La peculiarità più interessante del genere umano risiede nella sua innata capacità di sapersi reinventare ogni giorno, cambiano (spesso anche radicalmente) schemi e gerarchie da lungo tempo consolidate. Immaginando di poter per un attimo, entrare nella “locked room” dei Los Angeles Lakers, è possibile osservare a bordo campo Mike D’Antoni e Metta World Peace discutere, magari riguardo all’approccio tattico per la prossima partita.
Due personaggi davvero interessanti: il primo allenatore che si gioca l’opportunità più importante della propria carriera sulla panchina con la maggior sovraesposizione mediatica del mondo e l’altro, MWP da poco insignito del ruolo di leader in un roster piuttosto complesso.
Per Metta World Peace tale rivoluzione tecnica sembra proprio quell’occasione più unica che rara di ritagliarsi un ruolo importante nella città degli angeli, molto più che come esperto di difesa sponsorizzato da Kobe Bryant. E benché i Lakers siano ancora alla ricerca dell’alchimia vincente, Metta il suo contributo alla causa lo sta fornendo eccome.
Analizzando le statistiche individuali di MWP si può affermare che nelle 43 partite disputate in questa stagione, le sue percentuali di rendimento in campo (rispetto alla passata stagione) sono tutte in trend positivo: il fatturato in media portato in dote dall’ex St.John’s University recita 13.6 punti, 5.6 rimbalzi tirando con il 41.7% dal campo e con il 36% dalla linea da tre punti.
Tutti miglioramenti interessanti, giustificabili con l’aumento del minutaggio assegnatogli da D’Antoni (circa 34.7 minuti contro i 26.9 della passata stagione), ma non bisogna dimenticare l’infinita sregolatezza del MWP dotato sì di grande talento che spesse volte ha tentato di “gettare dalla finestra” rendendosi autore di episodi che sarebbe meglio dimenticare in tutta fretta.
Va comunque riconosciuto che, in questo momento di enorme difficoltà attraversato dalla squadra californiana, la fiducia di D’Antoni per Metta Word Peace è al momento ben posta: solamente 9 volte non è andato in doppia cifra, e a questo va aggiunto anche l’onesto lavoro in ala grande, ruolo mai ricoperto da Metta in carriera, e che si mette d’impegno per non far rimpiangere Pau Gasol nel quintetto titolare, considerando che allo spagnolo è stato ritagliato un ruolo da sesto uomo di lusso.
Il tipo di basket portato sul parquet da D’Antoni merita senza alcun dubbio un capitolo a parte, lo si può etichettare come folle, alternativo o anche innovativo ma l’approccio tenuto da MWP (da cui tutti si sarebbero aspettati la solita involuzione tecnica dal giocare fuori ruolo) invita a riflettere su come sia possibile reinventarsi e rendere percorribile anche i sentieri più impervi.
Una morale che i Lakers farebbero bene a tenersi stretta, sfruttandola con il fine di iniziare a remare tutti nella direzione giusta.