). La canzone si chiama "A white shade of pale" e se per caso c'è qualche fan dei Dik Dik, la canzone fu cantata anche da loro con testo di Mogol in "Senza luce".
Ho provato a leggere la traduzione, ma è chiaro che è un testo allucinato, tipico del rock psichedelico di quegli anni (per chi non ricordasse cos'è il rock psichedelico, è quel rock frutto delle allucinazioni da droghe).
Ma sapete una cosa? Oggi mi sento pazzo, e riporto la traduzione, anche se non ha un grande senso logico.
"Noi ignorammo il leggero Fandango / come carrelli ruotanti per tutto il pavimento / Io avevo una specie di mal di mare / ma la folla ci chiamava fuori per avere di più / La stanza stava canticchiando così forte / che il tetto stava per volare via / Quando chiedemmo un altro drink / il cameriere portò un vassoio. / E fu così che più tardi / appena il Mugnaio raccontò la sua storia / che la sua faccia, / all'inizio solo pallida come un fantasma, / diventò un'ombra più bianca del pallido. / Lei disse che non c'era ragione / e la verità è facile da vedere /Ma io vagai tra le mie carte da gioco / e non volevo lasciare che lei fosse / una delle sedici vestali vergini / che stavano partendo per la costa / E anche se i miei occhi erano aperti / potevano benissimo anche essere chiusi."
Ahahah io vi avevo avvisato che il testo non aveva senso, o avete deciso di saltarlo direttamente? Comunque, la canzone vale davvero al pena di essere ascoltata.
Per gli appassionati di musica classica, la base si ispira a due componimenti di Bach: l'"Aria sulla quarta corda" e "Wachet auf, ruft uns die Stimme: BWV 140" (Destatevi, una voce ci chiama). Ed io amo quando la musica contemporanea si fonde alla musica classica!
Umore del giorno: oggi non mi va di fare molto...
Al prossimo post!
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