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Vendola così non va !

Creato il 29 dicembre 2010 da Diarioelettorale

Si discute in questi giorni dell’accordo tra FIAT e una parte de sindacati per Mirafiori. L’accordo sembra diventato il discrimine per le possibilità di alleanza elettorale in future elezioni tra il Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà il partito di Nichi Vendola.

Il che è un po’ come dire che ci si trova a litigare “per la vigna dell’arciprete”.

Ho cercato in rete il PDF dell’accordo tra FIAT e sindacati per Mirafiori e ho letto un documento che si muove, in un momento di forte crisi del lavoro, della occupazione e degli investimenti, nella direzione di una riorganizzazione dei fattori di competitività (ed in favore dell’azienda quindi), ma anche in favore del salario (dei lavoratori quindi) e degli investimenti (del Paese quindi).

Fermo restando che è la FIOM a dovere spiegare perchè in questo momento storico ha ritenuto di non potere convergere con gli altri sindacati su questo accordo, personalmente credo sia consequenziale quanto deriva dalla firma o meno dell’accordo, e che incomprensibile appaia alla stragrande maggioranza degli operai prima e al popolo italiano poi, che sia possibile mettere a rischio un investimento di tale portata per questioni del tutto secondarie e che dimostrano seplicemente il ritardo con cui alcuni settori sindacali riescono a percepire i termini nuovi della realtà, e quanto dannoso possa essere tale ritardo per il futuro dell’intero paese.

Spiace che Nichi Vendola, in qualità di aspirante “statista”, chiamato alla prima vera prova sulle sue possibili qualità di governo si sia rifugiato nella comodità della minorità dei “duri e puri” prigionieri di una ideologia tardo-operaista tanto consolatoria quanto sterile ed incapace di essere artefice di un qualche cambiamento.

E si che gli spazi per le interpretazioni politiche c’erano e ci sarebbero come si evince dalla lettura di questo testo di Bankomat per Dagospia:

Marchionne farebbe meglio a darsi meno arie e comprarsi una giacca. E meditare su qualche numero, anziche’ far meditare noi sui suoi modelli socio culturali.

Un milione e mezzo di auto prodotte in Francia nei primi nove mesi del 2010. In Germania 4,1 milioni circa, oltre 930mila in Gran Bretagna e 1,4 milioni in Spagna. Solo 444mila in Italia. Parliamo di fior di Paesi europei che, in un anno certo non di grande boom, hanno prodotto in casa loro una enorme quantita’ di auto, con leggi civili e costi europei. E per carita’ di Patria non citiamo Polonia e Repubblica Ceca, che qualcuno potrebbe non ritenere paragonabili in tutto e per tutto all’Italia.

Questi dati desolanti pubblicati oggi da Repubblica , e con la precisazione ad esempio che in Germania l’operaio guadagna 500 euro al mese più’ del collega italiano, sono un macigno sulle tante balle spacciate da anni dalla Fiat e dai suoi giornali e politici amici. Il problema dunque non e’ la globalizzazione, ne’ la Fiom Cgil che pure qualche suo problemino culturale lo ha. Il problema sono la Fiat, il suo management e la famiglia che ne mantiene il controllo con l’aiuto di molti soldi altrui.

Ieri era uscito un altro dato: Audi investira’ in quattro anni oltre 11 miliardi, dei quali circa meta’ in Germania. Marchionne, ma di cosa stiamo parlando? Qui ci sono sul tavolo 11 miliardi di investimenti della sola Audi, non certo un produttore di auto di massa per il popolo.

La grande abilita’ della Fiat e’ stata in questi anni far credere a tutti che c’era un problema di mercato mondiale di cui era vittima la Fiat, ma che, soprattutto, le auto non si vendono perche’ per motivi di contesto esterno si produce poco e male in Italia. E’ vero l’esatto contrario: si progettano e si vendono male le auto fiat sicche’ la produzione in Italia cala a livelli ridicoli.

Ma gli esperti di auto e di marketing, oltre che i normali consumatori, pensano davvero che le auto Fiat si vendono poco perche’ costano troppo care? Per colpa dei privilegi del ricco e satollo operaio Fiat? Appare triste in questo quadro la soddisfazione del grande vecchio di casa Agnelli. Parliamo di quel Gabetti che assolto per ora dal Tribunale di Torino, insieme a Grande Stevens Avvocato Franzo, ma condannati entrambi da Consob, ha sempre rivendicato di aver fatto la cosa giusta nel garantire agli Agnelli il controllo di Fiat. Ad ogni costo.

Questo del resto e’ il male eterno del nostro sistema di capitalismo familiare: si profondono sforzi finanziari e manovre spesso legalmente border line per garantire la continuita’ dinastica. Vediamo il caso Ligresti in questi giorni.

Ed e’triste una classe dirigente che da Berlusconi a Marchionne, da Geronzi a Passera, da Montezemolo a Colaninno, invece di migliorare le cose per gli italiani predica sempre agli Italiani su cosa e’ bene e cosa e’ male.

I dati sulle produzioni europee di auto sono duri e chiari: spocchiosi leader italiani, andate in Francia e Germania, non nel terzo mondo, e prendete appunti, grazie.

E non fracassateci più’ con le storie da finto libro cuore su Marchionne figlio di un carabiniere ed immigrato in Canada. Ma residente in Svizzera.

da Dagospia


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