Una storia che ha diviso l’opinione e le coscienze degli italiani.
Paola (Nuova Zelanda), soffre di una grave forma di leucemia, necessita urgentemente del trapianto del midollo osseo della sorella ma, il dono le viene negato, impedendo di fatto la sua salvezza.
E’ il tema del dibattito dell’ormai storico appuntamento pomeridiano con la “Vita in diretta”( in onda dal lunedì al venerdì a partire dal 13 settembre alle ore 16.10 su Raiuno), trasmissione, da sempre leader della fascia pomeridiana, quest’anno condotta da Lamberto Sposini con Mara Venier.
Padova, una grande scia d’inchiostro sul muro esterno di una scuola, un dolore privato che prepotentemente diventa pubblico, una scritta choc contro la donna che non se la sente di donare midollo alla sorella :
“Luisa ucciderà sua sorella se non le da il midollo”!Un rifiuto che ha scatenato l’ira dei parenti ma anche degli amici della donna che vive dall’altra parte del mondo. Congiunti che hanno anche formato un gruppo su Facebook: “Salviamo Paola” per fare «lobbing» e trovare un donatore compatibile se la sorella che abita a Padova dovesse continuare a negarsi. Altri, che conoscono la faccenda, si sono scandalizzati della cattiveria usata quasi per costringere una persona a fare ciò che non vuole, sebbene a fin di bene.
In studio in collegamento dalla Nuova Zelanda, c’è Paola, il volto incorniciato da un foulard, (che nasconde le conseguenze delle cure chemioterapiche), con estrema serenità e dignità rende noto la sua attuale condizione di malata. Purtroppo in seguito agli ultimi accertamenti medici, le cellule cancerogene non sono più in remissione, pertanto, si dovrà iniziare un nuovo ciclo chemioterapico, avente lo scopo di distruggere tutte le cellule malate midollari della paziente e solo al suo termine si ripresenterà con urgenza la questione trapianto.
L’ipotesi di Paola è che alla base del rifiuto della sorella, ci sia la paura di un rischio salute e questo pone in evidenza la questione di una sbagliata informazione che spesso ostacola le donazioni.
“Speravo che dopo un normale tempo di riflessione si potesse, rompere la barriera del silenzio, in modo da spiegarle, in qualità di medico, che non c’è nessun rischio e che donare è bello, ma non è stato possibile e ormai mi sono rassegnata - non provo rancore, non posso, semmai dolore dal punto di vista affettivo, ma rancore , no”!
Il rifiuto, stando alle statistiche, solitamente è molto basso e i rari casi sono legati a paure che trovano radici nella male informazione e sempre da collegarsi alle presunte conseguenze. In realtà le scarsissime possibili complicazioni sono riconducibili al rischio anestesiologico, in quanto le sostanze anestetiche possono provocare reazioni allergiche.
E’ assolutamente comprensibile che la paura affianchi il percorso che coinvolge il donatore, ma è importante superarla perché infondato. E’ un pregiudizio legato all’ignoranza, inoltre l’operazione non è invasiva, non è menomante e consiste solo in un prelievo di cellule staminali tramite puntura.E’ un dilemma aperto sul quale ognuno può trovare spunto per la riflessione, resta comunque un dono che va fatto in libera scelta ed è un dono d’amore. Pensiamoci!