Immaginatevi una giornata di lavoro particolarmente frustrante, e il conseguente impulso compulsivo di partire per andare da qualche parte. Bene. Ora immaginatevi dopo qualche ora con un biglietto aereo per Fes, Marocco, e sette giorni a vostra disposizione. Perfetto. Questo è il modo in cui è cominciato il mio secondo viaggio in Marocco.
Fes è esattamente quello che ci si immagina pensando ad una medina marocchina. Il suo dedalo di vicoli, i suoi riad scintillanti, i suoi edifici fatiscenti e le sue innumerevoli moschee. Non ci si può non innamorare, a meno di intolleranza al continuo cicaleccio dei venditori marocchini, alle offerte di mille cammelli in cambio di matrimonio o all’inebriante quanto incredibile profumo di spezie che sembra quasi stordire.
Si ha la sensazione di due mondi che si avvicinano senza amalgamarsi: il mondo moderno, che strizza l’occhio alle abitudini occidentali, e il mondo magrebino, fedele a se stesso e quasi anacronistico agli occhi dei visitatori.
Dopo quest’immersione nel Marocco che ti aspetti, siamo partite con un autobus locale alla volta di Chefchaouen, città berbera di montagna, abbarbicata sul fianco di una verdeggiante altura. Questa è stata la prima sorpresa. La città è completamente in salita, e la sua medina lascia immediatamente a bocca aperta. Tutte le case, molto più basse che a Fes, sono dipinte di un azzurro intenso alternato da muri bianchi.
Chefchaouen è una perla turchese che fa da cornice ad una infinita quantità di negozi straripanti di polveri colorate, henné, kajal, saponi di ogni genere, tessuti e pellami. È di sicuro il Marocco più colorato che abbiamo incontrato. I berberi sono più discreti, seppur eccellenti venditori a loro volta, e ti accolgono sorridenti e sornioni. La città, seppur nella sua frenesia, sembra più tranquilla e sonnolenta di Fes. È assolutamente valsa la pena trascorrere un paio di giorni perdendosi nei suoi mercati, visitando il suo castello e osservando anziani e bambini trascorrere le ore pomeridiane nella piazza principale.
Ma dopo i monti di Chefchaouen potevamo farci mancare il mare oceanico? No, pertanto con altre sei ore di scomodi bus locali raggiungiamo Asilah, cittadina che si affaccia sulla costa nord occidentale del paese, tipica cittadina di turismo locale, poco battuta dagli stranieri, cosa che le conferisce un’aura magica.
La sua medina è completamente bianca, abbagliante. Ricorda molto le isole greche. Ordinata, pulitissima è la cittadina in cui risiede il maggior numero di artisti marocchini e in cui si trova il maggior numero di gallerie di arte contemporanea, offrendo un melting pot visivo assolutamente inconsueto. Il mare è oceano, nulla di paragonabile al nostro Mediterraneo, ma la cittadina – minuscola in verità – sa di casa. Andarci in un periodo di bassa stagione turistica anche per i marocchini ci ha fatto sentire accolte come da nessuna altra parte. Imperdibili le lumache mangiate sul lungomare!
Ultima tappa: Tetouan, dove ci siamo rese conto che per quanto città come Fes a prima vista risultino del tutto autentiche, sono di fatto un po’ edulcorate ad uso e costumo dei viaggiatori. Tetouan è invece una città ancora fuori dalle logiche del turismo, per cui anche la medina, per quanto bellissima, è decisamente meno curata, più sporca e a tratti maleodorante. Ma il suo mercato, rigorosamente organizzato per genere merceologico, è affascinante, e se non si temono le strade in salita, la vista dal castello in cima alla collina è davvero bella.
Così si è concluso questo bellissimo viaggio improvvisato. E siamo tornate a casa con una meravigliosa opinione sull’accoglienza dei locali, con zaini carichi di colori, profumi e spezie!