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Quello che tutti, più o meno, si aspettavano è dunque arrivato, ovvero la stangata che, ancora una volta, costringerà gli italiani tutti a mettere mano al portafoglio per ripianare i disastri commessi da una classe politica incapace ed irresponsabile.
Chi sperava nelle abilità dei tecnici chiamati al governo per avere finalmente almeno un minimo di vero rigore e equità fiscale può anche smettere, perché la manovra partorita dal governo Monti è diretta discendente di tutte le altre che l'hanno preceduta nei decenni passati e molto probabilmente avrà gli stessi identici effetti, quelli di rimandare una fine che a questo punto sembra inevitabile.
Il governo del commissario Monti non è infatti stato in grado di mettere mano a nemmeno uno degli auspicati provvedimenti di risparmio della spesa pubblica, preferendo invece percorrere la strada più facile e sicura, quella di aumentare le tasse, per tutti, o almeno per quelli che le hanno sempre pagate, che come si sa non sono certamente i ricchi furbi con patrimoni al sicuro in paesi come il Lussemburgo.
Rimangono inalterati tutti i privilegi della classe politica, tutti i gli assurdi finanziamenti ai partiti politi, ai loro giornali e alle loro associazioni e fondazioni, per i quali, al massimo, si potrà tentare di limitare solo nella prossima legislatura, o chissà quando.
Si sa che i diritti acquisiti dei politici sono sacri, per cui i vitalizi per ora non si toccano, come non si tocca il numero dei parlamentari, le province e tutti gli altri enti inutili che danno da campare a tanta gente a spese della gente che lavora.
Meno sacri sono invece i diritti della gente comune, per cui occorreranno più anni di lavoro per andare in pensione e versare più contributi, ammesso sempre che un domani, scomparsa la generazione delle pensioni d'oro, ci sarà ancora un sistema pensionistico.
La pochezza della manovra (non nel senso quantitativo, che in totale saranno circa 24 i miliardi di euro che lo Stato incamererà) e il suo corto respiro ha già scontentato tutti gli osservatori, compresi i maggiori sostenitori del governo tecnico, tra cui il Corriere della Sera che, come ho ricordato più volte, candidò il professor Mario Monti come successore di Berlusconi già sei mesi or sono, prima ancora che lo spread tra btp e bund si facesse così drammaticamente ampio.
Sono proprio gli opinionisti economici del Corriere, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, a scrivere una lettera aperta la premier bocconiano con la quale manifestano la propria delusione, insoddisfazione e preoccupazione per il contenuto della manovra che sta per essere posta in essere.
Insoddisfatti, per vari motivi, si dichiarano pure i partiti politici, che però, se ne può essere certi, voteranno a favore del provvedimento, con la giustificazione che è un sacrificio che comunque bisogna sostenere per evitare il fallimento dello Stato. Un sacrificio che, naturalmente non li toccherà minimamente.
L'unica verità è che il fallimento c'è già stato ed è proprio il fallimento di una classe politica che ha fatto il suo tempo, incapace di auto-riformarsi e di affrontare le sfide dei nostri tempi, preferendo abbandonare il suo ruolo e nascondersi dietro un presunto "governo tecnico" pur di non dover prendere delle decisioni.
La sensazione è che non finirà come essi credono. La Storia sta per prendere un altro corso.
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