Magazine Pari Opportunità

Una parte dignitosa

Da Marce982

 

Una parte dignitosa

foto:flickr

 

«È stata una manifestazione faziosa, frutto della cattiva informazione».

«Poche e radical-chic».

Queste sono state solo due delle reazioni di esponenti del Governo (la prima del Presidente del Consiglio, la seconda del Ministro della Pubblica Istruzione) alla manifestazione di domenica scorsa – 13 febbraio – che ha visto scendere per le strade di tutta Italia – e non solo – milioni di donne, al grido di «Se non ora, quando?».

Milioni di donne, dicevo, ma non solo, tra loro c’erano anche uomini, anziani, bambini, omosessuali, in una parola: persone. Persone stanche di continuare a subire l’umiliazione della tracotanza del Potere che si ritiene immune da ogni giudizio, al di sopra di tutte le regole. Quell’insolenza che nasce da più di vent’anni di impunità, trascorsi a pettinare i propri interessi personali.

Persone che hanno deciso di dire basta, non perché aderenti a un partito politico o a una fazione precisa, ma soltanto perché esausti per via di una logica cultura che si è imposta e che ha frustrato il Paese, lasciando dietro di sé una scia di scorie che sarà difficile eliminare, ma non impossibile. La logica che la ricchezza rende superiori agli altri, che il potere serve a garantirsi l’impunità, che l’apparire conta più dell’essere, che la menzogna prevale sulla verità ha subito una spallata. Forse non cadrà domani, ma ha vacillato e col tempo possiamo farcela e restituire luce al nostro Paese, attraverso un equilibrio che manca da troppo tempo.

Lo scontro non serve più a nessuno, quello di cui abbiamo bisogno è armonia, è cambiamento, è normalità.

È il momento di alzare la testa e di smetterla di subire in silenzio le angheria del più forte, perché l’unione fa la forza e non possiamo permettere che pochi determinino il destino di molti, senza curarsi del male che seminano intorno a loro.

Tunisia, Egitto, Algeria ci stanno insegnando che la forza della libertà risiede nel popolo, non in chi lo guida. La forza di una democrazia sta nella partecipazione, non nel silenzio che genera assenso incondizionato. Non invoco la rivolta, me ne guardo bene, i fiumi della nostra Storia hanno visto scorrere troppo sangue. Io chiedo, invece, a gran voce di svegliarci, di riprenderci dal torpore generato da quindici anni di oppressione culturale, di omologazione mediatica, chiedo a tutti noi italiani di scrollarci di dosso questa apatia, questa rassegnazione e manifestare in modo pacifico e costruttivo, in tutte le forme possibili, il nostro sdegno e il nostro disprezzo per quello che alcuni tra esponenti politici, uomini d’affari, amministratori pubblici hanno fatto all’Italia.

Pagheremo sulle nostre spalle lo scotto di questi ultimi anni, ma perlomeno avremo guadagnato di nuovo la dignità intellettuale che fino a oggi c’è stata negata.

Il 6 aprile prossimo Silvio Berlusconi, un cittadino uguale agli altri, come siamo tutti uguali davanti alla legge (forse è bene ricordarlo), dovrà presentarsi davanti ai giudici del tribunale di Milano per rispondere di due capi di imputazione (concussione e prostituzione minorile). Forse verrà giudicato colpevole forse verrà assolto, questo al momento non è dato saperlo. In un caso o nell’altro mi auguro che Silvio Berlusconi si presenti davanti ai giudici come farebbe un qualunque altro cittadino e che non provi in alcun modo a sfruttare la sua posizione di potere, il suo ruolo pubblico, per riuscire a procrastinare il giudizio, rimettendosi senza remore alla sentenza dei giudici. Poiché, forse non se ne rendo conto, in quanto Presidente del Consiglio dovrebbe essere il primo a dare il buono esempio.

Forse, dopo più di 15 anni, potremmo davvero vivere una svolta.

 

www.youtube.com/watch?v=ZgaGPuLDBG4

 


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