Magazine Diario personale
Sabato scorso ero a cena con amici. Nel ristorante, appena una famiglia con bimbi al seguito è andata via, siamo rimasti solo noi. Eppure è un ristorante rinomato, che al venerdì propone un menù di pesce che è una favola. Colpa della crisi, chissà.In ogni caso l’essere i soli avventori ci ha regalato la possibilità di conversare a voce alta, in maniera appassionata e così, tra una portata e l’altra, tra un risotto ai funghi e una scaloppina al limone, la conversazione è scivolata su uno degli eterni temi di conversazione: la seduzione, il corteggiamento.Ognuno di noi riflette, in quel che dice, quelle che sono le sue esperienze, è ovvio. Ma anche le sue convinzioni, che non sempre corrispondono al suo agire quotidiano.Mi spiego meglio. Uno dei commensali era un uomo molto intelligente, alto livello culturale, ottimo oratore. E scapolo. Il che lo ha reso una “preda” ambita, dall’universo femminile locale. Bene lui, senza ovviamente far nomi, ci ha raccontato le varie strategie di seduzione di cui è stato oggetto: dalla signora sfacciata e sicura di sé, che al secondo incontro gli ha esplicitamente proposto del sesso, ad un’altra, sua collega di lavoro, che lo adora timidamente e in silenzio.Si può ben immaginare lo spreco di battute ironiche del tipo: “ beato te, datti una mossa, sei uno scemo, ma cosa cerchi nelle donne, etc etc”Alla battuta “ma cosa cerchi nelle donne” lui ha risposto “il corteggiamento, nessuna corteggia più, sembra essere passato di moda ed invece io vorrei che una donna mi corteggiasse, discretamente ma costantemente.Al che gli ho chiesto: scusa ma perché non le corteggi tu? E lui: “ma io le corteggio, solo che corteggio quelle che poi scopro non essere interessate a me”.Ed io: ma non è che tu scegli inconsciamente ma costantemente, quelle che già sai che ti diranno di no perché in realtà tu non vuoi nessuna storia seria e duratura?Ha protestato, ma flebilmente. Penso di aver colpito nel segno. Lui, probabilmente, è il classico uomo che ha paura, paura di essere amato, paura che si possa materializzare la felicità. E pensare che tale tipo di paura è caratteristica delle donne, in genere. Un segno dei tempi, dove i ruoli sembrano essersi capovolti, anzi dove non sembra esserci più alcun ruolo tipicizzante.
Vermeer
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