Magazine Politica Italia

Via Bossi dal simbolo,Bobo rottama il Senatur

Creato il 30 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Il consiglio federale delle Camice Verdi, che si riunirà a Milano, è chiamato alle pulizie straordinarie. Via dal simbolo il nome del leader storico, ormai compromesso con le ben note vicende in merito all’uso del denaro pubblico

Un tempo, tanti anni fa, assistevamo ad un comizio di Marco Pannella, in una piazza di Catania. Erano i tempi della famosa “Lista Pannella”, la prima che raccoglieva il suo consenso attorno al nome del maggior rappresentante del partito, personificato nel cognome del leader. Qualcuno mi disse che la “personificazione della politica” era sbagliata, che un’idea dev’essere portata avanti da un gruppo e non sulla base del nome di chicchessia, che deve sopravvivere al suo teorizzatore. Quel “qualcuno”, oggi, è un berlusconiano di ferro inebriato di potere e siede in un’assemblea rappresentativa, per cui è pacifico che già allora non credesse veramente a quel che diceva.

Via Bossi dal simbolo,Bobo rottama il Senatur

foto ADN/KRONOS

Aneddotica a parte, è evidente la “voluntas rottamandi” espressa da Maroni nei confronti dell’ingombrante figura di Umberto Bossi, colpevole di aver lasciato correre con troppa facilità sugli abusi perpetrati dai suoi gaglioffi (Renzo,Riccardo, Belsito in testa!) con denaro pubblico, oggetto del finanziamento al partito del sole delle Alpi.

E’ una “culpa in contrahendo“, quella che si rimprovera al megafono leghista: il nepotismo bossiano si è rivelato un boomerang che ha colpito nell’intimo quell’esempio di rettitudine rappresentato dal segretario “lumbard” che, travolto dagli scandali familiari, ha dovuto sacrificarsi per evitare la Caporetto amministrativa in maggio. Nonostante le dimissioni dalla massima carica del partito, non ha salvato la Lega dal cappotto dei sette ballottaggi persi sui sette disponibili e dal crollo delle preferenze. Ma al peggio non c’è mai fine, sarebbe potuta andar peggio. E’ ora di cambiar pagina.

Adesso è arrivato il momento di mettersi da parte, o di farsi mettere da parte se interpretiamo correttamente le parole dell’ex numero uno del Viminale Maroni. In conferenza stampa, l’attuale segretario “in pectore” del partito, ha lasciato intendere che è possibile modificare il simbolo della Lega Nord, eliminando la scritta “Bossi” e ripristinando quella “Padania” che campeggiava sui manifesti, prima che scelte di opportunità e di immagine imponessero una scelta differente.

Bossi come Berlusconi, poi Fini e Casini come loro: quando un movimento finisce di essere partito e si preoccupa unicamente dell’elettorato, compie scelte che lo portano ad identificarsi nella persona del leader. Va da sé che se (per disparate ragioni) questo venisse travolto da scandali, a risentirne sarebbe il successo elettorale della lista, proprio quello che maggiormente preoccupa la Lega, in prospettiva delle Politiche del 2013, in cui la Lega sarà ancora al fianco di Berlusconi.

Perdere rovinosamente seggi e visibilità, o piuttosto cancellare il cognome scomodo dal simbolo? Deciderà il consiglio federale, dice Maroni, ma la linea sembrerebbe tracciata, a meno di inspiegabili colpi di scena. Bossi rimarrebbe comunque un simbolo storicamente importante, un feticcio da esibire in seconda linea per  non perdere il consenso dei nostalgici del celodurismo padano.

La manovra di Maroni, non sappiamo quanto involontariamente, punta il riflettore sul bisogno di rinnovamento che investe tutti i partiti, per evitare la deriva descritta da molti come “populista e demagogica”. Poco importa che la secessione sia in effetti più demagogica del ritorno alla lira o dell’Internet minimo garantito, ma questo è impossibile contestarlo alla Lega a cui va riconosciuto il merito di  riuscire a raccogliere consensi attorno ad un’idea, benché impraticabile e non condivisibile.

Bisognerà poi rimediare agli errori di questi anni (leggasi Borghezio&co.)e a tutti quegli episodi che denotano, in moltissimi casi, un’intolleranza, un’ignoranza  ed un’inadeguatezza  al limite del credibile. Perché il rinnovamento parta dalla testa e coinvolga tutti i cittadini che vogliano far parte di una forza politica che deve tenere il passo coi tempi se non vuol essere fagocitata dalla prossima creatura elettorale berlusconiana.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :