Non ci sono più i nemici di una volta.
Niente più tentacoli del terrorismo internazionale, niente più schizofrenici rapinatori tecnologici, niente più narcos sudamericani che dettano legge anche oltre i confini, niente banditi del(nel) tempo, o poteri forti dalla longa manus.
E' morto anche Osama Bin Laden.
Ora il nemico è un treno vuoto lasciato libero a scorrazzare per la Pennsylvania dalla dabbenaggine di un rotondo operaio dalla faccia neanche tanto sveglia (Ethan Suplee, nomen omen, perfetto per la parte).
Tony Scott esordisce nel suo A 30 secondi dalla fine e io che già avevo fatto scorta di Novalgina e Maalox per attenuare gli effetti della sua regia muscolare che non lesina mai montaggi ipercinetici e tagli di inquadratura sghembi così per accentuare un pò quell'effetto mal di mare che sembra piacergli tanto, mi devo ricredere.
Incredibile.
Non ci sono più tremori molesti nelle sequenze, addirittura posso fare a meno dell'aiuto farmacologico per vedere il film fino alla fine.
Che fosse malato di Parkinson e noi non lo sapevamo?
Se era malato in questo film era guarito.
Perchè quello che si nota in questo film è un Tony Scott che non trema ( in senso sia reale che metaforico) tirato a lucido, solido che si perde nella retorica solo in un finale che spinge a farlo.
Unstoppable è spettacolo che regge fino in fondo, una neanche velata satira sul ghe pensi mi classico degli americani e anche sul potere invasivo dei mass media capaci di creare allo stesso tempo eroi (per un giorno) e imbecilli(per sempre).
Nobilitato da una fotografia eccellente ad opera di Ben Seresin che crea un efficace contrasto tra il non colore della ruggine dei vagoni e i colori accesi dei boschi e delle città che il treno impazzito attraversa, Unstoppable si segnala anche per una notevolissima sequenza di derapage del mastodonte vagonato su un misero binario a mezz'aria.
Mentre nel precedente ferroviario di Tony Scott, Pelham 123,l'azione stagnava per dare spazio ai duetti isterici Travolta/Washington, qui invece regna sovrana limitando al massimo il rischio di ridicolo involontario che spesso si corre in questo tipo di film in cui i dialoghi sono spesso un corollario maldestro alla bellezza di sequenze tecnicamente entusiasmanti.
Unstoppable diverte quanto basta e quindi raggiunge il suo scopo pur abbozzando solo i personaggi principali (Washington e Pine, comunque efficaci nelle rispettive parti ) e ignorando totalmente gli altri che fanno parte del coro.
Ma in fondo il protagonista indiscusso è il treno 777.
( VOTO : 7 / 10 )