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Una fiaba senz’anima. La recensione de La Bella e La Bestia

Creato il 27 febbraio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

27 febbraio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Claudia Catalli

Summary:

Gli ingredienti c’erano tutti. Due attori ricchi di fascino e talento, tra l’altro di fama internazionale, costumi da sogno, una certa visionarietà aggraziata nella messa in scena e un paio di idee originali nelle sequenze oniriche. Peccato che la visione di La Bella e la bestia si riveli ben presto una delusione. Lontana anni luce dal film firmato Jean Cocteau e datato 1946, la tetra fiaba di Christophe Gans, regista di Il patto dei lupi e Silent Hill, non va oltre il tentativo commerciale – verrebbe da dire hollywoodiano- di seguire la moda di riportare al cinema le grandi fiabe, confezionando prodotti di molta forma (effetti speciali, make up e costumi d’eccezione etc) e poca sostanza, alla Hansel e Gretel Cacciatori di streghe.

La Bella e La Bestia

La Bella e La Bestia

Il problema sta, tanto per cambiare, nella sceneggiatura: tutta la rivoluzionarietà della protagonista, Belle, personaggio che rompe lo stereotipo disneyano della principessa che attende la salvezza dal principe, proponendosi lei stessa come salvatrice di suo padre e offrendosi alla Bestia, qui non ha alcuno spessore. Certo Lea Seydoux ha un primo piano magnetico, ma non basta, così come non basta la forza espressiva di Vincent Cassel, castrato qui da un ruolo che non gli permette performance degna di nota.

Manca l’approfondimento nella caratterizzazione dei personaggi, più macchiette che uomini e donne di fiaba, manca il pathos, manca tutto un meccanismo narrativo che faccia entrare in empatia con la storia e i suoi protagonisti. Resta una patina accattivante ma vuota, più vicina all’estetica di uno spot che alla magia di una pellicola cinematografica.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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