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Vento di settembre.

Da Suster
E insomma ci sono cascata.
E pensare che ho passato un anno a "non voler cantar vittoria" anche quando le crisi di abbandono al nido sembravano finalmente superate e puntualmente ci ricadevamo.
Poi me ne esco con quel "buon inizio"! Ma quale buon inizio!
Cioè: se ci dobbiamo riferire al nido, non si può dire che sia andato tutto liscio, per il resto, saluto festosa questo settembre che prelude già a un autunno come si deve, ché era proprio ora: via il caldo e l'afa, tra ieri e oggi raffiche di vento furibonde hanno definitivamente spazzato via quel residuo di cappa che faceva impallidire il cielo di un bianco lattiginoso e ora un sole schietto fa capolino di quando in quando tra un inseguirsi di nuvolazze e un azzurro sparato. Ma basta previsioni meteo ('azz! Ci casco sempre!)
Più facile così recuperare, almeno in parte, l'energia per fare (e per pensare? Uh, che spot era mai questo? Pane e Nutella mi sa... si può dire? No, non prendo soldi dalla Ferrero. Ah, allora ok).
Insomma, il primo giorno al nido era andato liscio, il secondo invece abbiamo lottato come belve feroci sul pavimento di casa con lei che schiumava rabbia e lacrime, si strappava i capelli in preda a una delle sue migliori crisi isteriche, mi faceva ostruzionismo in tutto, dall'infilarle le mutandine allo strigliarle i capelli (un'unica matassa infeltrita) e si spalmava moccio sulla faccia dandosi anche vigorosi schiaffi da isterica autolesionista.
Mia figlia sa essere una bambina dolcissima. Chi non la conosce bene però non può immaginare gli estremi di manifestazioni di rabbia fino ai quali è capace di spingersi.
Toh, ha perso la pazienza persino il padre, che si è affacciato serafico dalla porta del bagno mezz'ora dopo volendo fare il padre splendido che interviene laddove la mamma non sa più che pesci pescare.
Alla fine acchiappata di peso e caricata in bici ha dovuto calmarsi per forza di cose.
Cedere mi era venuta pure la tentazione, tanto più che le sue scenate mi hanno fatto arrivare in ritardo di un buon venti minuti. Ma cedere non sarebbe stata una mossa furba, e la scenata isterica sarebbe diventata la prassi. Ormai lo so.
Ma non è stato affatto bello, no.
Lo so io come mi si è stretto il cuore a vederla terrorizzata dalle nostre rispettive sfuriate e sola in un angolo, abbandonata come un pupazzo che ripeteva come un disco rotto: "Lasciami in pace Buia, io tto male!" Perchè continuano a colpirmi le sue dimostrazioni di autoconsapevolezza, la facilità con cui è in grado di esprimere e comunicare i propri stati d'animo, lei così piccola.
Ma via, voltiamo pagina.
All'uscita eccola lì, che gioca con il garage del nido ostentando indifferenza per il mio arrivo e salutandomi con un "Mamma! Ciao! Ti appettavo!", che mi fa sempre ridere. Che mi racconta di aver fatto pipì nel vadino due volte e che si precipita alla porta appendendosi al maniglione antipanico della scuola.
Poi è andata meglio.
Stamani mentre ero intenta a pittarmi gli occhi davanti allo specchio del bagno (non fateci l'abitudine, è che ogni tanto sento l'esigenza di vedermi un po' "sistemata") la sento che dice a Zorro: "Un piccione è entrato nella mia cada!" (Sì, va be', ma senti quante ne inventa. Penso io.)
Lei se ne viene e mi fa: "Mamma, vieni a vedere, che bellittimo il piccione che è entrato nella mia cada!"
Insomma, era proprio entrato un piccione in casa, accidenti! (Che fantasia questi bambini!)
Va be', ma potrei continuare a citare aneddoti sulla pupa, su tutto quel che inventa, racconta, esprime, comunica. E' che ancora non me ne capacito. Questo insieme di euforia per tutto ciò che le accade intorno, questo stupirsi di tutto, e di apparente noncuranza per i fatti strani del quotidiano, chè ti viene a dire che è entrato un piccione in casa come ti direbbe che le susine cadono dall'albero, anzi, pure con meno enfasi. "Mamma, ti dico una cosa impottante: le tudine cadono dall'albero!" Che va avanti da due mesi ormai co' sta storia delle susine che cadono. Dev'essere stata una rivelazione per lei. Magari le ha viste cadere dall'albero e ha intuito qualcosa di fondamentale per la comprensione di questo nostro mondo: che quelle susine che abbiamo in casa e che mangiamo sono quelle stesse che lei ha visto nascere e maturare sull'albero sotto casa. O magari ha intuito la legge della gravità, in anticipo sui tempi, almeno per età anagrafica, rispetto a quel geniaccio di Newton!
Chissà chissà.
Lei parla, indaga il mondo, si pone domande e si dà risposte, espone teorie, inventa relazioni, lavora sulle "s" e sulle "r", mi dice "Mamma, non mi chiamo più Yamin, mi chiamo Pincipessssa Yasss-min!", e anche: "I bambini chescono chescono e diventano GRRRAAANDI!" arrotondando quella "a" e arrotolando quella "r" come le pronuncerebbe un francese che dicesse, per l'appunto, la parola "grande".
E io nel frattempo macino ancora l'ennesimo post sul nido, sulle sfuriate isteriche e sulle parole della pupa, come se non ne avessimo già tutti abbastanza, e invece avrei da parlare di tante altre cose, e continuo a rimandare.
Eh, intanto devo presentarvi, a chi fosse curioso, la futura nuova inquilina della casa, cui avevo accennato avrei riservato una presentazione coi fiocchi.
E poi devo parlare anche di un'altra cosa, ma c'è tempo.
Mi godo settembre, le chiacchere della pupa, il rientro, burrascoso o no, al nido, il vento, il mal di testa (eh, quando c'è tanto vento mi viene) e le mie mattinate libere, che continuano a non bastarmi mai per fare tutte le cose che mi ero riproposta e che continuavo a rimandare a settembre, come gli scolari impreparati, tanto più che il nido è ancora aperto a orario ridotto, ed entro mezzogiorno mi tocca preparare il pranzo e andarla a riprendere affamata.
Ma paziento.
Però ho fatto la marmellata di tudine, approfittando del tempaccio di ieri pomeriggio, che ci ha impedito di uscire, e ho fatto una torta, mentre Mimi impastava farina e acqua, e faceva palline con il didò, e poi le infilava di soppiatto nell'impasto della torta (fortuna che me ne sono accorta in tempo), e faceva pure lei una torta con il didò e poi ci metteva le candeline e soffiava prima per se stessa, poi per mamma, cosa che mi ha fatto pensare che, ahimè, tra un po' ci risiamo pure. Ma va bene, quest'anno, mi sento pronta, a incignare come si dice qui, la trentina.
E poi ho preso una collana e un bracciale con il quadrante di un orologio a forma di cuore, per lei, che ama i gioielli e la ritrovo sempre adorna come un abete quando la vado a riprendere dal nido, e ho pensato che a casa non ha niente con cui farsi bella, e così ho anche riesumato due scatoline di cartone che mi ragalarono quando lei nacque, e che misi via infastidita dicendo, ma che cavolo ci dovrei fare? E invece ecco: i suoi primi portagioie. Lei che è così civettuola, a volte, e femminile, e vezzosa. Non io.
I figli, si sa, non fate l'errore di considerarli dei doppi dei genitori.
Vento di settembre.
Vento di settembre.
Vento di settembre.
Vento di settembre.
Vento di settembre.
Vento di settembre.
Vento di settembre.

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