Magazine Diario personale

Una single a nozze. Difficoltà e pensieri di una zitella nel giorno più importante (di qualcun’altra).

Da Chiamatemi Lucrezia @fabfer31

bouquetPartecipare a matrimonio da single è qualcosa di terribile. Da non augurare manco al peggior nemico. E non è soltanto perché in una cornice in cui tutti si amano follemente, tu stai da sola come un tubino nero nell’armadio di Rosi Bindi (anche perché poi, in fondo, in cuor tuo, speri ancora che un giorno, su quel maledettissimo altare, ci salirai anche tu, con accanto un uomo che osservi ogni tuo gesto, ogni tua espressione, che sussulti ad ogni tua frase, che partecipi con te… e che possibilmente non sia il prete che aspetta mentre tu finisci di leggere il Salmo Responsoriale). Dicevo, non è soltanto perché sei sola e abbandonata, perché quello si supera, è che ci sono momenti nel corso di una cerimonia in cui la presenza di un uomo non solo è richiesta, non solo è importante, ma diventa persino fondamentale.
Per superare brillantemente e senza caracolli salite o discese verso e di ritorno dalla chiesa, per esempio. Traballante su un fottutissimo tacco 12, ti tocca arrampicarti su ‘ste chiesette, stretta in un tubino che ti fa sfregare le cosce, con un caldo de dio, un’umidità della miseria…e senza manco un fottutissimo braccio a cui appoggiarti. Che poi, se qualche docile marito di un’amica, preso a compassione, si offre volontario e ti porge il gomito, ti tocca pure gestire gli sguardi dell’amica che ti guarda contrita. E tu sai benissimo cosa sta pensando, quali cattiveria sta meditando, quali colpi ti sta mandando. E lo sai talmente bene che se non fosse per l’attimo delicato – perché se salti un sampietrino fattela de culo, la discesa, è ‘n’ attimo – le risponderesti in automatico “ti giuro che quando m’ha lasciata, quella sera, non c’ho proprio pensato che potesse essermi utile oggi, in quest’attimo così delicato e importante. E credimi, mia cara amichetta, se lo avessi saputo avrei fatto di tutto per riprendermelo…!!!”.

Altro momento topico è il buffet: metri e metri di ogni ben di dio che distano solitamente quei venti-trenta metri de prato. Da percorrere, ovviamente, coi tacchi di cui sopra. E mentre tu sei lì – sempre da sola – che tenti di gestire, contemporaneamente, i tacchi, il prato, il piatto, il flute di prosecchino, la barchettadecrudi, ilcartocciodefrittil’animacciadetunonnoincariola – vedi le tue amiche sedute al tavolino vista lago servite e riverite che ti fanno: “Ma NON le hai prese TU queste meravigliose bruschettine con lardo di colonnata?! Amoreeeeee me ne prendi altre?! E lo spritz?!!! Noooooo, non dirmi che TU non ce l’hai, ma è fantastico!! Amoreeee mioooo, un altro per favoreeee, cicciciccimioooo“. E tu sei lì, indecisa se zittire la tua amica soffocandola con quei panzerottiniiiiii meravigliooooooosi che il marito non ha fatto in tempo a prendere, o fare lo sgambetto al marito al prossimo giro de buffet! Perché la storia è sempre quella: “Vuoi i dolci?” Alzate. “Vuoi i fritti?”. Alzate. “Vuoi l’acqua?”. Alzate.

E poi i tavoli. Parliamone. Se sei single (e io di matrimoni da single me ne sono fatti tanti!) con chiunque ti mettano caschi male.
Se stai tra single è terribile perché ti senti catapultato ne “Il Gioco delle Coppie - 30 anni dopo”: non solo ti tocca gestire gli sguardi allupati del single sfigato che t’è capitato accanto – e che forte del “dai, che ai matrimoni se rimorchia” fa di tutto per accasarsi prima che gli sposi comincino a distribuire le bomboniere –  ma ogni 2×3 ti senti pure gli occhi delle tue amiche addosso - e quelli degli amici dello sfigato - che ti guardano, ti lanciano occhiate, chiedono conferme, cenni, sperando finalmente de sistematte prima dell’ennesimo lancio di bouquet (a cui vieni inesorabilmente costretta a partecipare)!
Se invece ti mettono tra le coppie sei costretto a sorbirti discorsi su “la gestione di una coppia nel 2014″, su “come dorme lui”, “come dorme lei”, su “no, ma tu non sai cosa fa lei appena sveglia” o “ma non immagini cosa fa lui prima di addormentarsi”. Se poi quelle coppie hanno appena sfornato regazzini, metteteve l’anima in pace: si parlerà soltanto de cacche, vomiti e tonalità di marrone o di giallo (al massimo di verde), esattamente come una volta si cianciava di uomini, borse o scarpe!!! -_-

E poi quando pensi ormai di aver superato il peggio della giornata, la sposa annuncia il fatidico lancio del bouquet!!!. Negli anni ho visto zitelle lanciarglisi addosso come distribuissero pane in tempo di guerra, donne rincorrerli mentre librano in aria come fossero banconote da 500 euro, e uomini – di contro – gioire alla presa mancata. Allora, una volta per tutte, mettiamo ordine a ‘sto lancio:

1. Partendo dal presupposto che è una cavolata (io ne ho preso uno ben tredici anni fa…e nun me pare che abbia fatto effetto, anzi! ). 2. Le cose, quando si fanno, vanno fatte bene - perché se scherza che se scherza, ma fino a un certo punto – ergo: le ragazzine non ancora in età da marito se ne stessero attaccate alla gonna di mammà invece di intralciare la nostra corsa verso la svolta! 3. Non è che sur bouquet te ce devi lancia’. Se il destino ti vuole ammogliata, il mazzo ti cadrà magicamente tra le braccia.
4. Ne consegue che, se prima di arraffarlo da sotto al tavolo, dopo aver pestato piedi, tirato capelli e fatto a gomitate pure coi camerieri, il bouquet  tocca terra, NON vale. Punto. Sennò allora famo che ognuna se lo porta da casa e semo tutte promesse spose!!!

 

Detto questo, io, al prossimo matrimonio m’affitto Roger, er filippino della dirimpettaia. Poi veniteme a dì “Se voi l’acqua àlzate“!

 


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