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Una volta ero una karateka. E di quelle con i controcoglioni devo dire.
Era la mia vita, la mia sola passione, e speravo anche il mio futuro.
Non è stato così. Credo che questa cosa mi abbia segnato profondamente.
Non mi pento di quello che ho fatto e non mi pentirò mai di nulla.
Le cose sono cambiate e questo non si può negare.Non si può tornare indietro. Quello che è stato, non sarà più.
Stavo solo pensando a quanto in fretta e radicalmente può cambiare la nostra vita.
Fino a qualche anno fa ero convinta che un giorno sarei diventata una maestra di Karate. Questo era quello che sognavo per me.
Poi tutto è stato stravolto, i miei piani andati in fumo.
Il caso vuole che tutto ciò che di negativo mi è capitato nella vita, mi ha portato a "sfogarmi" scrivendo, scrivendo e scrivendo. Scrivevo per realizzare ciò che effettivamente mi era successo. Solo così riuscivo a fare un quadro preciso della situazione e a provare a risolvere il problema.
Ma ci sono problemi che non possono essere risolti del tutto, nonostante io continui a scrivere.
Oggi per me è diventato di fondamentale importanza potermi confidare con le parole, e mi coinvolge talmente tanto da farmi pensare seriamente ad un altro futuro che potrebbe attendermi. Il guaio è che lo vedo col binocolo questo fantomatico futuro, e non ho certezze concrete. Si, stasera sono altamente pessimista. Mi dispiace.
Un lato della mia personalità che proprio questa sera ha voglia di rompere il cazzo.
Quando facevo Karate ero "qualcuno". Ero la migliore. Mi sentivo vincente.
Ora non mi sento più unica. Mi sento in mezzo alla bolgia. Mi sento mediocre.
Lo so, sono una persona ambiziosa e talvolta presuntuosa, soprattutto quando scrivo cose di questo genere. Scrivere è come gridare per me.
Sapete quando siete giù di morale o incazzati neri e allora gridate fino a far andar via la voce e poi vi sentite molto meglio?
Ecco, se non grido ad alta voce e quindi non scrivo quello che penso, allora non potrò mai sentirmi meglio. Adesso come adesso non so cosa ho tra le mani: me le sento vuote. Sento come se qualcosa mi sfuggisse dalle dita.
Mi sono appassionata ad altre cose da quando ho mollato la mia arte marziale preferita. Eppure non riesco ad emergere.
Non riesco ad ottenere quello che voglio perché ho paura di dire quello che voglio.
E il bello è che non voglio nemmeno scriverlo. Perché non voglio che altri lo leggano.
Sono strana vero?
Vorrei tornare al tempo in cui le mie certezze erano salde. Vorrei tornare a sentirmi unica, come quando vincevo una gara e mi sentivo Dio in terra.
Si, ero immensamente realizzata.
Ora non è così, e non so quando potrò sentirmi ancora in quel modo.
Mi scuso per questo sfogo, ma ne avevo davvero bisogno.
Giulia
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