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Una famiglia di gattini senza padrone

Da Betuli

gattini

In famiglia siamo sempre stati tipi da cani. In montagna è più facile averne uno: c’è un sacco di spazio dove un cane può stare senza essere costretto ad una vita triste rinchiuso dentro le 4 mura di un appartamento. Avevamo costruito una cuccia in un ampio pianerottolo aperto direttamente sul fianco della montagna, vicino al orto, al pollaio e al bosco dietro di essi. Ogni cane che abbiamo avuto era libero di passeggiare in giro come più gli pareva (beh. tutti meno la piccola Lilli, che soffriva di vertiggini per cui aveva un raggio di manovra più limitato).
Poi c’era sempre la questione dell’allergia di mia mamma al pelo del gatto per cui nella scelta dell’animale domestico la partita è sempre stata cane 1 – gatto 0.

Da quando abito in città l’idea di avere di nuovo un animale domestico è sempre stata fuori discussione: non solo la mia vita è troppo poco costante per potermi assumere un impegno di questo tipo (cosa succederebbe nelle lunghe trasferte all’estero ad esempio?) ma mi farebbe davvero soffrire il pensiero di non poter dare alla creatura di turno tutta la libertà di cui ha diritto.
Per cui niente cucciolo di casa (ovviamente se escludiamo Isotta, la mia piccola volpe di panno).
Poi però un paio di anni mi sono trasferita nella casa dove abito tuttora (davanti ha un cortile molto grande, non lontano il naviglio e una grande area verde) e qui la situazione è leggermente cambiata. C’era una vecchia gatta che gironzolava nel quartiere che diede alla luce 3 gattini: uno tutto nero, uno rosso e furbo, uno che sembrava caduto nella fuliggine. Gli abitanti del quartiere li hanno nutriti per un po, poi sono cresciuti e non si sono più visti. Dopo circa un anno il gattino nero (una gattina a dire il vero, ormai cresciuta) è tornata in zona portando con sé una nuova tornata di piccole palle di pelo. Non so se siano tutti suoi o se nel frattempo si è sparsa la voce nel regno felino, ma stavolta i gattini sono 7: 4 neri come la pece, uno nero con un piccolo musetto bianco, 1 rosso ma timido e guardingo e 1 striato di grigio. Si aggirano per il cortile e guardano con stupore quello che succede. Mi fanno tenerezza, e così fuori dalla porta ho messo una piccola ciotola a forma di cuore per dar loro da mangiare – un po’ di latte all’inizio, poi qualche avanzo tenuto da parte, una mangiata di crocchini comprati al supermercato di tanto in tanto.
So che i gatti difficilmente si affezionano alle persone (meno dei cani), ma mi riempie di gioia vederli lì ogni sera al rientro dal lavoro ad aspettare la loro porzioncina di cibo – è come se avessero l’orologio, sanno i miei orari alla precisione.

Così ora mi prendo cura di questi gattini (per una parte ovviamente, nel quartiere non sono l’unica) e anche se non è come avere un animaletto mio, hanno saputo circondare di calore e di allegria il mio silenzioso angolo in città.

E voi invece? Avete un animale domestico? Mi piacerebbe sentire le vostre storie a 4 zampe!


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