Cime tempestose è un classico della letteratura: il fascino della storia narrata da Emily Brontë ha seminato suggestioni nell’arte cinematografica (ne fu vittima anche Luis Buñuel, autore di un adattamento nel 1953) e musicale (da ascoltare Wuthering Heights, canzone con cui Kate Bush debuttò nel 1978). Il teatro, al contrario, è rimasto quasi impermeabile alla tentazione di ispirarsi alla struttura a cornice del romanzo: il racconto in prima persona di Lockwood al proprio arrivo nei pressi di Wuthering Heights lascia il posto alla narrazione della governante, Nelly Dean, che ripercorre la storia di Catherine e Heathcliff fin dalla loro infanzia. È la storia di un amore indissolubile, più forte di qualsiasi contrasto, che sopravvive persino alla morte.Proprio sull’amore eterno e sul tormento delle due anime dei protagonisti si concentra il lavoro di adattamento che Raffaella Boscolo, anche regista e interprete, ha relizzato per il teatro: la voglia di creare uno spettacolo da questo romanzo dimostra una determinazione caparbia quasi quanto quella dei caratteri dei protagonisti. La scrittura della Brontë, infatti, sembra essere più adatta alle possibilità offerte dal cinema: prevale la descrizione degli elementi fisici – oltre a quella dei sentimenti; inoltre, la forma narrativa porta alla descrizione anche delle azioni. Il teatro, invece, per sua stessa natura, si fonda sull’agire degli interpreti. Lo spettacolo, dunque, mostra un limite comune alla maggior parte delle riduzioni dai romanzi ed è segno che l’operazione è insidiosa: il raddoppiamento tra piano verbale e piano dell’azione rischia di risultare ridondante nel momento in cui le parole descrivono il proprio agire. All’eccessivo spazio concesso alla narrazione, la Boscolo rimedia con una messinscena non naturalistica, ottenendo un risultato efficace. Volutamente, quindi, lo spettacolo non è la rappresentazione dell’opera letteraria, ma riflette le suggestioni che lo sguardo della regista-lettrice ha raccolto nel romanzo.La riduzione, che a una prima impressione sembra sbilanciata sulla prima parte, con il maggiore spazio concesso al racconto degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è giustificata da un diverso equilibrio scenico: infatti, la prima parte è più dinamica, sono in scena tutte e tre le attrici e si ha lo sdoppiamento delle azioni che moltiplicano i piani di rappresentazione (come nella scena in cui il fantasma di Catherine scrive sul muro il proprio nome, mentre Lockwood racconta della notte spiritata trascorsa a Wuthering Heights). La seconda parte, al contrario, è tutta concentrata negli occhi e nella tensione espressa dalla Boscolo: l’interpretazione è intensa e densa di emozioni, che però restano come trattenute sul palcoscenico. Manca qualcosa che le spinga verso la platea: probabilmente lo sguardo esterno del regista, ed è un rischio comune agli attori che dirigono se stessi.Insieme alla Boscolo sul palco si muovono due giovani interpreti: la figlia, Alice Violaine, e Martina Merlini. La freschezza e l’esuberanza delle ragazze rende ancora più incisiva la coerenza anagrafica con i protagonisti del racconto. L’inesperienza non crea imbarazzo nel padroneggiare i movimenti scenici: Alice, in particolare, ha una figura elegante sebbene ancora acerba.La penombra, infine, creata dalle candele e dalle luci sommesse, conferisce all’atmosfera un tono intimo, misterioso, evocativo di quell’elemento gotico di cui è pervaso il romanzo.visto al Teatro alle Colonne il 8.IV.2011Leggi la recensione su PersinsalaCIME TEMPESTOSEdal romanzo di Emily Brontëregia di Raffaella Boscolocon Raffaella Boscolo, Alice Violaine, Martina MerliniMagazine Cultura
"un perfetto paradiso per misantropi" ovvero: cime tempestose
Creato il 15 aprile 2011 da Valed @valentinadoati
Cime tempestose è un classico della letteratura: il fascino della storia narrata da Emily Brontë ha seminato suggestioni nell’arte cinematografica (ne fu vittima anche Luis Buñuel, autore di un adattamento nel 1953) e musicale (da ascoltare Wuthering Heights, canzone con cui Kate Bush debuttò nel 1978). Il teatro, al contrario, è rimasto quasi impermeabile alla tentazione di ispirarsi alla struttura a cornice del romanzo: il racconto in prima persona di Lockwood al proprio arrivo nei pressi di Wuthering Heights lascia il posto alla narrazione della governante, Nelly Dean, che ripercorre la storia di Catherine e Heathcliff fin dalla loro infanzia. È la storia di un amore indissolubile, più forte di qualsiasi contrasto, che sopravvive persino alla morte.Proprio sull’amore eterno e sul tormento delle due anime dei protagonisti si concentra il lavoro di adattamento che Raffaella Boscolo, anche regista e interprete, ha relizzato per il teatro: la voglia di creare uno spettacolo da questo romanzo dimostra una determinazione caparbia quasi quanto quella dei caratteri dei protagonisti. La scrittura della Brontë, infatti, sembra essere più adatta alle possibilità offerte dal cinema: prevale la descrizione degli elementi fisici – oltre a quella dei sentimenti; inoltre, la forma narrativa porta alla descrizione anche delle azioni. Il teatro, invece, per sua stessa natura, si fonda sull’agire degli interpreti. Lo spettacolo, dunque, mostra un limite comune alla maggior parte delle riduzioni dai romanzi ed è segno che l’operazione è insidiosa: il raddoppiamento tra piano verbale e piano dell’azione rischia di risultare ridondante nel momento in cui le parole descrivono il proprio agire. All’eccessivo spazio concesso alla narrazione, la Boscolo rimedia con una messinscena non naturalistica, ottenendo un risultato efficace. Volutamente, quindi, lo spettacolo non è la rappresentazione dell’opera letteraria, ma riflette le suggestioni che lo sguardo della regista-lettrice ha raccolto nel romanzo.La riduzione, che a una prima impressione sembra sbilanciata sulla prima parte, con il maggiore spazio concesso al racconto degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è giustificata da un diverso equilibrio scenico: infatti, la prima parte è più dinamica, sono in scena tutte e tre le attrici e si ha lo sdoppiamento delle azioni che moltiplicano i piani di rappresentazione (come nella scena in cui il fantasma di Catherine scrive sul muro il proprio nome, mentre Lockwood racconta della notte spiritata trascorsa a Wuthering Heights). La seconda parte, al contrario, è tutta concentrata negli occhi e nella tensione espressa dalla Boscolo: l’interpretazione è intensa e densa di emozioni, che però restano come trattenute sul palcoscenico. Manca qualcosa che le spinga verso la platea: probabilmente lo sguardo esterno del regista, ed è un rischio comune agli attori che dirigono se stessi.Insieme alla Boscolo sul palco si muovono due giovani interpreti: la figlia, Alice Violaine, e Martina Merlini. La freschezza e l’esuberanza delle ragazze rende ancora più incisiva la coerenza anagrafica con i protagonisti del racconto. L’inesperienza non crea imbarazzo nel padroneggiare i movimenti scenici: Alice, in particolare, ha una figura elegante sebbene ancora acerba.La penombra, infine, creata dalle candele e dalle luci sommesse, conferisce all’atmosfera un tono intimo, misterioso, evocativo di quell’elemento gotico di cui è pervaso il romanzo.visto al Teatro alle Colonne il 8.IV.2011Leggi la recensione su PersinsalaCIME TEMPESTOSEdal romanzo di Emily Brontëregia di Raffaella Boscolocon Raffaella Boscolo, Alice Violaine, Martina MerliniPossono interessarti anche questi articoli :
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