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Una diversa prospettiva per l’Euregio

Creato il 20 aprile 2013 da Gadilu

Menasse

Il Club Alpbach Südtirol Alto Adige ha organizzato l’altro giorno un’interessante conferenza di Robert Menasse al cinema Capitol 2 di Bolzano. Menasse è un tipico intellettuale viennese, molto brillante e dotato di un piacevolissimo eloquio tedesco. Un intellettuale di quelli che giustamente non si vergognano di dire come gran parte del loro lavoro si svolga nei caffè. Anche i caffè sono infatti una tipica istituzione viennese: l’immagine di uno scrittore seduto al suo tavolo preferito — sul quale è poggiata una nera bevanda fumante affiancata da un pacchetto di sigarette o di sigari nonché, ovviamente, da svariati giornali nazionali e stranieri — è la tipica immagine dell’intellettuale viennese e, tutto sommato, dell’intellettuale europeo tout court.

Anche la conferenza di Menasse era dedicata alla definizione di un’immagine. Anzi, forse è meglio dire al «restauro» di un’immagine, ossia quella, a suo giudizio deturpata e quasi perduta, della specificità o addirittura della missione europea.

Menasse non ha dubbi. L’autentica missione dell’Europa consiste nella decostruzione del persistente riferimento nazionale al quale gli europei si abbarbicano, quando invece si tratterebbe proprio di liberarsene. L’unione degli Stati europei — così Menasse — non deve essere concepita come la semplice somma delle nazioni che ne fanno parte, giacché senza procedere a una perentoria sottrazione del peso politico e persino culturale dei singoli Stati nazionali che formano l’Europa, ogni successiva addizione apparirà posticcia, svuotata di contenuto e sarà in ogni caso destinata a fallire. La costruzione dell’Europa può avvenire insomma solo sulla concomitante distruzione ed estinzione del principio nazionale. Lo stesso principio che nella prima metà del secolo scorso portò gli Stati del continente a combattere su fronti opposti. Esito catastrofico in altra forma ancora possibile, avverte Menasse, se non ci sbrighiamo a porre mano a dei rimedi, se non troviamo presto una soluzione.

Ma quale sarebbe la soluzione? Com’è realmente possibile porre mano alla decostruzione del principio nazionale che impedisce l’affiorare di un’effettiva unità postnazionale senza consegnarci al duplice rischio di edificare un superstato deterritorializzato, oppure favorire una frammentazione potenzialmente infinita, quindi lacerante, del tessuto connettivo europeo? È chiaro che l’idea funzionerebbe soltanto riuscendo a compiere la quadratura del cerchio, puntando cioè sul difficilissimo equilibrio da ottenere mediante la creazione di unità amministrative subnazionali e transnazionali all’interno di una cornice avvertita come spazio di riferimento identitario e legislativo prevalente.

La conferenza si è conclusa qui, ma sarebbe bello se fosse solo l’inizio di un discorso più ampio. È infatti evidente che, nel contesto delineato da Menasse, il rafforzamento dell’Euregio potrebbe assumere una prospettiva assai significativa. Perché non rifletterci?

Corriere dell’Alto Adige, 20 aprile 2013


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