Nonostante le quotidiane disinformazioni provenienti dalla redazione del Fatto Quotidiano, ovvero “coloro che odiano il Papa” come ha giustamente sostenuto Paolo Gambi sull’Huffington Post, il Vaticano continua a fare (meglio tardi che mai) passi avanti nell’antiriciclaggio.
Lo ha riconosciuto la Banca d’Italia, pur rilevando la strada ancora da compiere. Recentemente essa ha negato il rilascio alla Deutsche Bank dell’autorizzazione a sanatoria per i circa 80 bancomat installati all’interno del Vaticano, ovvero è stato bloccato il pagamento con le carte di credito provocando seri disagi ai Musei, la farmacia e all’Obolo di San Pietro, ma in seguito a questo -come si spiega su Milano e Finanza- «vengono in rilievo non solo la normativa antiriciclaggio, ma anche l’esistenza e l’adeguatezza di una normativa bancaria conforme a quella europea in materia di operatività di una banca di un Paese della Comunità (nel caso, la Deutsche) con un Paese extracomunitario».
Su Il Messaggero viene anche spiegato che di fronte alla negazione della Banca d’Italia, «le autorità d’Oltretevere replicano elencando punto per punto tutti i passaggi normativi finora effettuati per raggiungere gli standard richiesti a livello internazionale». Ad esempio, dopo il cambiamento voluto da Benedetto XVI, sono stati affidati più poteri all’Autorità di informazione finanziaria (Aif) che ora può stipulare, se lo ritiene necessario, protocolli di intesa direttamente con i vari Stati, senza avere prima l’autorizzazione della Segreteria di Stato che verrà informata solo in un secondo tempo.
Oltre al Fatto Quotidiano, anche la giornalista d’assalto Milena Gabanelli ha pensato di giocare sulla disinformazione, sostenendo che, per quanto riguarda l’antiriciclaggio, «non è vero che il Moneyval abbia promosso il Vaticano». Il Moneyval è l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa di anti-riciclaggio. E’ la stessa falsità divulgata da Marco Politi, in realtà la valutazione complessiva sull’antiriciclaggio «è stata superata», come spiegato da Il Sole 24 Ore dopo la pubblicazione del rapporto di Moneyval (qui un approfondimento).
Alla mistificazione di Politi e Gabanelli ha risposto direttamente la Banca d’Italia con un comunicato, nel quale ha spiegato che il Vaticano non è un sorvegliato speciale, ma sta seguendo la normale procedura di valutazione prevista per tutti i Paesi. Come riporta il Corriere della Sera, «non c’è stata nessuna bocciatura da parte del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa». Il rapporto che il Vaticano dovrà presentare il prossimo luglio non è un esame di riparazione a settembre, «e non è una procedura sanzionatoria», ma la prassi «standard» usata per tutti i 29 Paesi sottoposti al cosiddetto Terzo round di valutazione. D’altra parte, il Vaticano «non è monitorato da nessun altro organismo internazionale», come ad esempio il Gafi. Cosa che -si prosegue sul quotidiano di via Solferino- sarebbe accaduta se la Santa Sede avesse ottenuto 10 voti negativi o parzialmente negativi sulle 16 questioni «cruciali» per l’antiriciclaggio.
In realtà -per la disperazione della Gabanelli- la Santa Sede ha ottenuto una maggioranza di voti positivi (9 contro 7 su 16). Jaime Rodríguez, un portavoce del Consiglio d’Europa, ha spiegato che «la Città del Vaticano è stata sottoposta al normale sistema di rapporto in progress del cosiddetto Terzo round, che richiede che ogni Paese presenti un “progress report”, un anno dopo l’adozione del suo primo Rapporto di valutazione». Il Vaticano non è all’interno del circuito delle “procedure di accrescimento di conformità” del Moneyval, vi sarebbe entrato nel caso avesse «mancato l’implementazione dei documenti di riferimento o per non aver messo in atto le raccomandazioni contenute nei rapporti di valutazione», così come ogni altro Paese.
Certamente il blocco del servizio di pagamenti con Bancomat all’interno del Vaticano sembra un inciampo nel cammino positivo intrapreso, speriamo sia soltanto una sospensione temporanea.