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Vecchiaia giovanile

Da Paride

Oggi esco. Davvero, oggi esco. Mi rado, via questa barbaccia, taglio i capelli, una buona acqua di colonia, e tac, ridivento un uomo normale, onesto cittadino e instancabile lavoratore. Un uomo normale, coi suoi problemi normali, le sue gioie normali, le normali chiacchiere col vicino e normalmente porto pure fuori il cane. Magari vado anche a far la fila in banca, che ho proprio voglia d’esagerare, poi altrettanto normalmente vado a far la spesa. Credo che al supermarket si dovrebbe comprare la sola roba integrale, con un occhio al portafogli e uno al colesterolo e alla linea. Meglio mantenersi in forma, gli obesi non sono produttivi per la società, meglio essere previdenti con i tempi che corrono! Malattie, influenze, catastrofi naturali, catastrofi artificiali, il pil che galoppa all’indietro, l’inflazione! Sempre meglio prevenire che curare! Appena finito torno a casa, devo provar subito il mio nuovo apparecchio per il digitale terrestre. Metto su media shopping, il mio canale preferito tutto dedicato ai miei acquisti per corrispondenza. Che sorriso smagliante ha quel televenditore! Mi ha convinto! Fra una settimana arriverà direttamente a casa mia, il mio nuovo computer. Certo, forse avrei fatto meglio a finir di pagare le rate di quello vecchio prima di acquistarne un altro, ma era un tale affare! E quel televenditore.. che sorriso! Che bello finalmente non mi sento più un rifiuto della società, ma sono diventato un ingranaggio perfettamente oliato, ho appena contratto debiti, ho appena fatto girare l’economia! Finalmente la bellissima perla racchiusa al mio interno è sotto le amorevoli cure della società, che con essa si nutre poco a poco, lasciandomi in un sano e protettivo anonimato, che mi farà raggiungere la venerabile età di matusalemme ripagandomi con una bella pensione. Com’ero stolto quando pensavo di dover nutrire la mia perla con la società, invece che fungerle da combustibile! E com’ero stolto, quando sostenevo che avrei preferito che me la strappassero con forza dal di dentro, proprio come la strappano i pescatori all’ostrica, piuttosto che lasciarmela consumare lentamente, così per riuscire anche solo una volta a vederla risplendere di luce! Com’ero stolto! Ma vi prego, se non ridivento stolto a tempo breve, siete autorizzati a spararmi.

Mi sveglio, ma non so neanche che ora sia. Neanche stanotte, il diavolaccio è venuto a prendermi, forse aspetta che sia io a fare il primo passo. Cerco in giro qualcosa che mi dica quanto ho sostato nello stato di coma post-sbornia. La testa risuona come in un concerto dell’orchestra filarmonica di Londra, con il piccolo, fastidioso particolare, che i musicisti sembra imbraccino e adoperino motoseghe invece di viole e violini. Credo di aver esagerato ieri. Sì, decisamente quando vai a letto ubriaco e ti risvegli ancor più ubriaco, vuol dire che hai esagerato. Trovo il telecomando e accendo la tv; vedo ancora doppio. Neanche provo ad alzarmi, dovrei vomitare ma riesco a trattenermi. La luce fosforescente che emana lo schermo del televisore mi trafigge gli occhi pulsanti di dolore, orfani del confortevole buio, i suoni e le musiche alzano il volume alle motoseghe dei musicisti. Guardo un poco distrattamente, senza capire bene il significato delle immagini che scorrono incessanti, si tratta di pubblicità forse. Mi rendo conto di essere in perenne ritardo con il mondo, che va davvero troppo veloce per i tipi come me. Ma non è un problema tanto grave, il più delle volte si riesce ad ignorarlo benissimo (o almeno, io credo di riuscirci benissimo). La testa è pesantissima, la muovo a fatica cercando ancora di trattenermi dal vomitare. Ora cerco invece di afferrare il senso di ciò che vedo. Credo che per distruggere il mio tenue, esiguo ed effimero intelletto, la televisione sia il mezzo ideale. Quanto vorrei potesse pensare al posto mio! Dopo un po’ che mi sforzo, riesco a capire qualcosa. Sono telespettatore di una trasmissione d’approfondimento culturale-psicologico, che tratta e c’informa sull’utilità del ballo all’interno delle coppie sposate o conviventi da più di sette anni. Ho scoperto con mio grande piacere, che può servire a rinsaldare l’unione e l’intesa tra i coniugi, e ad aiutare a superare alcuni dei problemi legati alla noia che scaturisce dall’abitudine al patner e dalla mancanza di novità e sorprese nel rapporto, come il calo nelle prestazioni sessuali e affettive. Davvero molto istruttivo e interessante, quindi spengo la tv, e non riuscendo a trattenermi oltre, giacché ho un motivo in più per vomitare, vomito. Mi guardo dentro, credevo di avere di più, ma forse sono momenti. La tristezza mi assale, per un momento mi sento proprio uno scarabeo stercorario, dentro sento come se non ci abitasse più nessuno, quindi non posso neanche farmi schifo da solo. Ad ogni modo, dopo questo breve periodo di smarrimento, smetto di torturarmi il cervello con degli snervanti flussi e riflussi di una coscienza che non credo più d’avere, fumo uno spino, riaccendo la padrona e rimango a letto. Magari esco, domani esco. Oppure no. Mi faccio spesso quando sono a letto e mi faccio spesso anche molte domande, forse un po’ strane. Non dovrei farmi certe domande, perché spesso rischio che siano più belle delle risposte. Suona la sveglia, ma che ore sono? Cazzo, gia le sette. Non ci penso e la spengo subito, chi se ne frega? Ma il movimento mi fa perdere il dolce tepore che avevo così caro nel mio lettuccio. A fatica, cerco di riconquistarlo molto infastidito da tale perdita. Che cosa si deve dire quando non c’è niente da dire? Non lo so, non ci si guarda negli occhi e si parla del tempo, suppongo. Oppure si domanda cosa si è fatto ieri, come sta la mamma, come va con la ragazza, come sta l’amico in comune che da tanto non vedi, se si è comprato una nuova chitarra, se ha venduto la vecchia, se ha chiuso con la musica. “Che ti offro, prendi una birra, qualcosa?” poi “ciao, ci vediamo, magari un giorno di questi ti chiamo, usciamo” e “ ciao, OK, si, ci sentiamo, salutami tutti, a presto, ciao”.Non è meglio continuare a dormire? Io non mi alzo. Si, non mi alzo, in fondo perché dovrei alzarmi? Per chi dovrei? Io non mi alzo. Me ne sto qui a pensare, al calduccio, a guardare tante cose, tipo il soffitto, il comodino, la finestra, che a molti non sembra ma sono cose interessanti.Chi me lo fa fare? Magari mi riaddormento. Dovrei alzarmi quando invece riesco a viaggiare restando fermo, immobile e comodo, semplicemente sognando? Ma purtroppo alla fine ci si deve alzare, per mangiare, bere, andare al cesso, per queste robe qua insomma, gli inconvenienti del vivere. Quindi mi alzo. Sì mi alzo, una doccia, un panino e poi via. Anzi, magari non via, magari resto a casa. Si resto chiuso dentro casa, che dovrei pure scrivere un po’. Dovrei? Come dovrei? Ma che dico? Se dovrei scrivere, non devo assolutamente scrivere, me lo sono promesso, no, no, provo a dormire. Però peccato, a volte prima di addormentarmi riesco ad inventare bellissimi versi, parole e frasi, che chi sa perché, poi non riesco mai a ricordare. Spero che domani non siano svaniti. Ma allora che faccio? Mi faccio. Sì non mi alzo.


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