Verso l’infinito e oltre
35 anni fa, in un lontano 5 Settembre del 1977, alle 12:56 (orario di Greenwich) si esauriva il countdown per il lancio della missione spaziale che avrebbe segnato il più grande successo dell’esplorazione extra-terrestre. Progettata dalla NASA per esplorare i pianeti più lontani del sistema solare, la sonda Voyager 1, dopo averci regalato nel 1990 la famosa Pale blue Dot, una fotografia del nostro pianeta scattata da circa 6 miliardi di chilometri di distanza, e dopo aver superato il record di Pioner 10, nel 1998, diventando l’oggetto costruito dall’uomo più lontano dalla Terra, nel 2012 ha raggiunto il limite estremo del Sistema solare: “Eliopausa”. Da allora l’attesa è stata altissima e piena di dibattito circa le informazioni che venivano da regioni fino ad allora solo ipotizzate e per cui di volta in volta erano inventati i nomi più particolari come “Purgatorio cosmico” o “autostrada magnetica”.
A Marzo, però, non si era ancora certi dell’effettivo risultato, se si fosse davvero arrivati oltre, in quello spazio interstellare che ancora appare nella mente di tutti noi come frutto di qualche bellissimo romanzo di fantascienza, popolato dalle città volanti e dalle navi da battaglia di Guerre Stellari.
Ma dopo che ad Agosto la sonda aveva superato di 145 volte il valore della distanza tra la Terra e il Sole (Unità astronomica), e che i suoi sensori avevano indicato stabilmente un cambiamento sostanziale della composizione dell’ambiente, a nessuno restavano più dubbi. Il 12 Settembre 2013 la NASA ha confermato che Voyager 1 ha raggiunto the interstellar space.
“Scientificamente è una pietra miliare, ma anche storicamente, è uno di quei viaggi di esplorazione come la circumnavigazione del globo per la prima volta o l’impronta di un piede sulla luna. Questa è la prima volta che abbiamo iniziato a esplorare lo spazio tra le stelle”, spiega il Prof. Ed Stone, lo scienziato coordinatore della missione, alla BBC.
E così, verso l’infinito e oltre, nella solitudine di più di 17 ore per la ricezione del proprio segnale radio, Voyager 1 si dirige sempre più lontano in direzione della stella Gliese 445 che alla sua attuale velocità, 3.6 UA all’anno, raggiungerà in circa 1,6 anni luce, cioè 40.000 anni.
Purtroppo per allora la sonda avrà esaurito da molto tempo la sua avventurosissima vita. Già dal 2007 è iniziato un progressivo spegnimento delle apparecchiature e delle attrezzature e tra il 2020 e il 2030 Voyager 1 non sarà più in grado di fornire energia ad alcuno dei suoi sistemi e da quel momento perderemo ogni traccia di quell’incredibile opera della tecnologia degli anni ’70 che, inferiore a quella di qualsiasi telefono cellulare odierno, è riuscita a segnare i nuovi confini della infinita scoperta del nostro orizzonte.
Ma lei conserverà sempre una traccia di noi. Nella eventualità che avesse incontrato altre forme di vita intelligenti durante il suo viaggio, prima della sua partenza venne posizionato nella sonda il Golden Record, un disco audio-video contenente immagini e suoni della terra, musiche di Mozart e Chuck Berry, saluti e messaggi di pace in diverse lingue del mondo.
E non è detto che anche questa eventualità possa diventare un giorno molto lontano realtà regalando un finale bellissimo all’Odissea più entusiasmante della scienza contempornea.
Bibliografia:
http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-24026153
http://en.wikipedia.org/wiki/Voyager_1