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Vaccinazioni pediatriche. La calunnia è un venticello...

Creato il 22 novembre 2013 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Vaccinazioni
vaccinazioni pediatriche
Vaccinazioni pediatriche

Alcuni giorni fa, ad un corso di preparazione al parto tenuto dalla ASL di Pisa, una pediatra ha ricordato alle future mamme la necessità di effettuare tutte le vaccinazioni indicate dalle autorità sanitarie. Ha informato che in Toscana la copertura vaccinale è buona, tranne che a Pisa.
Ha spiegato che ciò è dovuto alla presenza di pediatri come il dottor Eugenio Serravalle che scoraggiano i genitori a vaccinare i bambini. Ha poi  aggiunto che il dottor Serravalle ha dovuto ricredersi sulla necessità di praticare le vaccinazioni, dopo che un bimbo, suo paziente, è morto di meningite. Il dottor Serravalle sono io.
Chi sia invece la pediatra in questione mi sarebbe facilissimo saperlo, ma ho evitato di ottenere l'informazione per non avere la tentazione di imitarne il comportamento, ed anche perché se le attribuissi un nome ed un cognome acquisterebbe l'identità di una collega, e, per quanto forte sia l'indignazione, credo che sarebbe in me più forte il dovere della deontologia professionale che impone di non assumere atteggiamenti scorretti e diffamatori verso un membro del proprio ordine professionale (denunciarlo in sede giudiziaria, invece, si può, e su questo mi riservo di decidere nei prossimi giorni).
Lascio quindi ignota l'identità della gentile collega, così non diffamo nessuno se affermo che a colpirmi di più non è stato il fatto di avere fatto il mio nome e cognome, ma l'impudicizia di avermi attribuito un voltafaccia e niente meno che un piccolo paziente morto, cose entrambe surreali, più che false.
Sto finendo di scrivere un libro per ribadire una volta di più le storture cui ha dato luogo la politica dell'iper-vaccinazione a tutti i costi; sono sempre e rimango a fianco dei genitori danneggiati dai vaccini e delle associazioni che li rappresentano; sto creando una rete di medici che da anni combattono non le vaccinazioni, ma le campagne allarmistiche, le pressioni terroristiche sulle famiglie, e la disinformazione a tutto campo rivolta ai genitori perché accettino passivamente di inoculare ai bambini 6 (dico sei) vaccini tutti in una volta, o di imbottirli di vaccini anti-influenzali (dimenticando che quelli che li rifiutano o non li utilizzano su di sè sono proprio i medici, come si è visto in occasione del rifiuto di massa contro il vaccino H1N1).

Tra le altre cose, continuo a studiare i dati, quelli che raccolgo a centinaia sui miei pazienti, quelli sulle varie patologie forniti dall'OMS, interpello i colleghi stranieri che hanno tesi diverse dalle mie, al fine di farmi un quadro il più chiaro e realistico possibile dei reali pericoli epidemiologici nel nostro paese o nel mondo.
Non so se chi vaccina ad occhi chiusi, senza porsi tante domande, senza volere ascoltare le osservazioni di altri colleghi, e accontentandosi di gettar loro addosso un po' di fango, di frottole, di invenzioni imbecilli, faccia altrettanto: studiare, intendo, informarsi, cercare di orientarsi e  di orientare i genitori con gli strumenti della propria professione e della propria esperienza.
Quando consiglio i genitori sul calendario vaccinale, non lo faccio insultando o denigrando i colleghi che la pensano diversamente da me, semplicemente espongo loro i dati di cui sono in possesso. E neppure li accolgo nel mio ambulatorio mostrando loro  la lista dei bambini italiani danneggiati da vaccino e dei rispettivi pediatri che glielo hanno somministrato, anche se, in questo caso, non inventerei nulla, contrariamente a quanto ha fatto la gentile collega.
E' auspicabile, per l'intera comunità dei pazienti, che  comportamenti  di questo tipo non siano frutto dell’ attuale  politica sanitaria, che considera ormai i medici che lavorano nelle strutture pubbliche al pari dei venditori di enciclopedie: per ogni vaccino somministrato danno loro un incentivo.

Io, al contrario, quando sconsiglio un vaccino, perdo un guadagno. Lascio agli altri decidere chi sia più credibile, se non professionalmente, almeno dal punto di vista della difesa dell'interesse personale.



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