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"V." di T. Pynchon

Creato il 27 agosto 2011 da Bens
"Se provi a dirmi che hai capito anche una sola pagina di questo libro, t'ammazzo."
"Definisci il termine capire"
"Che una cosa la leggi e ZAC, eccola impressa nella mente con la limpidezza e l'onestà di una parola semplice ed umile."
"Ma come parli?"
"Dai, dico sul serio! Tu cosa hai capito di V.? Di Benny Profane? Di McClint? Di Esther e Paola? Degli altri cenotmila nomi e volti che si accavallano, inopportuni e stralunati, per seicento pagine?"
"Ho capito molto più dalle persone che lo hanno letto rispetto a quelle che ci hanno recitato dentro."
"Eh?"
"Scusa, mi stavo adattando al tuo gergo da nipote orfano di William Faulkner."
"Che fai mi prendi in giro? Dai, sinceramente, chi è V.? Una sorta di cavaliere mascherato? Milord di Sailor Moon? Un Edmond Dantes post Chateu d'If? l'antroporfomizzazione dell'ubiquità del sesso? Che è sta V.?"
"Magari è solo un filo rosso."
"No, non credo proprio di aver capito." 
"E se invece di chiederci cosa sia V. ci chiedessimo cosa sono gli altri intorno a V.?"
"Spostare l'obiettivo e decifrare le persone in funzione di V.?"
"Più o meno. Voglio dire che, nelle varie trasformazioni di V., il suo ruolo è sempre stato falsamente ambiguo. Ma gli altri? Cioè, noi? Cos'ha V. che, pure trasformata in un topo di fogna, tanto ci attira fino a cercarla nei luoghi più remoti? Cos'ha V. che manca a noi?"
"Mi stai dicendo che questo libro è stato spacciato per un romanzo, quando invece sarebbe stato più opportuno definirlo un polpettone retorico sulla ricerca del senso?"
"Hai mai letto un libro che non fosse qualcosa del genere? Tutti cercano V., magari ha nomi e forme diverse, ma il desiderio inappagato ti frustra con la stessa indecente violenza."
"Sì, ok, ma qui è tutto un gran casino: un nodoso intrigo di vicende e storie che non hanno né capo né coda e con tutta onestà ho continuato a leggerlo, come fossi imbizzarrito, solo per sbarazzarmene il prima possibile. Non nego la genialità e la bontà di certe osservazioni, ma finiscono con l'annegare nel non-senso, nella non-storia."
"Prova però un attimo a pensare ad un marziano che, sceso sulla Terra, si mettesse in testa di scrivere un romanzo su noi umani, concentrandosi su campione limitato di individui. Credi che ne uscirebbe un lavoro più fluido di quello di Pynchon?"
"Raccontando tutte le nostre manie e fobie? Che poi se ci pensi bene, sono più comuni di quanto ci si aspetti, proprio come una grande e comune V., non credi?"
"Sono d'accordo con te."
"Però, noi stiamo dando per scontato che questo libro sia stato scritto per chissà che aulici scopi, una Divina Commedia un po' beat, con dei sottointesi intellettualoidi di improbabile comprensione però facciamo finta d'aver capito altrimenti facciamo la figura dei commercialotti che godono leggendo robaccia da autogrill. E se invece tutta questa manfrina sull'apoteosi della ricerca insoddisfatta fosse una cazzata e V. stesse semplicemente per vagina?"
"Noi stiamo dando per scontato anche che Pynchon stazioni in solitaria a Glen Cove. Nessuno lo ha mai visto in faccia. Non concede interviste. Non ritira premi. E se invece Pynchon fosse un marziano?"

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