Essere cantautore, in Italia, oggi, deve essere parecchio difficile. Le opzioni di riuscita sono, per così dire, ‘predefinite’ – socialmente impegnato, anticonformista, colto e intellettualoide, di certo politicamente impegnato. Magari s’arrampica un po’ sugli specchi per trovare il verso che ci lasci di stucco ( e noi poveri italiani cresciuti a pane e Ligabue non sappiamo cosa pensare esattamente dei voli pindarici di un Vasco Brondi ). Insomma, l’aspirante cantautore italiano deve trovarsi il suo punto di equilibrio fra Max Gazzè e i Baustelle, senza perdere di vista i grandi del passato e tenendo giuste distanze da prodotti mediatici xfactoriani o defilippiani. Un fatica, per farla breve.
Poi arriva un cantante come Bob Corn, per gli amici modenesi Tiziano Sgarbi, che dopo aver iniziato con il grunge del suo primo gruppo Fooltribe prende la chitarra e si mette a fare cantare con la sua bella voce calda e piena. Senza seguire nessun tracciato prescritto – fa di testa sua, e a mio parere fa proprio bene. Arriva un album come The Watermelon Dream e capisco che per una volta non ho di fronte nessun costrutto sintattico da decifrare - le versioni di greco le ho fatte già al liceo, e non mi aspetto di mettermi su vocabolari di italiano con lo spesso piglio dei miei sedici anni.
Semplicità. Nell’usare uno strumento, e nel saperlo accompagnare con un degno talento canoro. Non puoi non innamorarti di un pezzo come Love Turns Around ( Don’t Look Back) , non appena attacca la chitarra a svelarti qualche campagna ( modenese? ) alla luce del tramonto. Il sogno del cocomero, come lo chiama lui, è una dimensione onirica - bucolica, campestre, con tanto di balle di fieno, e agricoltori sudati a fine giornata, e dai, si, anche qualche cappello di paglia. Ok, non molto modenese – più una carovana bianca e un fuoco su cui far scogliere i mashmellow. In ogni caso pace, e semplicità. “I just cut my hair, I got new shoes, iIgot my time I sing the blues”: così inizia August Rains Rhymes, e certo è Agosto, non sta piovendo, ma se dovesse mai cominciare metterei su questo disco.
Sono sette semplici pezzi di poco più di tre minuti ciascuno su cui Bob Corn fa sciogliere voce e ritmi da stanco viandante. Un po’ Iron And Wine , un po’ Edward Sharpe ( Love Turns Around ne è un eco ammorbidito e lentamente andante), un po’ The Tallest Man On Earth ( ma molto meno graffiante ). Molto Mumford And Sons , anzi troppo ( la loro Liar potrebbe essere un leitmotiv ispiratorio per tutto l’album ). The Watermelon Dream si apre con una ballata speranzosa -You The Rainbow, continua con un carme malinconico di percussioni morbide e liuti appena pizzicati ne Lost And Found, ma senza riuscire a stancare né sembrare anche minimamente flemmatico. Basti pensare al minuto e mezzo ( 38 secondi ) di Breathless Song che interrompono con un certo piglio la dolcezza di August Rains e Love Turns Around, un intramezzo mozzafiato come un bacio, appunto. Call My Name chiude l’album, mettendo da parte tutto il resto dell’orchestra, consumando le sue ultime parole sulla chitarra. Ascoltarlo non avrà preso nemmeno quaranta minuti dell’intera giornata, e intuirne il messaggio non ha richiesto nessuna ricerca bibliografica. Capire la semplicità nel fare buona musica, del resto, è una dote rara.
Marzia Picciano
Voto Marzia: 7,5
Voto Nico: 7
Tracklist:
1. You The Rainbow
2. Lost and Found
3. August rains Rhymes
4. Breathless Song
5. Love turns around (don't look back)
6. Just the garden
7. Call me my name