Decadenza, sost. f.
Delle parole mi appassionano da sempre i loro percorsi semantici, spesso ricchi di curiosità; può capitare ad esempio che una di loro con il passare del tempo cambi senso e significato. Questo è successo proprio a decadenza.
Fino a poche settimana fa questa parola si portava dietro un significato del tutto negativo. Mentre ora non è così. Giova fare alcuni esempi.
Certo ricorderete tutti una delle opere capitali della storia di Roma antica, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire di Edward Gibbon; da subito gli studiosi italiani dell’Ottocento cominciarono a tradurre con decadenza il termine inglese decline.
Altrettanto noto è il fatto che il termine decadentismo, dal francese décadent, aveva inizialmente un significato polemico negativo.
E pensate a un’espressione come nobile decaduto: che tristezza, che senso di pena per questo personaggio, un tempo onorato e rispettato e ora costretto a vivere di stenti. Un nobile decaduto può perfino diventare oggetto di riso, ma amaro, di perfida ironia, come avviene nel film L’oro di Napoli di Vittorio De Sica. Lo stesso regista ritaglia per sé il ruolo del Conte Prospero, interdetto dalla moglie ricca e bruttissima, a causa della passione del gioco, che cerca un’impossibile rivincita in lunghe partite a scopa con Gennarino, il piccolo figlio del portiere, che lo batte regolarmente.
Come ho detto da alcuni giorni la storia di questa parola è radicalmente mutata.
In tanti adesso chiediamo la decadenza, anzi la pretendiamo. Anche ora che sta per arrivare – pare finalmente il 27 novembre, data fatidica, giornata finora dedicata al culto dei santi galiziani Facondo e Primitivo, ma che dal prossimo anno sarà più degnamente festeggiata – siamo ancora più in ansia, temiamo non ci sarà, abbiamo paura che per un qualche cavillo slitti a un giorno indefinito, mentre noi la vogliamo, qui e adesso.
E siamo pronti a fare onore alla decadenza. So che alcuni amici particolarmente amanti della decandenza hanno già preparato i festeggiamenti, anche se per scaramanzia tacciono, hanno nascosto le lingue di Menelik sotto i cuscini del divano, hanno occultato i cotillons in cassetti segreti. Se interrogati dicono che la bottiglia di spumante che è stata messa in frigorifero verrà stappata nelle feste natalizie, anche se noi sappiamo, vediamo la luce nei loro occhi quando dicono che il 27 non possono venire a calcetto.
Devono essere a casa, davanti alla televisione, e aspettare la decadenza.