Ultimi giorni di agosto del 2005. Nella mia stanza di terapia intensiva il Dott. L. mi spiega cos’è un linfoma, come agisce, come si cura, quali conseguenze ha la chemioterapia. Parla per oltre mezzora mentre io lo ascolto in silenzio. Alla fine tira un sospiro e mi chiede se ho domande. Sì. Voglio sapere se potrò avere bambini. Il Dottor L. mi prende per mano e mi porta nell’ambulatorio dell’ematologa che poi mi avrebbe seguito durante la chemioterapia. La stanza è minuscola, praticamente un ripostiglio per le scope, ma è tappezzata da foto di bambini. Il Dottor L. gira la mia domanda alla Dottoressa E.
“Non ho la palla di vetro e non posso garantirti niente, le variabili sono troppe. Ma questi che vedi sono i figli dei miei ex pazienti. Figli di padri o madri che hanno avuto un linfoma, un mieloma o la leucemia. Mi devi promettere che quando toccherà a te, mi porterai anche tu una foto”. E io ho promesso.
Questa mattina, ho chiamato la Dottoressa E.
“Buongiorno, Dottoressa. Si ricorda la promessa che mi ha chiesto di farle anni fa?”
“Certo che me la ricordo. La foto. Quando me la porti?!”
E’stato bellissimo dirlo alla mia ematologa. E’stato emozionante. Ho riattaccato e ho pianto di liberazione e di gioia. Mi sono sentita…non lo so…ma è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Non prendiamoci in giro. La fertilità non è un bell’argomento per un ex malato di cancro. Difficilmente la chemioterapia va d’accordo con il desiderio di maternità. Nel 2008 partecipai ad un progetto di ricerca atto a valutare la fertilità in ex malate di linfoma di Hodgkin a due anni e mezzo dalla fine dell’ABVD. Andava tutto bene. Poi, però, alcune cose hanno iniziato a finire fuori posto, si è iniziato a parlare di autoimmunità e sindrome di Sjogren. Situazione anomala, i sintomi c’erano tutti ma gli anticorpi andavano bene. Decisi di lasciar perdere, non aveva senso continuare a farmi rivoltare come un calzino per poi sentirmi dire “anche se sei realmente autoimmune, possono passare anni dall’inizio dei sintomi alle alterazioni degli anticorpi”.
Quando ho iniziato a pensare seriamente ad una gravidanza, ho deciso di riprendere in mano la situazione. Quando si tratta di salute, non mi piace avere sorprese. Volevo fare tutto quello che potevo per escludere infertilità, ovulazioni ballerine, conseguenze di una gravidanza sul timoma, eventuali rischi per me e per il bambino. Fondamentalmente, volevo evitare di iniziare a provare e non riuscire. Se c’era la possibilità che la cosa fosse più complicata del previsto, preferivo saperlo prima.
Tante e tante volte ho sentito il bisogno non realizzabile di scrivere dei dosaggi ormonali, del computerino Persona e degli stick su cui ho fatto pipì quasi ogni mattina per mesi per cercare di capire se e quando ovulassi, perché a volte l’ovulazione sembrava saltare e perché quando sicuramente c’era era irregolare. Avrei voluto per potermi confrontare, per sentire altre storie, per liberarmi dalla preoccupazione. Non ci sono mai riuscita. Come cancer blogger sapete bene che ho sempre parlato di tutto, dai piccoli dettagli agli aspetti più dolorosi o seccanti della malattia e delle sue conseguenze. Di questo, però, non sono mai riuscita a parlare perché è un argomento che non si limita ad essere delicato. E’ intimo, difficile da affrontare anche con gli amici più cari. Difficile da affrontare persino con Maschio Alfa, a volte. Difficile da trattare anche con chi è sulla mia stessa barca, per paura di urtare sensibilità o di ferire.
I dosaggi non andavano benissimo, l’FSH era altino per una ragazza di nemmeno trent’anni. L’ovulazione non era regolare. Alcuni mesi prima c’era stato un cosiddetto “microaborto” ed iniziavo ad essere parecchio in ansia. Alla fine di tutte le ricerche, la ginecologa mi ha detto basta. Probabilmente ci sarebbero voluti diversi mesi di tentativi prima di riuscire. Mettiti l’anima in pace e fai quello che devi fare, non agitarti troppo che non sai quante donne ho visto con dei valori perfetti, non autoimmuni, senza trascorsi di chemioterapia e cancro che comunque non sono riuscite.
Avevo il quadro generale della situazione, sapevo cosa aspettarmi e quando ho smesso di fasciarmi la testa prima ancora di rompermela, ho saltato. E’arrivata subito, con grande sorpresa di tutti (passerà alla storia il commento della ginecologa alla notizia: “Ci siete riusciti da soli?!?!”) e il resto lo sapete.
E’così che è andata. Ora mi sentivo pronta per parlarne e ho raccontato. So quanto l’argomento sia tosto. Privato. Delicato. Carico di ansie che, gioco forza, sono più intense rispetto alle altre aspiranti madri. La conosco bene l’angoscia che provi nel temere di riuscire a realizzare un sogno così prezioso. So quanto sia difficile, a 20 anni come a 30 o 40 affrontare una relazione con la spada di damocle di questa incognita. Lo so.
Le chiavi di ricerca che più spesso portano a questo blog sono proprio quelle che riguardano i linfomi (e il cancro in generale) e la fertilità. Non voglio entrare nel merito delle statistiche, anche volendo limitare il discorso ai linfomi di Hodgkin scleronodulari trattati con ABVD senza reimpianto delle staminali, le variabili sarebbero tante. Tante quante sono le donne che l’affrontano. Da quando ho aperto il blog, ho sempre parlato sempre e solo di quello che è stato valido per me. Ed è così anche ora. Per la mia esperienza, quello che posso dire è solo questo: