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Unione 2.0 contro Forza Italia 2.0, quelli che resistono al cammino del Paese verso la Terza Repubblica
Creato il 05 dicembre 2012 da David Incamicia @FuoriOndaBlogLe primarie del PD sono state un bell’esercizio di democrazia da guardare con rispetto. Un esercizio di democrazia che ha riguardato però una minoranza di italiani. La proposta di Bersani si è definita in modo netto in termini di leadership e geografia politica, con un baricentro molto più spostato a sinistra rispetto al progetto originario del Partito Democratico. Il dato di fatto è che Bersani è diventato leader grazie anche ai voti di Vendola e ciò non potrà non avere conseguenze su un eventuale Governo PD - SEL.
La coalizione PD – SEL, diversamente chiamata “Italia bene comune”, vede convivere al proprio interno le posizioni più disparate e contraddittorie. Dal rispetto degli impegni europei alla TAV passando per la riforma del mercato del lavoro, dall’accordo sulla produttività al taglio della spesa, il rischio di dissipare un capitale di credibilità costruito a caro prezzo in quest’ultimo anno è più che concreto.
Milioni di cittadini guardano con forte preoccupazione all’assenza di un’offerta alternativa che rappresenti non già il mondo moderato, ma chi ritiene che le riforme di cui il paese ha bisogno siano di segno esattamente opposto rispetto a quanto proposto da questa coalizione.
Quella parte del paese che ritiene sia arrivata l’ora per lo Stato di fare la sua parte in termini di sacrifici, e che l’unica patrimoniale possibile sia appunto quella sullo Stato, sui beni che giacciono inutilizzati nella disponibilità di amministrazioni pubbliche pletoriche e inefficienti.
Italiani che ritengono che la pressione fiscale non possa in nessun modo e per nessuna ragione essere aumentata, e che le risorse per la crescita vadano trovate riqualificando la spesa pubblica.
Italiani che vogliono un sistema di welfare più orientato alla crescita e contratti che premino la produttività. Cittadini che non guardano con diffidenza alla concorrenza, e che considerano l’iniziativa imprenditoriale e associativa il motore fondamentale per fare ripartire il paese.
Italiani che sono convinti di poter tornare a giocare in attacco facendo leva sulle tante eccellenze del paese.
A questi cittadini non può essere proposta l’alternativa tra una sinistra passata in pochi anni dal post-comunismo, al blairismo, all’hollandismo, per poi tornare alle ricette dello statalismo più tradizionale, e una destra populista che ha predicato la rivoluzione liberale e moltiplicato invece gli sprechi e gli abusi di una classe dirigente impresentabile, portando l’Italia oltre l’orlo del baratro.
Queste due offerte politiche portano entrambe il segno del populismo che tanti disastri ha provocato in questi ultimi venti anni.
Non è davvero pensabile di dover assistere, di nuovo, alla riedizione dello scontro tra due coalizioni che contengono tutto e il contrario di tutto e che dal giorno dopo le elezioni trasferirebbero i conflitti dai talk show al Consiglio dei Ministri.
Un duello tra un’Unione 2.0 e una Forza Italia 2.0 ci riporterebbe nel pieno della Seconda Repubblica. E non siamo affatto sicuri che la maggioranza degli italiani non veda l’ora di assistere al confronto tra Bersani e Berlusconi.
L’Italia ha bisogno di un fronte della responsabilità che si assuma per intero l’onere di dire la verità sullo stato del paese, di proporre ricette concrete per tornare a crescere, di sostenere il peso della coerenza verso gli impegni internazionali sottoscritti dalla nazione.
Un movimento popolare, liberale e riformista che, nel solco di quanto iniziato dal Governo Monti, metta insieme la società civile disposta a impegnarsi e la politica che accetti la sfida della responsabilità e del rinnovamento. Contro i populismi di destra e di sinistra, verso la Terza Repubblica.
Editoriale di Italiafutura.it, pubblicato il 4 dicembre 2012
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