Lakers e Heat si affacciavano allo scontro di giovedì 10 marzo con storie precedenti radicalmente diverse ma con lo stesso obiettivo: vincere.
Miami era reduce da ben cinque sconfitte consecutive contro New York, Orlando, San Antonio, Chicago e Portland. Nonostante le squadre affrontate fossere di ottimo livello l’establishment degli Heat era preoccupato della maniera in cui si fosse perso. Infatti il team della Florida aveva mostrato lacune offensive micidiali negli ultimi minuti di gioco. Il motivo principale è da ricercare nel playbook dell’allenatore Spoelstra, da sempre ridotto all’osso e limitato a pochi giochi basilari, il resto è delgato al genio e alla fantasia di Wade e James. Questo, ovviamente, ha portato a risultati estremamente negativi come gli ormai famosi record di 2 vittorie e 8 sconfitte in partite decise per al massimo di tre punti e 2 vittorie e 8 sconfitte contro le squadre d’èlite dela Lega. (Prima della partita contro i Lakers).
Inoltre si speculava su un possibile ritorno in panchina di Pat Riley, attuale GM della franchigia, dopo che Spoelstra, ingenuamente in seguito alla sconfitta inflitta dai Bulls, annunciò che un paio di giocatori stessero piangendo negli spogliatoi.
Ma oltre a questo si aggiungevano presunte rotture interne allo spogliatoglio a causa delle lamentele di Wade e Bosh. Il primo non voleva essere messo in disparte nei momenti topici della partita, il secondo desiderava toccare più palloni in post basso.
Al contrario i Lakers, dopo una regular season costellata da alti e bassi, erano riusciti a trovare l’equilibrio necessario per inanellare una striscia vincente lunga otto partite e si presentavano all’American Airlines Arena con un solo pensiero: confermare il periodo positivo e dunque vendicare la sconfitta natalizia.
Purtroppo per il gialloviola però gli Heat hanno avuto la meglio con il punteggio di 88 a 94.
Questa partita contava, non solo per i motivi sopracitati, ma anche perché ha dato un’idea di come le due squadre si presenteranno ad aprile.
Lo scontro è stato sentito e preparato come se fosse una gara di Playoff, sia da Jackson sia da Spoelstra.
Il primo sentore di ciò sono state le frecciatine, che caratterizzano PJ, lanciate dallo stesso all’indirizzo degli Heat riferendosi ai piagnisteinegli spogliatoi:
This is the NBA: No Boys Allowed. Big boys don’t cry. But, if you’re going to do it, do it in the toilet where no one can see.
Ma anche sul campo abbiamo potuto notare aggiustamenti non consueti per la stagione regolare; per esempio la difesa lacustre: Jackson ha utilizzato la packline defense, una difesa che prevede notevole pressione sulla palla cui obiettivo è intasare l’area e non concedere penetrazioni a scapito di subire qualche tripla in più. Questa difesa raramente la si può osservare eseguita dai Lakers.
L’adattamento principale di Spo è stato il coinvolgimento totale della squadra a rimbalzo offensivo, questo per sopperire alla mancanza di chili e centimetri di cui gli Heat soffrono. Tale tattica si è rivelata letale e Wade&Co hanno soppiantato i lunghi losangelini con nove rimblazi totali in più (37-46) e cinque carambole offensive catturate in più (13-18).
Altra chiave del successo della franchigia della Florida è stato il supporting cast: Miller ha chiuso con 12 punti e 7 rimbalzi, Chalmers con 9 punti 5 rimbalzi e 3/6 dalla lunga distanza, Bibby ha messo a segno due triple fondamentali.
Dall’altra parte invece, escluso Odom, chi è uscito dal pino non ha collezionato più di13 minuti in campo e segnato più di 3 punti.
Ciò che di buono hanno fatto dai Lakers è stato eseguire la Triple Post Offense con ottimi risultati. Ma appena sono usciti dal seminato e hanno cercato con troppa foga isolamenti per Gasol o giochi a due per favorire Kobe si son persi troppi palloni mettendo in ritmo la mortifera transizione di Miami.
L’uso della Triangolo, però, è stato alterno. Si è passati da un utilizzo quasi religioso nei primi due quarti con Kobe autore di 11 punti nel primo quarto all’interno del sistema e senza forzare al 6 su 24 al tiro nell’ultimo periodo.
Mentre i Lakers rimarranno con qualche rammarico per l’occasione buttata al vento i Miami Heat hanno ritrovato fiducia nei propri mezzi, e nel proprio allenatore ora salvo da possibili licenziamenti, affidandosi, come chiesto, a D-Wade nei momenti del bisogno e hanno coinvolto maggiormente Bosh nei loro attacchi cercandolo non solo nei pick and pop ma anche in fruttuosi isolamenti.
Benché il gruppo paia cimentato, si sono visti momenti di nulla offensivo, soprattutto nel quarto quarto; ed è questa la cosa che preoccupa di più e su cui lo staff tecnico dovrà lavorere.
Ora, i tifosi di James sperano, stanno per diventare una squadra; ne hanno dato un esempio battendo i campioni in carica.
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