Se siete affezionati ai cosiddetti altri suoni avrete sicuramente sentito parlare e avrete avuto modo di apprezzare i Submotion Orchestra. Se cosi non è affrettatevi ad ascoltarli perchè abbiamo a che fare con un collettivo di talenti. IL gruppo proviene da Leeds ed è formato da 7 elementi, tutti con un gran bel curriculum accademico: la voce di Ruby Wood (che ha anche un suo progetto solista, Loopology) , Simon Boddoe (The Haggis Horns, LIMA Orchestra) alla tromba, Taz Modi alle tastiere, Chris Hargreaves al basso, Tommy Evans alla batteria, Danny Templeman alle percussioni e poi c'è Ruckspin (aka Dom Howard) come ingegnere del suono. Quest'ultimo è anche un dj e un produttore abbastanza noto nell'ambiente.
L'ep di debutto uscito l'anno scorso già metteva in evidenza le capacità tecniche e creative della band che riescono a fondere magistralmente più generi come il dubstep e soul. Quest'anno finalmente esce The finest hour, il debutto con lp per Exceptional records, casa discografica underground londinese e che ha prodotto Ken Ishii, DJ Krush, and Calm.
Le sonorità, come anticipato prima, sono caratterizzata dal dubstep che si fonde con l'avant-garde jazz, la soul e la voce di Ruby evoca molto i gruppi pionieri del trip-hop. E questa impressione è subito confermatod all'inizio soft e sofisticato di “Angel's eyes”: con una sola canzone la Wood riesce subito a rapirti l'anima.
Un intro di piano e poi la tromba in punta di piedi fanno pensare ad un altro pezzo fotocopia del precedente, ma invece non è cosi: perchè presto basso, percussioni e sintetizzatori si fanno sentire in “Back Chat”: pezzo strumentale dalle tonalità oscure che alla fine in maniera elegante riprende il tema iniziale. Il ritmo sale con “Always”, un uptempo che viene addolcito dalle tastiere e dalla tromba. “Hymn for him” è uno dei pezzi migliori dell'album: la prima parte tastiera e voce, poi tocchi di elettronica e poi smooth jazz con un testo altrettanto evocativo (Touching not an empty void/Empty voices heard/A child is lost in life we trust/Falling un-aware/A hymn for him/Hits the ground/No breath no sound/Suddenly he’s gone). “All yours” mantiene la stessa atmosfera ma è un pezzo tutto soul e jazz: l'assolo di tromba finale di Simon è qualcosa di straordinario. “Pop N lock” è un perfetto esempio di future bass moderno: pezzo tutto strumentale, accelera e rallenta a dovere integrando le note di dubstep con inserti di avantgarde e tribalismi etnici.
L'uno.due seguente è la sentesi della bellezza di questo disco: “Suffer Not” pezzo che riprende le sonorità di All yours ma con una interpretazione di Ruby Wood, quasi più sofferta;”Secrets” invece ha ritmo ed è un fantastico e continuo taglia e cuci, con l'esplosione finale da free jazz da orgasmo. Le conclusive “Finest Hour” e “Perfection” sono quelle che più ricorda gli Air, Zero 7; Portishead e tutta la bella compagnia del downtempo.
Un disco imperdibile che ci proietta nel futuro (musicalmente parlando), senza sganciare il vagone del passato. Tecnica, ritmica, movimento, trasporto emotivo, atmosfera: (citando Gilles Peterson) “Un perfetto mix tra Dubstep e Cinematic Orchestra”.
Nicola Orlandino
Tracklist:
01. Angel Eyes
02. Backchat
03. Always
04. Hymn For Him
05. All Yours
06. Pop N Lock
07. Suffer Not
08. Secrets
09. Finest Hour
10. Perfection
Questo articolo è stato scritto per la rivista Beatbear.