Magazine Cinema

Una finestra su Madison Avenue. Perché vedere Mad Men

Creato il 26 giugno 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Stilare una hit delle serie tv più gettonate di tutti i tempi è molto difficile. Ecco perchè, quando si legge la classifica dei 101 telefilm migliori redatta dalla Writers Guild of America (il sindacato degli autori tv americani) bisogna considerare diversi fattori, tra cui i gusti personali e le polemiche connesse, oltre al fatto che molte serie storiche, tanto glorificate, oggi appaiono lontane dall’orizzonte contemporaneo. La Writers Guild of America ha decretato che tra le serie dei tempi moderni, Mad Men, posizionandosi al settimo posto, è una perla di diamante da non perdere.

Attenzione però, la serie sui fasti dei pubblicitari della New York degli anni ’60, è un prodotto che dà dipendenza.

Mad Men
Sarà per i fiumi di whisky, per le finestre degli uffici affacciati sullo skyline di Manhattan, per le longuette colorate. Sarà per l’anima della pubblicità che si concretizza nella personalità di Don Draper, il direttore creativo della Sterling Cooper, un’advertising agency tra le più note di New York. Un uomo dal passato oscuro. Perso nei vizi, nelle convenzioni, nell’immagine, nell’inquietudine, filtrata da una schiera di creativi, di mogli, di fidanzate, amanti che animano una società così lontana e così vicina alla nostra. Bello e triste, impossibile resistergli. Spiega così la sua ricetta: «La pubblicità si basa su una cosa sola: la felicità. E cos’è la felicità? È l’odore di una macchina nuova, è la libertà dalla paura, è un cartellone a bordo della strada che urla rassicurante che qualsiasi cosa tu stia facendo va tutto bene. Tu sei ok». Ma è possibile essere ok? Forse solo la pubblicità dà – ancora – questa illusione.

Sarà perché è lo specchio per raccontare i grandi cambiamenti avvenuti nella società americana, nel periodo della nascita del consumismo, in cui possedere tutto ciò che di nuovo era disponibile sul mercato equivaleva a dichiarare pubblicamente di appartenere all’upper class. Non è un caso che proprio in quel momento uno dei settori più attivi e produttivi, soprattutto in America, fosse quello della pubblicità. L’ambientazione della serie, grazie all’attenta ricostruzione storica ritrae i mutamenti sociali in atto negli Stati Uniti del dopoguerra. Tra uno spot e l’altro trova spazio la storica campagna elettorale che oppose i Kennedy a Nixon, la crisi missilistica cubana, le continue lotte afroamericane per vincere l’apartheid o ancora la morte di Kennedy. Sarà per tutta una serie di dettagli che, orchestrati abilmente da Matthew Weiner, hanno contribuito, in sei anni a guadagnare ben 15 Emmy e 4 Golden Globe. Noi ve ne elenchiamo qualcuno.

Sette sceneggiatori di Mad Men su nove sono donne, che riescono benissimo a descrivere il sessismo degli anni ’60. Altro che quote rosa.

Ma quanto fumano? Sulle mille sigarette fumate da Don Draper e dagli altri pubblicitari protagonisti di Mad Men ci si potrebbe scrivere una tesi di laurea. Ma possibile che tutti gli attori si siano rovinati i polmoni per amor dello show? Ovviamente no: le sigarette sono finte. Anche perchè una legge della California vieta di fumare sul posto di lavoro, set televisivi inclusi. Durante tutto il telefilm i personaggi consumano più di 150 litri di alcool sotto forma di drink e bicchieri di vino.

Ma perchè pubblicitari-pazzi? Mad Men è l’espressione colloquiale con cui i pubblicitari degli anni ‘60 si autodefinivano, poichè la maggior parte delle agenzie si trovava proprio su Madison (Mad) Street.

Sindrome Mad Men: la segretaria è ancora il lavoro più diffuso per le donne americane.

MiniMad: La Mattel ha prodotto Barbie da collezione raffiguranti i personaggi di Mad Men.

Ci piace perché è politically scorrect. Don Draper e i suoi colleghi fumano in continuazione, sono forti bevitori, mangiano tramezzini con salame e maionese e gigantesche bistecche al sangue, hanno comportamenti sessuali promiscui e fortemente a rischio. Don in più è divorziato e il segreto che nasconde lo rende ambiguo: nella guerra di Corea infatti ha rubato l’identità a un commilitone per non fare sapere che in realtà lui è figlio di una prostituta morta di parto.

Un fenomeno che ha dettato tendenze nel design e nella moda. Tanto che Banana Republic ha sposato il trend e lanciato l’ennesima edizione della collezione Mad Men firmata da Janie Bryant, la celebre costumista di Hollywood. Versace poi ha voluto January Jones, la bellissima Betty Draper, ex moglie di Don, come testimonial di una campagna firmata Mario Testino. Non solo. Rolling Stone ha dedicato la copertina ai personaggi principali di Mad Men, con una cover story che la consacra come fenomeno di costume superiore ad ogni aspettativa.

Perchè vedere Mad Men? Per la scrittura. La caratterizzazione dei personaggi è minuziosa, quasi maniacale e questo non riguarda solo il fulcro della serie, ossia Don Draper, ma qualsiasi personaggio ha una sua precisa funzione, collocazione e identità. E’ una serie tv profondamente psicologica, con la genialità insita in molti episodi, favolosamente accecante, nei finali di puntata ma soprattutto nei finali di stagione. Mad Men apre varchi di oscurità, porta per mano lo spettatore in mezzo all’ansia e poi lo lascia solo. Perché lo spettatore, in fondo, è sempre solo, proprio come Don.

Il nostro consiglio: Non guardate Mad Men in italiano. La voce di Jon Hamm è una delle più belle del panorama televisivo/cinematografico, il suo personaggio senza la sua voce è completamente snaturato.

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net

Mad Men
Mad Men
Mad Men
Mad Men

Mad Men
Mad Men
Mad Men
Mad Men

Mad Men
Mad Men
Mad Men
Mad Men

Mad Men
Mad Men
Mad Men
Mad Men

Mad Men
Mad Men
Mad Men
Mad Men Cast



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :