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Una goccia di splendore

Da Anna
Una goccia di splendore
Chi mi conosce sa che sono una patita innamorata da sempre del poeta Fabrizio De Andrè, forse perché attraverso la sua calda voce ho portato a consapevolezza delle parti di me che non  conoscevo. Quella profondità di espressione, talvolta ironica, talvolta ingombrante, il più delle volte suadente.Fabrizio ha cantato il disagio prendendo di mira i pregiudizi e la superficialità di chi non capisce, isola e sbeffeggia gli ultimi e i diversi. Abbracciando con empatia il loro punto di vista, ha dato voce al dolore di chi non ha le parole giuste per farsi ascoltare e ha espresso una comprensione totale e incondizionata. Per questo le sue canzoni si sono rivelate una preziosa strategia terapeutica: attraverso il loro ascolto si può accedere, attraverso l’identificazione coi i suoi personaggi a quei meccanismi psicologici che generano sofferenza e impediscono la guarigione.Attraverso il viaggio che di volta in volta viene suggerito dal cantautore, possiamo entrare empaticamente in contatto con quella parte oscura e al contempo resiliente che esiste in ciascuno di noi.“Facendo canzoni, ho evitato diverse volte di sdraiarmi sul lettino dello psichiatra” diceva Fabrizio, ricordandoci che in ciascuno di noi esiste da qualche parte una risorsa per fronteggiare gli eventi della vita.Da alcuni anni lo psicoterapeuta Gabriele Catania utilizza il canzoniere deandreiano per aiutare i suoi pazienti a superare le piccole e grandi difficoltà interiori e relazionali, dagli attacchi di panico all'anoressia, dalla paura della morte al rapporto conflittuale con i genitori, dal desiderio di essere accettati al bisogno d'amore. La sua esperienza è stata sintetizzata nel libro “La terapia De Andrè” edito da Sperling & Kupfler, dove vengono raccolti nove casi esemplari in cui si ripercorrono le storie dei personaggi e la visione, cruda e consolatoria al tempo stesso, di Faber, il poeta che nella solitudine dei diversi e degli incompresi ha saputo vedere "una goccia di splendore".

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