La mobilità come sfida
Un tema sempre più attuale, che riguarda tanto la vita di tutti i giorni quanto le politiche per l’ambiente globale, è quello della mobilità. E’ tanto trasversale quanto importante e tocca pendolari, cittadini di tutto il mondo, ambientalisti, un indotto vastissimo che comprende enti pubblici di trasporto e imprese private dell’automotive, spaziando anche su argomenti che proiettano verso il futuro alcune realtà.
Il modello Torino della mobilità
Ad esempio, Torino è la prima città al mondo a voler introdurre un servizio di bike sharing adatto a tutti, in particolar modo studiato per i disabili: si tratta di una sperimentazione che prenderà il via l’8 di giugno e durerà sei mesi, volta a introdurre sul tessuto urbano cicli a trazione manuale, invece che a pedali. In questo caso la mobilità mostra tutta la sua portata di diritto costituzionale, ed è un’importante chiave di volta per la considerazione dell’universo dei disabili, che le società più evolute stanno imparando a tenere in crescente considerazione.
La riflessione però, ovvia, è quella che si sviluppa dalle ore di coda che chiunque debba entrare in città come Milano dalla tangenziale deve sopportare. Sorvola il sistema ferroviario, si può concentrare per brevi attimi sulla particolare morfologia italiana, un paese stretto e lungo in cui le due coste sono separate da una catena montuosa. Può arenarsi su grandi scandali, grandi opere o grandi discussioni, come la famosa Salerno-Reggio Calabria, oppure la questione no-Tav. Ma soprattutto tocca tutti da vicino: studenti, lavoratori, anziani.
Un tema in rapida trasformazione
car2go a Torino
E non solo. L’elemento che è importante approfondire, quando si compra il biglietto della metropolitana o si sceglie di avviare il motore della propria auto – perdendo il parcheggio faticosamente trovato – è un fattore che va ben al di là della nostra esperienza personale. La mobilità è uno dei concetti sociali in più rapida e profonda trasformazione: complice la crisi economica, sobillatrice la densità demografica, anche città come Torino, storicamente legate alla cultura del “veicolo privato”, scoprono nuove forme di spostamento e vedono nascere servizi innovativi, meno inquinanti e più consapevoli. I Taxi si trovano di fronte al colosso mondiale Uber, che li combatte a suon di tariffe basse e filosofia smart (e che attualmente è ricacciato in un futuro ipotetico dalla decisione del Tribunale di Milano); le concessionarie tradizionali attendono l’arrivo di clienti che sono invece andati a registrarsi a qualche servizio di car sharing (sempre a Torino, per mantenere l’esempio, dopo un mese e l’introduzione di 100 veicoli, car2go ha registrato oltre 5.000 iscrizioni, ed ha previsto un ampliamento di flotta per raggiungere le 400 auto entro metà giugno), con cui pagheranno meno di 3 euro l’ora per avere la disponibilità di un proprio mezzo, solo ed esclusivamente quando decidono di usarlo. E non solo: da una città all’altra portali come BlaBlaCar promuovono il car pooling, un altro anglicismo che sta a significare condivisione di mezzi e divisione delle spese.
Lo scenario che ne risulta è nuovo e particolarmente indicativo in un Paese sospeso tra il passato ed il presente come l’Italia. Se non stupisce, infatti, l’ampio utilizzo di biciclette in stati come la Danimarca, nelle nostre città spesso la “pista ciclabile” risulta ancora una chimera, pensata dagli amministratori come una strada a parte che va costruita su un livello differente da quello utilizzato dai veicoli a motore, e in qualche modo da questo separata. Il che – spesso e volentieri – la rende un sogno irrealizzabile, o un sogno infranto: contro qualche palo o lampione, verso qualche attraversamento pedonale non segnalato. Ma il cuore di questa metamorfosi è culturale e riguarda la consapevolezza di tutti noi.
Mobilità vuol dire (anche) Ambiente
Non ci sono infatti solo i problemi legati al traffico, al tempo sempre più scarso, e alla mobilità osteggiata da zone a traffico limitato, pedonalizzazioni, centri città trasformati in roccaforti anti-veicoli a motore. No, i veri problemi riguardano l’ambiente e le emissioni di CO2, fortemente contrastati dalle Agende europee in materia e finalmente approdati anche sulle scrivanie degli amministratori delegati dei grandi gruppi automobilistici. Alcuni esempi? Le sempre più frequenti sperimentazioni di auto ibride o totalmente alimentate ad energia elettrica, che rimangono economicamente svantaggiose per i produttori ma sembrano indicare il futuro del mercato di riferimento, o addirittura le automobili intelligenti: una delle nuove principali destinazioni di investimento di una multinazionale come la Apple, che si è sempre distinta, in passato, per la forza visionaria e la capacità di anticipare i bisogni del pubblico. Quando usciremo per recarci al lavoro, all’università o da un amico, tra una boccata d’aria e un’occhiata necessaria a non farci investire, proviamo ad immaginarci come sarà la mobilità tra qualche anno, consapevoli del fatto che già oggi è concettualmente cambiata in maniera radicale anche solo da un decennio fa.