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Uscite discografiche 2011: Fovea Hex - Here is where we used to sing

Da Sonofmarketing @SonOfMarketing

Questo articolo è stato pubblicato per www.beatbear.it e lo trovate a questo link.

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Siete pronti ad immergervi in un'esperienza unica? Perchè il nuovo disco di Fovea Hex è qualcosa che va aldilà e della musica e riesce portarvi lontano con la mente e allo stesso tempo più vicini a voi stessi grazie all'alto livello di profondità e introspezione dell'album. L'anima dei Fovea Hex è Clodagh Simonds, musicista e cantautrice Irlandese che debuttò con i Mellow Candle con Swaddling Songs che già metetva in evidenza un folk elegante, raffinato e molto notturno. Successivamente una lunga assenza dalle scene musicali (senza contare le importanti comparsate nei dischi di Thin Lizzy, Mike Oldfield e soprattutto nel capolavoro Black Ships Ate The Sky dei Current 93) e il ritorno nel 2005 con Bloom, uno dei tre ep raccolti nell'Lp Neither Speak Nor Remain Silent con lo pseudonimo di Fovea Hex, collettivo che comprende anche Michael Begg, Carter Burwel, John Contreras, Roger Doyle Brian e Roger Eno, Robert Fripp, Julia KentPercy jones, Cora Venus Lunny, Laura Sheenan e altri importanti muscisti. Here is where we used to sing è quindi il secondo lavoro di questo progetto (prodotto sempre dalla Janet Records) che mantiene e supera le aspettative (già alte) senza dar spazio a nessuna dissonanza cognitiva nell'ascoltare. Le sonorità sono raffinate e trovano radici nell'ambient e nella musica orchestrale, il tutto avvolto da un velo di oscurità e curato nei minimi dettagli.

L'incipit con Far From Here (che ha sfumature di Desertshore di Nico)è davvero maestoso e quasi liturgico, la voce della Simonds è un soffice coltello che si posa delicatamente sulle tastiere. Play Another ha un inizio più nervoso (e lo stato di tensione si mantiene per tutto il pezzo), dovuto soprattutto al violino minaccioso di Cora venus Lunny e il violoncello di Kate Ellis. L'oscurità si diffonde ulteriormente di Falling Things (Where Does a Girl begin?) dove troviamo la splendida voce eterea di Laura Sheeran; fra i migliori pezzi dell'album un brivido lungo la schiena (You might recall some sunny day this other day of falling things Raising your face… And then I might fall calling your name as I'm streaming by). In Every evening, che riprende le atmosfere del pezzo d'apertura, vede alle tastiere Brian Eno ed è quello che risente maggiormente della cultura musicale irlandese.

Dopo l'intervallo strumentale quasi dronico di brisance, my baby, c'è a hymn to Sulphur, altra perla del disco dove splende la bravura vocale della Simonds e la perfezione del controcanto della Sheeran e fra le due si fanno sapzio viola, violoncello e, in alcuni intermezzi, la chitarra. Love for the Uncertain è un esperiemnto strumentale sicuramente più riuscito, soprattutto dal punto di vista emotivo, mentre jewelled eyes è un altro gioiello del disco che vede solo il violoncello come accompagnamento alla voce ed è impossibile non lasciarsi trasportare. Stessa cosa dicasi per Diamonds nella quale compare anche la lira e che ricorda molto una versione dei Dead Can Dance scarnificata, ma l'inteistà e l'umore sono gli stessi. Celandine, ultimo intermezzo strumentale, è un puro divertissment ambient; il finale è affidato alla devastante Still Unseen, che accentua le sensazioni percepite in Diamonds.

Il disco è un vero trip interiore a cui ne consegue una vera e propria alienazione dal resto del mondo: quasi tutto perfetto e impeccabile dal punto di vista prettamente musicale se non fosse per i brani strumentali che non trovano una loro precisa collocazione nell'ottica complessiva. Ma questo non va ad intaccare lo straordinario lavoro fatto per l'album che entra di diritto nella top ten dei dischi del 2011.

Nicola Orlandino


Voto: 8/10

Tracklist:

Far from her
Play Another
Falling Things (Where Does A Girl Begin ?)
Every Evening
Brisance, my baby
A hymn to Sulphur
Love fort uncertain
jewelles eyes
Diamonds
Celandine
Still Unseen


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