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MI HANNO COMMISSIONATO una storia di Natale. Succede quasi tutti gli anni. Dicono che nessuno sa parlare del Natale meglio di me.
LA COSA non mi sorprende. Anche Mozart, che era ateo, ha toccato il sommo dell’arte con lo straordinario Ave Verum. Ma scusate, come si puo’ imporre questo stress a un tizio che ha già 10.000 cose da fare? A un tizio che pochi giorni fa si trovava in Terapia Intensiva intubato e irto di flebo come un puntaspilli? Faro' la fine di Mozart.
DIRETE: «Puoi rifiutare». Si’, ma mi giocherei la carriera. Il mio datore di lavoro mi considera l’uomo delle sfide impossibili, un valore sicuro, il Superman degli scrittori. Rifiutando, guasterei la mia immagine. E chi ha voglia di guastarsi l’immagine?
COSI’ dovro’ inventare un soggetto e sceneggiarlo. Mi occorre una trama originale nello stile di Marc Lévy o di Guillaume Musso, vale a dire con l’amore al centro. Tutto questo su fondo di Natale. E qui comincia il problema, perché ho la testa piena di soggetti originali. Sono troppi, non so più dove metterli. Si affollano nella mia mente in un caleidoscopio di parole e d’immagini. Manca solamente una cosa: l’amore.
PERCHE’ una trama è come una donna. Te la puoi portare a letto, ma senza l’amore non è gran cosa. Per me è lo stesso con una trama. Se non l’amo, non so scrivere.
PER COSTRUIRE un romanzo ho l’abitudine di scrivere prima un plot dettagliato, poi di girare le scene una per una come si fa con i film. A volte scrivo la fine prima dell’inizio. Ma finché non c’è il colpo di fulmine, non comincio neppure. So che non ne varrebbe la pena, infilerei righe fredde e accademiche. Mancherebbe la tensione narrativa, il feeling, la suspense. Come molti scrittori bidoni, riempirei le pagine di descrizioni inutili per nascondere la mancanza d’ispirazione.
COME FACCIO a capire che mi sono innamorato? Semplicissimo, comincio a piangere. Quando piango per una trama, è un buon segno: significa che faro’ piangere anche gli altri. E’ incredibile come un dettaglio possa farmi innamorare. A volte mi basta una parola.
HO UN TEMA e una scadenza, più o meno come quando facevo le redazioni a scuola sotto l’occhio vigile della prof. E come allora, temo la pagina bianca mentre le lancette dell’orologio strisciano inesorabili verso l’ora in cui il foglio mi sarà ritirato con uno strappo brutale e un «no caro, il tempo è scaduto, dammi quello che hai fatto e se non va bene ti metto un bello 0.»
MA SE M’INNAMORO, allora non mi ferma nessuno. Divento incontenibile, una forza della natura. Finché non ho scritto la parola FINE mi sembra di bruciare. Non dormo più, non mangio più, liquido il mondo esterno e vivo soltanto per il mondo che scaturisce dalla mia mente. Un mondo meraviglioso nel quale sono l’unico dio.
Dragor






