Questi hacker non perdonano
«Oggi come oggi la celeberrima massima warholiana del quarto d'ora di notorietà alla portata di chiunque non è più valida», ci spiega il webmaster di www.bismarck.it, sito specializzato proprio in politica ed internet con un approccio 2.0, Otto Faccialibro«La fama è da sfigati, diciamoci la verità, visto che serve alla tipica gente che, utilizzando la dicotomia di Erich Fromm, vuole solo avere (non si sa poi bene cosa). Oggigiorno le tecnologie moderne consentono di agire nell'ombra: se nessuno conosce la tua faccia, saranno solo le tue idee a circolare; se nessuno conosce il tuo curriculum, non si potrà mai dubitare della tua abilità, ad esempio, informatica (anche se utilizzata in un primo momento per fini distruttivi, come nel caso in cui si mettano sottosopra siti delle autorità di mezzo mondo). In ogni caso, bisogna avere una mentalità iconoclasta: si fa tabula rasa per poi ricostruire il mondo sulle basi della vera libertà e della pura téchne. Non bisogna pensare che il risultato finale possa essere un mondo geek e secchione, visto che, come un novello Prometeo, l'hacker contemporaneo vuole ridare all'uomo solo le conoscenze per essere libero».«Su internet non ci sono vip, ci sono meme: bisogna creare qualcosa di originale (qualcosa di originale) per risvegliare l'interesse di un altro utente (anche se si tratta di foto di gattini alle prese con un computer mentre dicono frasi spiritose). La creatività, ovviamente, si basa anche sulla possibilità di elaborare contenuti già esistenti (testi, immagini, video), fonti d'ispirazione che hanno come punto di partenza un'opera sottoposta alla normativa del diritto d'autore. Il caso è che il risultato finale normalmente si discosta (e molto) dal prodotto utilizzato (si può definire prodotto anche una creazione artistica, che dia luogo a proprietà intellettuale, nel caso in cui abbia un prezzo)», argomenta il Dr. Smanettoni, il nostro opnionista tuttologo dei fenomeni online.«In questo senso, la famosa delibera Agcom è il simbolo della volontà di distruggere la libertà online, che Anonymous vuole riconquistare mettendoci la faccia, ma solo in modo metaforico. Online non conta avere un nome, ma farselo. Tra l'altro, se non hai una faccia, non ti possono neanche mettere un bavaglio, pur facendo una legge apposita».Magazine Media e Comunicazione
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