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Una Pasqua amara per gli italiani

Creato il 10 aprile 2012 da Dagored
Una Pasqua amara per gli italiani
Probabilmente era da decenni che gli italiani non passavano il periodo pasquale ad interrogarsi sul significato di "Passione" e "Resurrezione",  ovvero i concetti religiosi che sono la ragione della ricorrenza.
Da decenni non si assisteva infatti ad una così scarsa adesione agli aspetti più commerciali della festa, con il crollo dei consumi delle tradizionali uova di cioccolato e di colombe pasquali e con la rinuncia alla rituale gita fuori porta per il week end. I dati diffusi dalle organizzazioni di commercianti e albergatori sono da stato di calamità, registrando un calo dei consumi nell'ordine del 10% medio, ma di fronte ai prossimi annunciati aumenti dei prodotti alimentari, sommati a quello della bolletta energetica e ai prossimi balzelli sulla casa, non era immaginabile neanche sperare che gli italiani avessero voglia di far festa.
A rendere ancora più grigia l'atmosfera del giorno seguente la festa sono gli andamenti degli indici azionari delle borse europee, che dopo aver chiuso la settimana scorsa in pesante ribasso esordiscono stamattina con nuove pesanti perdite, mentre lo spread tra il btp italiano e il bund tedesco continua a risalire, raggiungendo in questo momento i 384 punti.
Dal punto di vista dei mercati finanziari, si è tornati indietro di un paio di mesi, quasi come se tutto quello che è stato fatto da allora, compresi il salasso fiscale sugli italiani e i prestiti a bassissimo costo alle banche da parte della Bce, non fossero mai stati fatti.
Per capire perché quelle mosse possono solo portare benefici temporanei, ma non invertire il corso delle cose basta guardare un paio di grafici, che nella loro elementare forma possono dare anche a coloro che non hanno cognizioni di economia un' immediata spiegazione.
Una Pasqua amara per gli italiani
Una Pasqua amara per gli italiani Se il primo grafico mostra quanto l'economia italiana perda colpi rispetto a quella dei principali partners europei, compresa quella Spagna che pur di dibatte in una crisi altrettanto grave, il secondo illustra in modo drammatico come la produzione nazionale continua a ristagnare, a fronte di una leggerissima ripresa del settore servizi, che non riesce comunque a compensare le perdite nei settori dell'industria e delle costruzioni.
Uno scenario Horror, commenta Barclay.
La cosa più triste è però osservare come anche la stampa specializzata internazionale, che però sappiamo da chi è ispirata,  spinga il governo tecnico del professor Monti a perseguire una politica di tassazione e di intervento sul mercato del lavoro (leggi art 18) che non può avere alcun effetto sulla ripresa produttiva.
Il governo Monti, da parte sua, continua a latitare sulle vere riforme strutturali, quelle istituzionali, e si perde in estenuanti contrattazioni con le parti sociali, che non portano a nessun risultato apprezzabile.
Intanto i partiti politici, dopo gli innumerevoli scandali sull'uso dei finanziamenti pubblici, che li hanno visto tutti protagonisti, hanno perso ogni residua fiducia da parte dei cittadini e sono impegnati soltanto a salvare privilegi e prebende: ma da quando una riforma dei finanziamenti pubblici ai partiti (che i cittadini avevano abrogato per legge con un referendum) viene elaborata dai segretari degli stessi partiti e non dal parlamento?
Ridicola l'affermazione del segretario dei Ds Pierluigi Bersani, secondo la quale senza finanziamenti pubblici ai partiti la politica sarebbe in balia dei più ricchi, con il rischio di riavere un altro ventennio di berlusconismo, come se lui e i suoi colleghi siano stati in grado, con i milioni di finanziamento pubblico incassati in passato, di contrapporsi efficacemente al cavaliere di Arcore.
Forse l'On Bersani dovrebbe cominciare a pensare che, più che a invocare finanziamenti sempre più alti (di cui i partiti spendono per la loro attività solo un decimo) a mettere dei limiti di spesa certi e inderogabili per le attività elettorali, se vuole impedire certi eccessi.
Intanto il commissario Monti sta girando il mondo cercando di vendere il "made in Italy" (quale?). Dopo l'Asia è arrivato in Medio Oriente, dove sembra quasi volersi assumere il ruolo di pacificatore di tutti i conflitti della martoriata regione. Forse sta cominciando a prendersi troppo sul serio.

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