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Verba volant / Moschea

Creato il 24 marzo 2014 da Margheritapugliese
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Questa parola è arrivata in italiano dal francese mosquée, che deriva a sua volta dallo spagnolo mezquita; gli spagnoli coniarono questa parola dall' arabo màsgid - in cui si trova la radice del verbo sagiad, prosternarsi - arrivato ai crociati nell'adattamento armeno mzkith. Nell'italiano antico troviamo anche la parola meschita - con tutta evidenza arrivata direttamente dallo spagnolo, senza il passaggio attraverso il francese. Dante usa questa parola per indicare le alte torri della città di Dite, nell'VIII canto dell' Inferno:

già le sue meschite / là entro certe ne la valle cerno / vermiglie come se di foco uscite / fossero

Ariosto invece la usa comunemente con il significato di moschea:

Ardea palagi, portici e meschite.

La moschea è l' edificio del culto musulmano che, secondo la tradizione, deriverebbe la sua prima forma architettonica dalla casa di Medina in cui Maometto era solito riunire i suoi proseliti per discutere questioni religiose; in origine la moschea era usata anche a scopi profani, come luogo di riunione di fedeli, sede della maggiore autorità politica e militare, luogo di ricovero e alloggio, mentre ora si tratta prevalentemente di un luogo riservato alla preghiera e all' insegnamento religioso.

Ho deciso di affrontare questa definizione non solo per l' etimologia interessante, che chiama in causa almeno altre quattro lingue - prova ulteriore della mescolanza della nostra lingua e, di conseguenza, della nostra cultura - ma soprattutto perché alcuni giorni fa in questo blog è stato pubblicato un articolo intitolato 10 (buone) ragioni per non costruire la moschea a Milano.

Verba volant / Moschea

Curioso che la critica a questo sistema, adesso in nome di valori etici e religiosi, la faccia chi in Lombardia ha sempre governato male - con camicie bianche, azzurre, verdi (lo hanno fatto anche quelli con le camicie rosse o rosa, purtroppo) - e, come si legge nelle cronache di questi giorni e di queste settimane, ha sempre attinto a piene mani da quelle casse. Quindi Milano l'avete già venduta e adesso non potete fare le anime candide, in nome della difesa della cattolicità.

Come ho detto, non sono queste le parti più interessanti dell'articolo, che invece - al di là di un evidente e manifesto pregiudizio e di un latente razzismo - pone all'inizio una questione vera. L'autore dell'articolo dice infatti

L'Islam non è, formalmente, una religione. L'articolo 8 della Costituzione sancisce, sì, che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, ma precisa che quelle diverse dalla cattolica non possono andare in contrasto con l'ordinamento giuridico italiano. [...] E qui i problemi sono due: il primo è che nessuno è ancora riuscito a dimostrare formalmente che l'Islam sarebbe compatibile con i valori costituzionalmente sanciti; il secondo è che non c'è rappresentanza, nel senso che, non essendoci una gerarchia piramidale, nell'islam vige l'autoreferenzialità.

Come probabilmente avrete capito, io sono uno di quelli che spera che a Milano nasca una moschea e che ha ritenuto uno dei limiti dell'amministrazione di Cofferati non essere andata avanti con più determinazione nella decisione di costruirne una a Bologna.

Il principio basilare è quello che è giustamente scritto nell'articolo e che ribadisco ancora una volta: la religione islamica, nelle sue varie forme, non può entrare in contrasto con i principi della Costituzione. Si tratta, come è evidente, di un percorso di crescita culturale - allo stesso modo in cui lo è stato per la vostra religione - che non sarà semplice, ma su cui è necessario tenere la barra diritta e su cui è necessario investire, perché la presenza di persone di religioni diverse all'interno della nostra società è un dato ormai ineliminabile.

Personalmente penso che questo percorso di crescita sarà più semplice se ci saranno luoghi in cui tale confronto sia possibile, per questo auspico che nascano moschee, non solo a Milano. So che non ci sarà un Vaticano II della religione islamica né ci sarà un papa Francesco con cui dialogare - sarebbe stato più semplice - ma dovremo forse fare percorsi più complicati, individuali. Credo che anche in questo l' educazione e la formazione - come ho scritto nella definizione di integrazione - possano fare tantissimo e, alla lunga, saranno determinante per vincere questa sfida.


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