Uscite discografiche 2011: Eddie Vedder - Ukulele Songs

C’è una nuova legge nel mondo della musica per la quale se sei un well-respectable mestierante del mainstream e magari hai anche fregiato del tuo passaggio la storia della musica – per lo meno quella degli ultimi vent’anni - hai il dovere (o sacrosanto diritto) di poterti permettere un album in ukulele.
Scherzo, ovviamente. Ma mi pare in ogni caso la ratio sottostante ad un lavoro come Ukulele Songs di Eddie Vedder.

Niente da dire, Eddie, sai suonare l’ukulele. Ma perché farci un album? Ascolto e riascolto, e l’impressione che ho è la seguente: hai bisogno di prendere il tuo tempo dalle intro violente di canzoni come Black e per questo ti fai una settimana di chiusura in studio – o qualche spiaggia o isola deserta dove l’ukulele è strumento nazionale – e compi quest’atto di virtuosismo meditativo e applichi la tua catarsis aristotelica in compagnia di qualche big label che te lo finanzi. Va bene, ho esagerato, ma un pochino ci ho preso, eh?

Sedici canzoni di durata media 3-4 minuti ( ma anche meno ), diciamo la media per lo strumento in questione. Qualche volta è accompagnato da qualche voce (Cat Power nella dolce Tonight You Belong To Me ), a volte coverizza ( e in quel caso, anche con una voce piena e baritonale come la sua, mi trovo a disagio a non sentire Ella Fitzgerald cantarla ), a volte si lancia violentemente sulle corde e cerca di assorbirne tutta la magia ( un pezzo come Can’t Keep è un esempio perfetto). Nessuna canzone sembra ‘partire’ davvero, eccetto forse per Longing To Belong; molto d’effetto anche Light Today con la spuma che graffia la sabbia in opening.

Sleepless Nights con Glen Hansard è un bel pezzo molto sofferto. Non è l’ukulele, sono lui e la sua magnifica voce a caratterizzare ogni pezzo. You’re True è un abbozzo di canzone, lo sfogo di un solista che cerca di entrare nel vivo di una melodia: ma è un processo psichico personalissimo, e noi spettatori da lontano difficilmente potremmo coglierne il quid. Non è classificabile nemmeno come un acustico.
Se voleva fare il verso a Bon Iver, non ha colto la multi tonalità di una voce come la sua capace di sostenere un pezzo anche senza una batteria sotto; e quello che mi viene in mente è Daniel Johnston mentre si auto registrava nelle prime cassette – con la differenza che Johnston è genio per quello.

Non voglio criticare l’indubbio valore di Eddie Vedder. Sono convinta che Into The Wild lo abbia notevolmente segnato per convincerlo a quest’impresa virtuosa. Sono convinta anche che l’ukulele abbia un suo personale percorso musicale e che debba essere apprezzato per quello.
E apprezzo molto anche lo sforzo di Vedder. E’ un album estremamente personale, ma anche estremamente virtuoso: lo sforzo per comporre sedici tracks ( che comunque insieme non fanno più di mezz’ora ) con in mano solo uno strumento a corde è notevole, il risultato anche. Però, continuo a pensare che per una pausa meditativa di questo tipo metterei in play Sufjan Stevens, non lui.

 

Marzia Picciano

 

Voto Marzia: 6/10
Voto Nico: 6/10

Tracklist:
1.Can't Keep
2. Sleeping by Myself
3. Without You
4. More Than You Know
5. Goodbye
6. Broken Heart
7. Satellite
8. Longing to Belong
9. Hey Fahkah
10. You're True
11. Light Today
12. Sleepless Nights
13. Once in Awhile
14. Waving Palms
15. Tonight You Belong to Me (featuring Cat Power)
16. Dream a Little Dream